martedì 24 dicembre 2019

SIRIA E LIBIA, IL TRAGICO “MISTERO BUFFO” DELL’OCCIDENTE





L’esercito governativo siriano è in procinto di riconquistare la provincia di Idlib nella parte Nord-occidentale del Paese.

Secondo l’articolo allegato, si tratta dell’ultimo lembo di territorio controllato dai ribelli anti-Assad.

Con l’eccezione dei territori occupati dall'esercito turco e dalle milizie ad esso alleate, il Paese sembra avviarsi verso una progressiva “stabilizzazione” (chiamiamola pure così!) … e nessuno sembra più mettere seriamente in discussione il ruolo e la leadership di Assad, men che meno l’”occidente”.

Non do nessun giudizio riguardo al presidente siriano, attivamente avversato allora da non poche “cancellerie” d’occidente (e adesso come la si pensa in quegli stessi bureaux?), ma noto che la Siria ha passato circa sette anni di guerra per ritornare, sul piano politico, sostanzialmente al punto di partenza; ... nel frattempo però il Paese ne è uscito completamente devastato.

Ho visitato la Siria nel 2010 per turismo e, molti dei luoghi per i quali sono passato sono stati toccati dalla guerra (il Krak dei cavalieri, Homs, Damasco, Bosra, Palmira ...). Certamente, allora,  non sembrava un Paese ricco, ma, ad un giudizio forse superficiale, appariva non privo di bellezza e potenzialità; ci vorrà un bel po' perché esso ritorni a quei livelli.

A risultati non dissimili si è giunti in Libia, dove però, non c’è neanche un “uomo forte” intorno al quale provare a ricostruire il Paese.

Viene spontaneo pensare che, visti i risultati per la popolazione civile, forse, quando sboccerà la prossima “primavera” dovremmo seriamente pensare di farci i fatti nostri!

Ci sarà poi mai una punizione per gli irresponsabili?

domenica 15 dicembre 2019

Recensione: Rischiare Grosso. L'importanza di metterci la faccia nella vita di tutti i giorni


“Rischiare Grosso. L'importanza di metterci la faccia nella vita di tutti i giorni”, titolo originale “Skin in the game. Hidden Asymmetries in Daily Life”, di Nassim Nicholas Taleb, traduzione di Marco Cupellaro, edizione Il Saggiatore, ISBN: 978-884282488-6.

Il titolo in italiano del Saggio non rende del tutto giustizia al contenuto dello stesso, mentre risulta più efficace il titolo originale “Skin in the game” che, comunque, a parer mio, non riesce anch'esso a coprire l’idea di tutti i temi trattati. Essi corrispondono nel nostro parlato ad una serie di concetti in effetti concatenati quali: il “metterci la faccia”, “mettercela tutta”, “metterci l’anima”, “rischiare tutto”, “pagare di persona”, ecc. Tutti insieme, per l’Autore, costituiscono ciò che è necessario perché un individuo possa vivere una vita piena e responsabile, e, allo stesso tempo, garantiscono un funzionamento efficiente ed “etico” della nostra società civile, degli organi istituzionali e di quelli privatistici.

Il concetto centrale resta però la “responsabilità” e, pertanto, faro dell’agire del singolo dovrebbe essere la cosiddetta “regola d’argento”, formulata da Isocrate e che prescrive di “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Secondo l’Autore (condivido) essa supera in prudenza e robustezza anche la più famosa “regola d’oro” citata nel Vangelo di Matteo: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Ma l’applicazione della responsabilità si estende non solo agli individui ma anche alle istituzioni e, per Taleb, essa guida verso forme precise di organizzazione del lavoro (lavoro artigiano/piccola impresa vs grande corporation), ruoli (artigiani/imprenditori vs dirigenti), forme di governo (municipalità e governo decentrato vs Stato accentrato), ecc.

Come nello stile dell’Autore, tutti questi concetti vengono abbondantemente argomentati attraverso casi storici, aneddoti ed esperienze personali; il tutto “condito” da uno stile diretto, divertente, spesso caustico ed irriverente.

Insomma, il solito Taleb … un vero spasso!

mercoledì 11 dicembre 2019

Recensione: La bomba – Cinquant’anni di Piazza Fontana


“La bomba – Cinquant'anni di Piazza Fontana” di Enrico Deaglio, edizione Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-07049-5.

Il 12 Dicembre 1969 scoppiava un ordigno nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, in pieno centro di Milano.
L’attentato fece 17 morti e decine di feriti (circa novanta) e fu, inizialmente attribuito agli anarchici.

Successivamente, molto, moltissimo tempo dopo, posto che l’ultimo processo della Cassazione risale al 2005, venne chiarito che l’attentato fu opera di Franco Freda e Giovanni Ventura, appartenenti ad una cellula del gruppo neofascista di Ordine Nuovo … che non furono condannati in quanto già assolti precedentemente dalle medesime accuse da una sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 1987!

All'epoca però, alcuni anarchici furono (anche troppo) prontamente arrestati; fra questi, il “Mostro” Pietro Valpreda, “inchiodato” da una testimonianza inattendibile e smaccatamente pilotata dagli inquirenti. Rimase in prigione per 3 anni in attesa di processo e venne definitivamente prosciolto solo nel 1987.

Ma la diciottesima vittima conclamata della strage, forse la più famosa, fu Giuseppe Pinelli, un ferroviere anarchico, in quel momento solo convocato in questura, che “cadde” giù da una finestra di un piano alto dell’edificio. Come avvenne questo “incidente” non fu mai chiarito con precisione, ma ad oggi risulta chiaro, quantomeno a chi si è interessato al caso, che egli, più precisamente, “fu spinto” giù nel corso di un interrogatorio.

Della bomba, opera di un gruppo di estrema destra strettamente connesso e coperto da una sezione speciale delle nostre forze di polizia (il famigerato “Ufficio Affari Riservati”)  e della grandissima influenza che essa ebbe nel contesto della cosiddetta “strategia della tensione”, oggi si sa tutto (se non si vuole fare finta di niente) e l’Autore ce ne fa un resoconto perfetto riportandoci al clima di quegli anni e dei decenni successivi nel corso dei quali l’Italia e la nostra gracile democrazia pagarono il conto con la storia.
Adesso è chiaro infatti che la nostra società civile rimase lungamente soffocata e compressa da apparati amministrativi, di pubblica sicurezza e da una magistratura largamente ereditati e non epurati dal precedente regime fascista, diretti da una classe politica dirigente ignorante, conservatrice, corrotta e retrograda, talmente ossessionata dalla paura del cambiamento da cercare di soffocarlo ad ogni costo, anche servendosi di metodi eversivi e mafiosi.

Spesso si ha persino l’impressione che questa storia non sia mai veramente finita.

Questa quindi è un’opera assolutamente da leggere, che più che un saggio dovrebbe diventare un testo scolastico per spiegare ai giovani studenti la realtà di quegli anni e, soprattutto per comprendere il perché e come siamo qui.

venerdì 22 novembre 2019

Recensione: "Il Piano Solo – I servizi segreti, il centro-sinistra e il “golpe” del 1964


“Il Piano Solo – I servizi segreti, il centro-sinistra e il “golpe” del 1964”, di Mimmo Franzinelli, edizione Mondadori, ISBN: 978-88-04-52662-9.

Storia e Mito dell’Italia degli anni Sessanta del Novecento, il “Piano Solo” riassume l’insieme di procedure d’emergenza da attuare da parte dell’Arma dei Carabinieri in caso di (o rischio di) presa di potere da parte della “sinistra”.

Il nome “Solo” derivava dal fatto che l’operazione sarebbe stata posta in atto “solo” dall'Arma dei Carabinieri senza ricorrere al contributo di altri Corpi di PS o reparti dell’esercito.

Il Piano venne approntato nel corso del 1964 dall'allora generale dell’Arma Giovanni De Lorenzo in corrispondenza del primo Governo di Centro-Sinistra guidato da Aldo Moro. Prevedeva l’occupazione di punti nevralgici, le procedure da attuare sul territorio al fine del mantenimento dell’ordine pubblico e, soprattutto, l’arresto e la traduzione in un luogo di isolamento pre-designato presso una base militare in Sardegna di una serie di attivisti e politici di sinistra, sia appartenenti o simpatizzanti del Partito Comunista, sia del Partito Socialista (circa 700 nominativi).

Proprio l’esistenza della lista di proscrizione fu successivamente uno dei punti centrali intorno ai quali si sollevò molto clamore non appena fu scoperta l’esistenza del piano Solo (nel 1967) attraverso un’indagine del periodico l’Espresso. Alla lista, infatti appartenevano non solo noti esponenti del movimento sindacale, giornalisti e intellettuali, ma anche non pochi parlamentari, alcuni dei quali, quelli socialisti, facenti pure parte delle alleanze di Governo.

Il Piano non solo non venne attuato ma, più precisamente, sembrerebbe di capire (anche dalla lettura del Saggio), che esso non rischiò neanche di essere realmente applicato. In questo senso, fu solo uno dei tanti “piani” messi in atto all'epoca in chiave anticomunista e, pertanto, costituisce anche una sorta di mito, forse eccessivamente enfatizzato, del nostro Novecento. Dall'altra parte, viene riconosciuto che la minaccia di un intervento di forza ebbe il suo peso sulle modalità attraverso le quali venne a formarsi il secondo governo di Centro-Sinistra Moro; la paura di una svolta autoritaria costrinse l’allora partito Socialista ad un ruolo più subalterno e alla rinuncia di molta parte del suo programma riformista finendo per screditarlo di fronte al proprio elettorato di sinistra e finendo, in sintesi, per favorire l’avanzata del partito Comunista.

Il saggio ricostruisce con precisione (allegando in appendice anche una serie di interessanti documenti) tutto il quadro e il contesto storico nel quale il Piano venne elaborato mettendo in luce, soprattutto, la psicologia, la cultura e l’ideologia dei principali personaggi coinvolti. È molto interessante per il lettore verificare quanto furono rilevanti le posizioni estremamente conservatrici (e persino più “destrorse” di quanto perorato dall'amministrazione USA e dal … Vaticano!)  dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni e, più in generale, di buona parte della Democrazia Cristiana, ma anche, da parte di molti esponenti del mondo produttivo e delle Forze Armate, a cominciare dalla Confindustria per arrivare alla Banca D’Italia guidata allora dal Governatore Guido Carli.

Con quella classe politica, guardando ex post, non c’è quindi poi tanto da stupirsi di tutto ciò che finì per succedere da lì a poco: la stagione delle bombe, le trame nere, i servizi segreti deviati con i loro infiniti depistaggi, il terrorismo di destra e sinistra e, in sintesi, la fine della stagione di sviluppo economico nonché il rallentamento di quello sociale e civile per arrivare, una volta “perso il treno”, giù, giù, fino alla stasi dei nostri giorni.





venerdì 18 ottobre 2019

Recensione: Gli inganni di Pandora – L’origine delle discriminazioni di genere nella Grecia antica


“Gli inganni di Pandora – L’origine delle discriminazioni di genere nella Grecia antica”, di Eva Cantarella, edizione Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-49270-9.

Veloce (si legge nell'arco di un viaggetto in treno!) e agevole saggio che ci porta alla ricerca delle origini della discriminazione di genere nella cultura occidentale.

In poche pagine l’Autore elabora un quadro convincente che spiega il “come” e “dove” abbia avuto origine tale differenza di “valore” e “ruolo” nei sessi puntando il dito verso la struttura sociale della Grecia antica, terreno culturale nel quale si è sviluppata e diramata tale differenza (per poi trasmettersi, a mio giudizio, alla cultura cristiana).

A mio avviso, l’unico difetto dell’opera è quello di non addentrarsi anche sulle ragioni del “perché” abbia avuto origine lì tutto ciò, ma questo interrogativo sospeso non toglie nulla alla godibilità del saggio.

martedì 24 settembre 2019

TAV: ... e infine la Talpa uscì!

https://www.corriere.it/politica/19_settembre_23/tav-ecco-tunnel-che-non-c-era-primi-nove-chilometri-af19a13e-de38-11e9-b3ae-814cb7847a2b.shtml

La talpa della TAV​ infine spuntò! Mostrando a tutti, se per caso ancora era il caso di ribadirlo, che la TAV non solo si farà, ma che la si sta già facendo e anzi, in molti suoi punti è, se non finita, assai a buon punto.

Ecco quindi che il simpatico "animaletto" irrompe (si fa per dire) nella nostra fantapolitica come "deus ex machina"; un po' come succedeva nella peggiore commedia antica, dove le trame troppo arzigogolate venivano risolte in questo modo, attraverso questo escamotage incoerente.

Cosa ci racconta questa storia? ... quello che già sappiamo, ovvero che la nostra classe politica, al di là del colore e dell'ideologia non sa né decidere, né dirigere. Ed è capace di rimanere in questo stato di impotenza per decenni mentre ... le cose accadono da sole!
Questa è la cosa grave: "Che le cose accadano da sole!" e quindi, continuando a non decidere, a cambiare idea ad ogni cambiar di vento, o peggio, a non avere proprio idee, a mentire agli elettori, si finisce per subire quegli eventi che, si avrebbe avuto il dovere di dirigere.

In questo caso si è trattato di una grande opera che, ad onta delle anche comprensibili opposizioni, vedrete che alla fine servirà! ... il problema è che, infine, non si potrà dire che è stata la società democratica italiana a volerne la costruzione! Al contrario, sono "altri" che hanno deciso, a torto o a ragione che a noi (e a loro) la TAV serviva.


Personalmente, penso che, in questo caso, in fondo "siamo caduti in piedi"; risulta però umiliante e frustrante constatare per l'ennesima volta che, come nazione, finiamo per essere nel bene o nel male "sotto tutela" (della UE, dei vicini, degli USA, dei "poteri forti" ...) mentre i nostri politici recitano la loro patetica e inutile commedia.

venerdì 6 settembre 2019

Recensione: Doge di Venezia - Enrico Dandolo e la nascita di un impero sul mare


“Doge di Venezia – Enrico Dandolo e la nascita di un impero sul mare”; titolo originale: “Enrico Dandolo & the Rise of Venise”; di Thomas F. Madden, traduzione di Sara Chiessi; edizione Bruno Mondadori, ISBN: 9788861 592919.

Un saggio che ricostruisce la figura di Enrico Dandolo, grande doge di Venezia, noto soprattutto per il suo contributo all'organizzazione e alla direzione della Quarta Crociata conclusasi nel 1204 con la presa e il sacco di Costantinopoli.

L’Autore riesce ad inquadrare molto bene le caratteristiche di questo personaggio, delle sue origini famigliari, dello sviluppo e trasformazione di Venezia, attraverso la sua trasformazione urbana, l’evoluzione e delle sue istituzioni e la regolamentazione dei rapporti fra Stato e Chiesa.

Dandolo, ben lungi dall'essere “l’anima nera” distruttrice di imperi dipinto da parte della storiografia, fu invece uomo che i contemporanei considerarono giusto, saggio, prudente, onesto e lungimirante ed è passato alla storia come uno dei più grandi, se non il “più grande”, doge di Venezia.

Tutto ciò sembra quasi incredibile pensando che egli assunse la più alta carica della Repubblica nel 1192 quando ormai era già molto avanti negli anni (più di ottant'anni) e afflitto da cecità; il che non gli impedirà non solo di dirigere con polso fermo una crociata che sembrava fin dall'origine votata al fallimento, ma neppure di svolgere un ruolo attivo e determinante sul campo di battaglia e nel successivo tentativo di riassesto dei territori ex-bizantini.

Al di là delle inevitabili critiche ed elogi che inevitabilmente si svilupparono intorno ad un personaggio di tanta levatura, certo è che, dopo il suo dogato, Venezia uscì totalmente trasformata, scalando i ranghi delle “Grandi Potenze” dell’epoca.

mercoledì 4 settembre 2019

Porti chiusi e coste aperte!



Il Corriere riporta una notizia abbastanza nota ma mai troppo enfatizzata; di fatto l’immigrazione illegale avviene perlopiù (80%) attraverso piccoli sbarchi clandestini. l'incidenza di questa modalità di infiltrazione è dunque significativamente maggiore rispetto a quanto, invece, gli ingressi dipendano dai casi enfatizzati dalla cronaca e relativi alle varie navi lasciate fuori dai porti.
Detto in altre parole, la politica dei “Porti chiusi” appare molto scenografica e mediatica ma ben poco efficace.
Con questo, non suggerisco necessariamente di “riaprire” i porti, ma faccio notare che il problema reale sta altrove.
Evidentemente non si hanno i mezzi e/o la volontà per controllare in modo efficace la permeabilità delle nostre coste e, pertanto, se l’obiettivo rimane quella di reprimere effettivamente il fenomeno, la nostra attenzione e risorse dovrebbe essere rivolta a come risolvere tale problema.

mercoledì 21 agosto 2019

Il Governo è caduto! The day after

Dopo le dimissioni del premier Conte non è molto facile capire cosa succederà. Ieri ho seguito il dibattito parlamentare e, a mio avviso, in Senato l'ex premier ha fatto una figura dignitosa (non l'avrei mai detto neanche pochi mesi fa!), il che però non gli ha risparmiato critiche da parte di tutto l'emiciclo (5S a parte, ovviamente); Salvini ne è uscito malissimo e, letteralmente, non è sembrato in grado di saper imbastire una difesa che potesse scagionarlo dalle accuse di tradimento e opportunismo che li sono state rivolte; semplicemente, balbettava malamente qualche slogan inframezzato alle invocazioni alla Madonna (grande protagonista del dibattito insieme al di lei Figliolo, ai Santi e alle dotte citazioni delle Sacre Scritture); Di Maio, ovviamente non ha parlato, almeno così, per una volta tanto, si è evitato l'ennesima brutta figura! ... Per il resto sembrava una gara di tiro a segno dove mancava solo il lancio degli ortaggi! "Fuori i pagliacci" però è stato detto chiaramente (da un mio omonimo ... se non ricordo male! :-)).
Stante quello che è emerso dalla discussione parlamentare, difficilmente Lega e M5S potranno dare origine ad un nuovo esecutivo comune; il centro destra (Forza Italia e Fratelli d'Italia) ha espresso chiaramente la propria preferenza per il ricorso alle urne,  mentre il PD, molto critico in aula, non ha al momento manifestato una chiara volontà di allearsi ai 5S. Questa però sembra ad oggi l'unica soluzione percorribile per evitare  le elezioni in autunno.
Chiaramente, a meno di cambiamenti sensibili dei sondaggi, le elezioni premierebbero la destra, pertanto il PD si trova nella scomoda posizione di chi si sente quasi costretto a venire in aiuto dei grillini! Non vorrei essere al loro posto.
Intanto, almeno oggi, la borsa festeggia, presumibilmente brindando alla fine di un governo inconcludente e pensando forse che non si possa fare peggio di così!
Speriamo ... :-)

venerdì 9 agosto 2019

Nuove elezioni: opportunità o salto nel buio?


Siamo alla crisi di Governo e, a breve, probabilmente avremo elezioni anticipate.

Tutto ciò ha degli aspetti positivi:
1     In primo luogo, cesserà un esecutivo totalmente inconsistente e che ha purtroppo confermato ciò che tende ad accadere in Italia (e non solo da noi) da decenni, ovvero che il governo che segue spesso risulta persino peggiore di quello che lo ha preceduto (dunque è vero che "non c'è limite al peggio").
2    Presumibilmente poi finirà anche in pezzi l’assurda alleanza fra M5S e Lega. Il Movimento sarà probabilmente punito dalle urne e, sperabilmente, tornerà ad essere minoranza e opposizione, unico ruolo dove forse può ancora avere una sua utilità.
n
      Comunque, nel bene o nel male (e nonostante quanto riportato al punto 1)) è comunque meglio provare a cambiare un governo incapace rispetto al doverselo tenere per paura che quello che segue sia peggiore!

Detto ciò, tutto il resto lo vedo come un gigantesco salto nel buio.

I vincitori in pectore della nuova tornata elettorale sarebbero presumibilmente Matteo Salvini e la Lega che potrebbero anche fare da catalizzatori per un rinnovamento e una maggior aggregazione del centro destra, a sua volta assolutamente bisognoso di affrancarsi definitivamente dall'unico padre putativo che abbia saputo dargli un po’ di consistenza, Silvio Berlusconi. Il fatto che il centro destra possa riacquistare una maggior compattezza non costituirebbe di per sé un problema, ed anzi tutto ciò potrebbe garantire un nuovo esecutivo più orientato e solido; quello che però personalmente pavento è il clima culturale, sociale e politico che tutto ciò potrebbe portare, il leader leghista sembra infatti incarnare,  catalizzare e suscitare una maggior dose di estremismo e autoritarismo fascistoide rispetto a quanto caratterizzava o emanava Silvio Berlusconi che, a mio avviso, privilegiava invece  un’immagine più paternalistica e, almeno in apparenza,  liberale.
Inoltre, anche sul piano delle competenze non mi sembra che la nuova “leva”, soprattutto quella a trazione leghista, abbia poi chissà quali figure di spicco da introdurre nei posti chiave per proporre soluzioni reali ai problemi della Nazione (e che, in fondo, non sono principalmente legati all'immigrazione e all'ordine pubblico!).

E gli altri?

Penso che in caso di nuove elezioni il M5S tornerebbe all'opposizione e rimarrebbe isolato. Stimo infatti che nessuno che abbia un po’ di sale in zucca in testa li vorrebbe come alleati!
in realtà penso che se lo meritino perché non solo hanno dimostrato come il Movimento sia troppo contraddittorio e frammentato al suo interno oltreché, sostanzialmente molto poco democratico; ma soprattutto, parlando dell’esecutivo, essi sono apparsi inconcludenti, indecisi, impreparati e soprattutto succubi di Salvini che li ha costantemente strumentalizzati per esaltare la propria immagine a danno della loro.
"Last but least" ... è pure palpabile il sospetto che sul tema dell’affezione alle “poltrone” non siano poi più virtuosi degli altri.
In ogni caso, adesso si va alle urne con l’immagine che “lui” (Salvini) “propone e fa” e “loro” (i 5S) “remano contro”. 
… D’altra parte, quando si ha un Di Maio come leader carismatico …!

E la "sinistra"?
Ma scusate, di chi stiamo parlando? Ah! del PD e degli “Altri” … Gli “Altri” sono semplicemente invisibili, qualcuno ha idea di chi siano?
Il PD, invece, cerca faticosamente di ritrovare un suo ruolo ma, detto sinceramente, visto dall'esterno a me sembra perennemente intento a guardarsi l’ombelico (sono ancora riuniti in qualche congresso?) e, non mi pare che abbia veramente un “programma” che possa sembrare convincente e che non suoni come un sermone di filosofia morale o una lezione di educazione civica da propinare ai cittadini.

Conclusione?
Con le prossime elezioni ci facciamo un bel governo nero-grigio-verde e stiamo a vedere se il nuovo leader supremo salva il mondo (ne dubito).

Più a lungo termine, visto che il mondo non verrà presumibilmente salvato da Salvini, a me sembra che manchi un’alternativa per raccattare i cocci rotti che lasceranno questo (i precedenti) e il prossimo esecutivo.
Per me questa nuova figura non può essere veramente il PD che ha fatto il suo tempo (e al quale ci si rivolge come elettori solo per disperazione). Secondo il mio parere manca un nuovo partito e, su questo punto varrebbe forse la pena di copiare l’esperimento di “En Marche” (nonostante il fatto che, ad oggi, anche Macron abbia le sue gatte da pelare) cercando di mettere insieme le varie componenti centriste dell’attuale compagine di destra e di sinistra.

Valutando altri scenari più estremi invece, si potrebbe pensare che valga la pena di cominciare a dare una ripassata al “passo dell’oca” :-).

lunedì 5 agosto 2019

Stragismo in salsa USA: è il nostro futuro ipotetico?

E' abbastanza facile verificare come lo stragismo di natura USA (salvo casi eccezionali come per il caso delle "Torri Gemelle"),  sia sostanzialmente opera soprattutto di varie categorie di "sbandati" e frustrati di razza bianca e che sia solo minimamente causato dalle minoranze immigrate o da soggetti esterni.
Al di là delle cause politiche, sociali ed economiche che stanno alla base di tali comportamenti, tutti puntano il dito sul fatto che in USA ci sia troppa facilità nel detenere e portare in giro armi da fuoco di ogni genere, comprese le più letali (come ad esempio, i fucili d'assalto).
In Europa la situazione appare più tranquilla probabilmente proprio perché il possesso e l'uso delle armi viene ristretto e più attentamente vigilato.
Non mancano però pressioni per cambiare tale stato delle cose anche a casa nostra; si invoca sempre più spesso il "diritto" a difendersi armi alla mano e già qualche balordo nostrano ha cominciato ad andarsene in giro a sparare a casaccio (vedesi ad esempio i fatti di Matera).

Ovvio quindi che, meno armi circolano e meno possibilità vi sono che vadano in mano ad invasati, dementi e fanatici e, soprattutto, bisognerebbe ricordarsi che è proprio chi desidera fortemente avere a disposizione un'arma è esattamente il soggetto ideale a cui negarla.

Cerchiamo quindi di non copiare le cattive abitudini che vengono da oltre Oceano!

giovedì 1 agosto 2019

Recensione: Il mare nero dell'indifferenza


“Il mare nero dell’indifferenza” di Liliana Segre, a cura di Giuseppe Civati, edizione People; ISBN: 978-88-32089-01-1.

Liliana Segre, senatrice della Repubblica è una dei testimoni ancora in vita dell’Olocausto.
Nell'opera citata racconta la propria esperienza. A otto anni essa fu emarginata, a seguito dell’introduzione delle “Leggi Raziali” nel 1938 che le impedirono di continuare a frequentare le scuole pubbliche; poi, insieme al padre Alberto, fu richiedente asilo in Svizzera nel 1943 da dove, a seguito del rifiuto all'accoglienza verrà rispedita in Italia, arrestata e tradotta nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau (dove il padre morì), dal quale verrà liberata nel Maggio del 1945 grazie all'arrivo delle forze Sovietiche.

Una storia simile ad altre sentita tante volte (anche se furono relativamente pochi coloro che scamparono all'internamento nei campi di sterminio) ma che presumibilmente il pubblico stenta ancora a “capire”.

Quello che preme all'Autore infatti non è tanto il raccontare la propria vicenda (tristemente simile a quella di tanti altri), quanto il cercare di spiegare le cause che hanno portato delle società “civili” a degenerare così tanto dal volersi accanire in modo assolutamente disumano contro significative minoranze di propri concittadini. Tale urgenza viene tanto più sentita non solo perché, letteralmente, i testimoni di quei fatti si stanno estinguendo, ma soprattutto perché tali lezioni non comprese ci espongono al rischio di ripetere nuovamente i medesimi errori di allora.
Per Liliana Segre la principale responsabile della deriva morale di una società è “l’indifferenza”, cioè l’incapacità di indignarsi, di immedesimarsi, di prevedere e di agire di fronte ad una serie di scivolamenti morali, ognuno dei quali spesso relativamente di poco conto. L’Autore quindi invita tutti a vigilare con impegno sui nostri stessi comportamenti e su quegli altrui per fermare sul nascere ogni possibile intento discriminatorio e prima che ci si possa assuefare a dosi sempre più elevate di violenza fisica o morale.
L’antidoto per evitare tali tipi di tragedie e quindi in ciascuno di noi, libero di coltivare la propria cultura personale e il gusto per la verità nonché gli ideali libertari e democratici, così intrisi del concetto di convivenza e tolleranza.

Ottima lezione che è sempre bene ripassare.

lunedì 29 luglio 2019

Recensione: L'armata perduta


“L’armata perduta”, di Valerio Manfredi, edizione Mondadori; ISBN: 978-88-04-66717-9.

Si tratta della versione romanzata dell’”Anabasi” del greco Senofonte, opera risalente al IV secolo a.C., che riporta le peripezie di un corpo di spedizione di truppe mercenarie greche (i “Diecimila”) al soldo di Ciro il Giovane, principe persiano intenzionato a spodestare il fratello Artaserse II (o Arsace II).
A partire dalla costa turca del mediterraneo, dalla città di Sardi in Lidia, punto terminale della “Strada Reale” che la congiungeva a Persepoli (situata nell'attuale Iran!), l’esercito di Ciro si spinse fino alle porte di Babilonia (attuale Iraq) dove si scontrò contro l’esercito di Artaserse presso il villaggio di Cunassa. L’esito della battaglia fu determinato dalla morte di Ciro.
Per loro conto, le truppe greche travolsero l’ala sinistra persiana e la misero in rotta ma, rimaste senza “committente” dovettero, fra mille peripezie e per più di un anno di durata, ritirarsi combattendo.
Il corpo di spedizione risalì l’intero corso del fiume Tigri, attraversò il Kurdistan e i monti dell’Armenia fino al Mar Nero, giungendo infine alla città costiera di Trebisonda, compiendo in questo modo un’impresa veramente eccezionale e che, giustamente, rimase nella leggenda.


Da tutta questa “enormità”, l’Autore ne ricava un discreto romanzo. 

lunedì 8 luglio 2019

Recensione: Dai fascismi ai populismi – Storia, politica e demagogia nel mondo attuale

“Dai fascismi ai populismi – Storia, politica e demagogia nel mondo attuale”, titolo originale: “From Fascism to Populism in History”, di Federico Finchelstein, traduzione di David Scaffei, edizione Donzelli; ISBN: 978-88-6843-884-5.

Bel saggio che ha il solo difetto di sembrare un po’ ripetitivo riguardo a certi concetti e che dà l’impressione a volte di essere stato scritto collezionando interventi fatti in tempi diversi.

L’opera principalmente mette in luce le differenze fra i movimenti populisti e il fascismo dimostrando come i primi siano comunque da ricomprendere entro le manifestazioni legittime della democrazia. Secondo l’Autore i movimenti populisti si distinguono dal fascismo proprio perché rifiutano esplicitamente la violenza di base e l’intrinseco settarismo che caratterizza quest’ultimo. Se poi può essere vero che tali movimenti tendono a presentarsi durante i momenti di crisi della democrazia liberale, va anche ricordato che nella storia i movimenti populisti abbiano spesso costituito la via d’uscita da governi retti da regimi autoritari più di quanto essi abbiano costituito il primo segnale di scadimento dei governi democratici verso forme dittatoriali di destra o di sinistra.

Certo, il populismo fa storcere il naso a coloro che credono fermamente alle forme della democrazia liberale, la quale però, come forse accade oggi, non sa sempre trovare le soluzioni ai problemi che pone buona parte dell’elettorato; non è quindi impossibile che le varie forme di populismo siano non solo ovvi sintomi di malessere generale nei confronti del sistema di poteri tradizionale, ma costituiscano persino una sorta di anticorpi perché tali equilibri cambino ed evolvano in un contesto di permanenza democratica.

venerdì 7 giugno 2019

Recensione: Il grande incendio. Come la Rivoluzione americana conquistò il mondo 1775-184

“Il grande incendio. Come la Rivoluzione americana conquistò il mondo 1775-1848”, titolo originale: “The Expanding Blaze. How the American Revolution Ignited the World, 1775-1848”, di Jonathan Israel, traduzione di Dario Ferrari e Sarah Malfatti, edizione Einaudi; ISBN: 978-88-06-23676-2.

Bellissimo saggio che mette in luce la grandissima influenza che ebbe la Rivoluzione americana su tutti i moti democratici avvicendatisi fra la fine del diciottesimo e la metà del diciannovesimo secolo e su tutte le carte costituzionali promosse nel medesimo lasso temporale.

In particolare, viene messo in rilievo l’apporto fondamentale che si deve all’influenza della corrente dell’illuminismo radicale (ad esempio: Condorcet, Paine, Jefferson, Franklin, …) che promuoveva un pensiero politico basato sulla visione rivoluzionaria incentrata sul concetto dei “diritti dell’uomo” e, conseguentemente, perorava forme di egualitarismo per la rappresentanza politica, costituzioni laiche e auspicava un forte impegno statale finalizzato all'elevazione culturale delle “masse”.

Ad esso, si contrapponeva non solo tutto il pensiero conservatore legato al modello tradizionale incarnato nell’”ancien régime”, ma anche la corrente illuminista più conservatrice (ad esempio: Burke, Adams, …) che infine, sostanzialmente prevalse a lungo, e che rigettava le istanze egualitarie orientandosi su modelli costituzionali e rappresentativi che si ispiravano alla Costituzione inglese del 1668, incentrata su di un sistema bi-camerale che, non solo limitavano drasticamente la rappresentanza popolare, ma che in più, riservava l’accesso ad uno dei rami del parlamento ai soli ceti privilegiati.

Interessante anche notare la progressiva involuzione del pensiero politico americano che vide infine il prevalere dell’ala conservatrice supportata dal bigottismo religioso legato al fenomeno del “secondo grande risveglio”; essa fu causato da una parte dalla pressione delle élite, desiderose di limitare la rappresentanza popolare al fine di salvaguardare proprietà e privilegi, e dall'altra, dalla crisi dell’illuminismo radicale (a sua volta vulnerato dagli eccessi del “terrore” della rivoluzione francese) apparentemente incapace, all'atto pratico, di stabilizzare i moti rivoluzionari mitigando le istanze delle sue frange più estremiste. Nell'esperienza americana, come fattore corrosivo delle idee progressiste non va sminuito il danno collaterale derivante dall'accettazione dell’inestricabile incoerenza di principio legata all'insostenibile compromesso sulla questione della schiavitù, che, ricordiamo, infine, nel corso della seconda metà dell’Ottocento rischierà di mandare in pezzi il Paese precipitandolo nel vortice della guerra di secessione degli Stati schiavisti.


venerdì 24 maggio 2019

parte2: Indizi inquietanti: fatti quotidiani e repressione del dissenso

A pochi giorni di distanza, dopo la sospetta solerzia del Miur relativamente al caso di sospensione della professoressa Rosa Maria Dell'Aria, ecco che si registra un altro caso preoccupante nei confronti di un giornalista di Repubblica che partecipava una manifestazione contro Casa Pound a Genova:

https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/05/23/news/casapound-227001578/?ref=RHPPLF-BH-I227041075-C8-P2-S1.8-T1


... evidentemente tutto va preso con una certa prudenza perché i fatti sono da chiarire, e con essi anche le eventuali responsabilità da una parte o dall'altra.

E' noto Infatti che, in una manifestazione dove partecipano gli "antagonisti" (mediamente soggetti abbastanza "cazzoni" secondo il metro dell'uomo comune) è sempre difficile capire quanto gli interventi di "alleggerimento" da parte della polizia siano effettivamente giustificati o meno ... fatto sta che, se si legge l'articolo, si ha la sgradevole sensazione che l'"errore" da parte delle forze dell'ordine sia stato "solo" quello di pestare una persona con "agganci" (il che porterà ad un inchiesta) anziché un perfetto sconosciuto (che non avrebbe fatto clamore), ma non il fatto in sé!.

Meditate gente perché domenica si vota!

martedì 21 maggio 2019

Recensione: istruzioni per diventare fascisti

“Istruzioni per diventare fascisti”, di Michela Murgia, edizione Einaudi; ISBN: 9788806240608.

Saggio interessante che raccoglie affermazioni, attitudini, atteggiamenti e reazioni di “pancia” che, riguardando un po’ tutti (nessuno, o quasi, escluso) e che costituiscono già di per sé una spiegazione del “perché” la nostra società stia svoltando a “destra” o, peggio, che corra il serio rischio di scivolare progressivamente verso forme di autoritarismo.

Il fenomeno è evidentemente complesso; difficile negare però che esso dipenda anche fortemente da componenti soggettive e, in particolare alla propensione di molti a “lasciarsi andare” disinteressandosi della politica, smettendo di esercitare la propria coscienza critica e affidandosi alle scelte e alle reazioni istintive (che sono quasi sempre sbagliate).

A me sembra che la morale della storia sia la seguente:

La salute della democrazia richiede cure costanti e, in particolare, un comportamento (mentale) attivo e un costante “allenamento” del nostro senso critico; invece, anche solo la semplice apatia conduce naturalmente all'autoritarismo.

Temo che tutto ciò sia vero!

venerdì 17 maggio 2019

Indizi inquietanti: fatti quotidiani e repressione del dissenso

​Gli articoli qui sotto sono relativi al medesimo fatto di cronaca che riguarda la sospensione per 15 giorni di una professoressa siciliana rea di aver "omesso il controllo" su un gruppo di ragazzi che, nel corso di un lavoro di ricerca relativo al "giorno della memoria, hanno finito per accostare la politica di Salvini nei confronti dei migranti alle reggi raziali di mussoliniana memoria:

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/05/16/news/palermo_a_scuola_un_video_accosta_salvini_al_duce_sospesa_una_docente-226386257/?ref=RHPPLF-BH-I226461865-C4-P4-S2.4-T1

https://video.repubblica.it/edizione/palermo/palermo-la-docente-sospesa-per-il-video-su-salvini-ecco-le-immagini-contestate-nessuno-e-stato-offeso/334679/335280?ref=RHPPLF-BH-I226461865-C4-P4-S1.4-T1

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/05/16/news/palermo_due_alunni_difendono_la_prof_sospesa_lei_non_ci_ha_costretti_a_fare_nulla_-226434542/?ref=RHPPLF-BH-I226461865-C4-P4-S1.4-L

Personalmente, riguardo a questa vicenda sono stupito delle seguenti cose:
- forse l'accostamento proposto dagli studenti (si badi, non dalla professoressa!) può essere inteso come eccessivo ma, nell'ambito di un confronto politico dialettico dove, ovviamente, è lecito dissentire o operare dei distinguo, lo ritengo assolutamente "accettabile".
- la sospetta rapidità con la quale sono stati accertati i fatti.
- la sproporzione e ingiustizia  della sanzione rispetto ai fatti accertati.

Questa vicenda, tra l'altro, si aggiunge ad altri fatti avvenuti recentemente dove si è assistito a quello che potremmo definire "eccesso di zelo" da parte delle forze dell'ordine (vigili del fuoco, nel caso specifico) nel rimuovere cartelli e lenzuola esposti sulle abitazioni e che erano in chiaro dissenso con le politiche della lega.

Possiamo tranquillamente affermare, a parer mio, che la repressione del dissenso comincia a palesarsi effettivamente nella vita quotidiana delle persone.

Questo è un grave segnale perché è uno degli elementi storicamente sempre presenti che segnalano il tentativo di instaurazione di un "Regime" che, prima conquista un certo seguito popolare (incentrato spesso su pochi temi "sensibili" che fungono da "spauracchio" collettivo) per poi uniformare artificiosamente il consenso attraverso metodi repressivi dando così l'impressione di un sostegno incondizionato alle proprie politiche.

Ai regimi non si giunge di norma di colpo ma a seguito di derive progressive e maturazioni anche relativamente lunghe; l'importante però è stroncare certe velleità sul nascere (e quando lo si può ancora fare!) perché in seguito diventa spesso troppo pericoloso (e costoso) per i singoli individui agire in disaccordo con la vulgata istituzionale.

Sarebbe bene quindi che, chi andrà a votare alle prossima scadenza elettorale ne tenga conto e ci mediti su profondamente perché i "regimi" una volta instaurati sono poi difficili da rimuovere (chiedetelo ai venezuelani!).

giovedì 16 maggio 2019

Bufale preelettorali: da sinistra a destra si ode uno squillo di tromba... tagliamo le tasse (come no!)!


Comincia la solita “sagra della bufala” da campagna preelettorale, questa volta purtroppo, ad opera del Pd:

… già invece si conosce la super bufala del Governo gialloverde che vorrebbe inserire la flat tax … che non solo scimmiotta malamente la peggio “Reagan economy” dei meravigliosi “anni 80” (del secolo scorso) con tanto di tentativi di applicazione della demenziale teoria “trickle-down” (detasso i ricchi per creare ricchezza anche per i poveri!). Soprattutto però nessuno ci spiega come si riuscirebbe a sostenere tale manovra finanziariamente senza sfasciare i conti pubblici!

Fantastico! Come ad ogni tornata elettorale, tutti vorrebbero abbassare le tasse e io dovrei plaudire insieme a tutto il resto dei (pochi) contribuenti …

Pochi? Ma non siamo un Paese soffocato dalle imposte?

Ni! Più precisamente siamo un Paese dove una minoranza di contribuenti è effettivamente vessata fiscalmente, ma dove sostanzialmente la maggioranza paga poco o niente!

A ben guardare infatti, la situazione è ben evidenziata da un articolo del Corriere della Sera apparso qualche giorno fa:


Se leggete anche solo le prime righe dell’articolo e vi limitate a dare un’occhiata alla tabella riportata nella tavola 1 riportata nel medesimo:



Noterete che, anche la maggior parte dei contribuenti, ovvero, quelli che almeno si sforzano di presentare una denuncia dei redditi (che già sono sospettosamente bassi rispetto al totale dei cittadini), risultano veramente “miserabili” (ad esempio, fate la somma di coloro che dichiarano da “zero” a quindicimila euro annui!).
Tutto ciò appare quanto meno sospetto tenuto presente che non sono ancora scoppiati moti di piazza né si registrano diffusi assalti “ai forni” del pane che sarebbero perfettamente giustificabili., se effettivamente la situazione fosse quella fotografata.

La morale sembra insegnare almeno le seguenti cose:
-       - Inutile abbassare le tasse a coloro che già non le pagano perché la matematica insegna che una qualsiasi percentuale applicata a “zero” (o giù di lì!) produce sempre il medesimo risultato nullo (o lì vicino!)!
 In parole povere, non penso che per chi evade ("molta") parte del proprio reddito la diminuzione delle aliquote sia di per sé ragione sufficiente per modificarne il comportamento fiscale.
-       -  È tecnicamente arduo (ancorché sarebbe auspicabile) diminuire le (alte) imposte a coloro che, invece, le pagano perché, a meno di far emergere contemporaneamente molta parte dell’evasione, si sfascerebbero completamente i conti pubblici!

Cosa fare quindi? Molto semplice, bisogna dire la verità!
 Ovvero che:
-     - Prima bisogna trovare il modo di far pagare le tasse a tutti sulla base dei redditi reali facendo emergere evasione e lavoro nero. Nel medesimo articolo del Corriere c’è qualche suggerimento … ma anche è noto il metodo messo in atto dal fisco portoghese (che riprende almeno in parte i suggerimenti proposti nell'articolo) che potrebbe essere semplicemente studiato e applicato.
-        -  Dopo bisogna cominciare a diminuire le aliquote, cominciando NON da quelle basse, ma da quelle medie che sono quelle che gravano su chi le tasse le paga già!
-      - Senza dimenticarsi, possibilmente il problema del “cuneo fiscale” che, sicuramente non favorisce l’emersione del lavoro nero.
-        - … e magari rispolverando i dossier di taglio degli sprechi (infatti, c’è sì chi non paga le tasse, ma anche chi si comporta da “parassita” svolgendo lavori, assumendo cariche e prebende che non servono a nessuno!).

Caro Zingaretti, io penso che questo sarebbe uno splendido programma politico per un governo di centro-sinistra, anche se in realtà ammetto che sarebbe ancora di più uno splendido programma per un partito di centro- e- basta (un partito “serio”, per dirla in altre parole!) che, purtroppo però, manca disperatamente!

venerdì 10 maggio 2019

Salone del libro Torino: Cara "sinistra" che errore l'"Aventino"! ... ma ci sono le eccezioni, vedi Halina Birembaum

Riguardo alla vicenda della casa editrice Altaforte, sempre su questo blog, ho recentemente stigmatizzato il comportamento di chi, fra gli intellettuali democratici (e in particolare di "sinistra") pensa di affrontare il problema del revanchismo nazifascista semplicemente sgombrando il campo con sdegno.
Questo, ho detto, non è altri che un comportamento rinunciatario che tende a riprodurre la logica perdente del cosiddetto "Aventino".

Non ho cambiato idea a riguardo, intanto però prendo atto che per ogni posizione di principio è necessario sempre tenere conto delle dovute eccezioni e che certi gesti producono o meno risultati in virtù di "chi" li pone in atto.
Questo è il caso di Halina Birembaum.

Infatti, fra i tanti "rinunciatari", in caso fosse stata presente Altaforte, ci sarebbe stata anche Halina Birembaum e, nel suo caso, non si possono avere dubbi (e infatti nessuno ne ha avuti!) sul fatto che non solo la sua sarebbe stata un'assenza giustificata, ma che tale eventualità  avrebbe anche fatto venire meno una testimonianza toccante e importante (e questo non valeva necessariamente per tutta la lista dei tanti "sdegnosi"!).
Tra l'altro, lei e lei sola, fin da subito chiaramente e istintivamente percepita da tutti come autorevole in virtù della sua esperienza di vita e testimonianza, e grazie al suo intervento, ha prodotto un significativo cambiamento di clima intorno al Salone che ne ha accresciuto il valore umano e culturale.

Il mio personale ringraziamento va quindi a persone come lei delle quali sempre si noterebbe e si rimpiangerebbe l'assenza.


lunedì 6 maggio 2019

Salone del libro Torino: Cara "sinistra" che errore l'"Aventino"!

Una casa editrice di "destra" (Altaforte) si presenta al salone e, parte della "sinistra", sembra dimenticare le lezioni della storia e "sgombra" il campo...
L'"Aventino" non paga cari signori e abbandonare il terreno di confronto non gioverà a nulla e a nessuno come già in precedenza; non l'avete ancora capito?
Nessuno del grande pubblico, dei giovani, delle scuole si ricorderà della vostra sdegnosa assenza, mentre forse, potreste contribuire e molto, proprio con la vostra fattiva, pacata e ragionevole presenza.

Loro, i giovani (ci sarà anche mio figlio), si avventeranno su libri e fumetti, ascolteranno le conferenze e si porteranno a casa il ricordo di chi c'era e non certo di chi non ha voluto esserci ... e figuriamoci poi se gli assenti sono pure troppo facilmente etichettabili come "intellettual(oid)i di sinistra"! ...

Quelli di loro più accorti e curiosi, scorrazzeranno proprio fra gli stand dei "piccoli editori" e forse, sì, si imbatteranno proprio nello stand di Altaforte (io vado a vederlo di sicuro, se posso :-)). Uh che paura! Uh che attrazione, proprio la, i "fasci in carne ed ossa! Che brivido! Magari proprio a fianco dello stand dei  Dianetici, o a quello di Jakabook di CL?  o a qualche altro stand di sciroccati? ... o magari sarà vicino a DeriveApprodi o Kaos edizioni?
Proprio questo è il bello del Salone ... ci sono "perle", semplici curiosità ed anche, sicuramente, "patacche" per tutti i gusti. Quello che non si può trovare, però è "ciò" e "chi" non c'è!

Permettetemi di suggerirvi quindi "letteralmente" di .... FARVI FURBI!

Perché, mi spiace, fate un grosso errore; perderete la battaglia ... ed anche la guerra!

Ancora una volta mi scopro dalla parte di chi, come Michela Murgia (due a zero per lei signora!), ci sarà e terrà botta!


venerdì 19 aprile 2019

"Chapeau"! ... per la scrittrice Michela Murgia

Non sono un gran fan della scrittrice  Michela Murgia.

Direi anzi, che non so praticamente nulla di lei.
La conosco solo attraverso il suo libro "Istruzioni per diventare fascisti", il quale, per altro, staziona da mesi sul mio comodino perché, francamente, non riesco a finirlo (anche se ho l'attenuante di aver trovato un'alternativa più interessante ... senza offesa alla Murgia!)!

Se quindi, avessi dovuto giudicarla prima di questo fatto, e solo in virtù di quanto ho letto, temo che avrei rischiato di fare una figuraccia tale e quale a quella capitata al malaccorto Salvini (ho avuto, penso, un po' il suo medesimo pensiero, mi scoccia ammetterlo, mentre leggevo la prima parte del libro!). Comunque, certamente lui sembra aver trovato pane per i propri denti con quella signora ... e di questo, invece, sono contentissimo:

https://www.lastampa.it/2019/04/18/italia/salvini-d-della-snob-alla-murgia-lei-confronta-i-curriculum-io-studentessa-lavoratrice-e-cameriera-lei-SRfes7475cIl5JhgfUS4wJ/pagina.html

Non conosco bene come si sia originata la vicenda, però devo ammettere che la scrittrice è riuscita a difendersi molto bene dall'accusa di "intellettualismo snob" mossagli dal povero politico!
Tra l'altro, con tutto ciò, si è anche guadagnata (per quel che vale) anche un certa stima da parte del sottoscritto proprio a  fronte del suo CV che, visti i risultati conseguiti, le fa veramente onore.

Farò certamente uno sforzo per finire il libro! Quantomeno in segno di rispetto.


"Chapeau",  Sig.ra Murgia!

lunedì 1 aprile 2019

"Ordine e Armonia": in Giappone sorge l'alba di una nuova era. Auguri!

Reiwa, "Ordine e Armonia" sarà il sigillo della nuova era imperiale del Giappone:

https://www.repubblica.it/esteri/2019/04/01/news/giappone_reiwa_e_il_nome_della_nuova_era_dell_imperatore_naruhito-222997793/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P2-S1.4-T1

il nuovo ciclo avrà inizio dal prossimo 1° maggio.

Faccio i miei migliori auguri al popolo giapponese e spero sinceramente che il messaggio prescelto sia di buon auspicio e non nasconda insidie (come spesso succede quando si pone troppa enfasi al termine "Ordine"). Personalmente spero soprattutto nei benefici effetti del secondo kanji, l'l"Armonia", augurandomi che essa si irradi anche al di fuori del Giappone :-).


venerdì 22 marzo 2019

Brexit l'ipocrita storia infinita

Ancora compromessi con la Brexit:

https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/22/news/brexit_tusk_tutte_le_opzioni_aperte_per_londra_fino_al_12_aprile_may_lasceremo_l_ue_-222198261/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

https://www.repubblica.it/esteri/2019/03/22/news/brexit_l_ultima_chance_di_theresa_may-222199974/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S2.5-T1

gli inglesi avranno tempo fino al 12 aprile per scegliere le modalità d'uscita e, soprattutto, per chiedere un rinvio. Quest'ultima ipotesi sarebbe una sciagura perché aprirebbe la strada e darebbe il tempo per proporre un nuovo referendum per ribaltare l'esito del precedente.

Personalmente, ritengo che gli si stia lasciando troppo spazio perché, alla lunga, sono convinto che sia meglio un'Europa senza Inghilterra (non parlo invece di Scozia e Irlanda) e sono anche convinto che il prezzo da pagare per ottenere ciò valga anche gli effetti negativi che inevitabilmente   interesserebbero anche noi.
Niente contro il popolo inglese, per carità (che comunque ottiene ciò che merita perché riesce ad essere "bue" come forse solo quello italico riesce ad esserlo!), ma una semplice riflessione basata sulla storia recente ed antica: l'Inghilterra (sarebbe meglio dire, "I governi inglesi") mai ha voluto un'Europa politicamente unita e mai la vorrà! Loro hanno sempre remano contro in nome dei loro esclusivi interessi e distinguo.

Se vogliamo progredire quindi, ed è chiaro a tutti che l'attuale assetto è ben lungi dall'essere perfetto, è necessario disfarsi dei collabori infedeli. Loro lo sono!

martedì 12 marzo 2019

Vita da pastori


Incuriosito dalle diffuse proteste degli allevatori in Sardegna per il basso costo pagato ai produttori di latte mi sono imbattuto in quest'articolo e video del Corriere che, mi sembra, spieghi bene il punto: 

https://www.corriere.it/video-articoli/2019/03/12/mio-giorno-pastore-sardo-16-ore-lavoro-20-euro/3b3e03ae-4252-11e9-95b9-e83ec3332214.shtml?intcmp=video_wall_hp&vclk=videowall%7Cmio-giorno-pastore-sardo-16-ore-lavoro-20-euro

Il video racconta la giornata tipo di un pastore; in sintesi, molto impegno e poco guadagno!
Invece l'articolo, un po' fra le righe forse, lascia intravvedere maggiormente il problema che poi, non è altri che il "solito" problema che affligge la produzione agricola in questo e altri settori.

Il nodo della vicenda mi sembra ruoti intorno al rapporto di forza sbilanciato fra i produttori di latte, i caseifici e la distribuzione (stesso problema che affligge anche il mercato del latte vaccino, mi sembra). In questo "trittico" il produttore di latte risulta essere la pedina più debole, ovvero quella che subisce la pressione da parte degli altri agenti della filiera.

In questo gioco, forse potrebbe anche assumere un ruolo maggiormente responsabile anche il consumatore che, magari sarebbe anche disponibile ad accettare un incremento dei costi a suo carico a fronte di un prodotto certificato e garantito rispetto alle materie prime d'origine.

Io personalmente, però sarei propenso a proporre un passo ulteriore, proponendo un'etichetta "intelligente" che:
- non solo specifichi l'origine di tutte le materie prime impiegate;
- ma soprattutto "spacchi" il prezzo finale riportando in evidenza il prezzo pagato al produttore e quello applicato in dettaglio nei successivi passaggi produttivi e distributivi.

In questo modo ci sarebbe la possibilità di capire maggiormente, di fronte a prodotti apparentemente simili, quali parte della "filiera" si voglia premiare maggiormente.





venerdì 1 marzo 2019

Analisi Costi - Benefici: Il balletto dei conteggi e dei riconteggi

Vedo queste cose sui giornali, ad esempio la Stampa di oggi:

https://www.lastampa.it/2019/03/01/italia/aggiornata-la-costibenefici-considerando-le-maxipenali-il-saldo-dellopera-positivo-5ij2Ura9lwfKojih3XpbaL/pagina.html

... e proprio mi deprimo! Che ignobile balletto!

Ma prima di parlarne, però, mi tocca ricapitolare ...

Mi sono sempre dichiarato un "tiepido pro TAV"!

Mai troppo convinto dell'assoluta necessità dell'opera (e anche un po' simpatetico con il legittimo scorno dei Valsusini), ho continuato ad avere il dubbio (meramente filosofico, poiché non sono un tecnico!) che essa avrebbe potuto essere realizzata in maniera meno invasiva per la valle al costo, forse, della perdita  di qualche kmh di velocità di punta, attraverso un mix diverso che combinasse  tratti nuovi e parti ristrutturate... Penso che il dubbio rimarrà, ma andiamo oltre!
Riposto questo tarlo in un cantuccio della mente, all'opposto, sono sempre stato genericamente a favore di opere che favorissero il collegamento di persone e merci.
Questa propensione verso la "connettività", lo riconosco, è sostanzialmente dogmatica e pregiudiziale e, penso, trovi origine da quanto insegnatomi nell'ambito delle mie frequentazioni giovanili dei corsi di "geografia economica" presso l'Università di Torino.
La sintesi personale (e semplicistica) di tali insegnamenti è la seguente: "Traccia una linea di collegamento sensata fra due punti di rilevanza economica e, in tali punti, nonché lungo la linea, l'economia crescerà!". Il corollario che ne segue, che vedremo, è assai importante in questa storia, recita nella mia mente: " ...  e i benefici cresceranno anche di più di quanto credi!".
Tutto ciò, mi rendo conto, risulta estremamente dogmatico e pregiudiziale, ma riguardo a ciò ho il conforto che spesso si sia dimostrato fondato sulla base delle valutazioni ex-post di molte grandi opere; a partire dal collegamento delle coste Est e Ovest degli USA (beh, dai non esageriamo con i paragoni!), per rimanere più sulle dimensioni e sulle esperienze nostrane, ad esempio a proposito del "Cavouriano" Frejus, oppure ancora, citando fatti più recenti, ad esempio per ciò che riguarda il tunnel sotto la Manica.

Dichiarata la personale scelta di campo però, adesso mi tocca stigmatizzare Il balletto ipocrita che si svolge intorno all'analisi costi-benefici della TAV fatta, voluta e disfatta dai diversi soggetti del nostro attuale imbelle e indegno governo, il quale, riesce a sfigurare persino rispetto a quelli, non proprio entusiasmanti, che lo hanno preceduto.

Ma abbiate un po' di dignità!

Non avete avuto "le palle" per bocciare la TAV sulla base del vostro programma politico (almeno quello M5S),  cosa che avrei stigmatizzato, ma che avrei trovato almeno coerente. Ora, dopo aver prodotto un'analisi di parte (che cosa c'entravano i costi di Francia e Europa sul nostro bilancio costi-benefici?), cercate di raddrizzarne maldestramente i risultati per arrivare ad affermare, se non proprio l'opposto, almeno la sostanziale "indifferenza" rispetto al fare o non fare?!
L'obiettivo di questo teatrino sembra chiaro! Ormai, parrebbe che la TAV "sia da farsi" (bene! Meglio tardi che mai) e, tutto ciò non ha più nulla a che vedere con i conti dell'erario e il consumo di territorio e l'ecologia della Nazione, ma più prosaicamente, con l'esigenza di tenere in piedi la sempre più traballante alleanza fra M5S e Lega (sempre più partito del "cemento") e salvare almeno un po' di faccia verso l'elettorato M5S.

Che ciarlatani alla Totò! ... sappiate però che, risulta chiaro a tutti che siete solo una manica di BUFFONI!

giovedì 7 febbraio 2019

Recensione (ITA): Fanteria dello Spazio


Fanteria dello spazio"; di Robert A. Heinlein, edizione kindle.

Juan Rico è il giovane protagonista di questo famoso romanzo di fantascienza: Egli vive in un futuro prossimo (rispetto agli anni '60 del XX secolo!) In un mondo unificato e pacificato ma minacciato da una razza aliena di insetti.
La pace e l'ordine sulla Terra sono stati ottenuti (e restaurati) a seguito di una devastante guerra mondiale grazie all'iniziativa di alcuni veterani che hanno imposto un nuovo ordine politico basato su una forma elitaria di democrazia, che conferisce solo ai "cittadini" un certo insieme di "diritti" (per esempio il diritto attivo e passivo del voto). Per acquisire lo status di "cittadino" è necessario prestare, su base volontaria, almeno un turno di servizio militare (come minimo biennale).

Rampollo di una ricca famiglia, il giovane Rico sceglie di arruolarsi come volontario in MI (fanteria mobile) contro l’opinione dei suoi genitori e, da lì in poi, fondamentalmente, il romanzo racconta la progressiva trasformazione morale di un giovane e frivolo diciottenne in un “vero uomo”, prima attraverso un percorso di addestramento militare molto duro e selettivo, poi come risultato degli eventi bellici in cui si troverà coinvolto.

Costantemente sullo sfondo, come mentore dell’aspirante cittadino si staglia la figura e il ricordo di un ex professore di liceo, insegnante di storia e filosofia morale (cattedra riservata ai soli “cittadini”, ovvero ad ex militari!) e ex ufficiale della MI al quale viene spesso demandato il ruolo di interprete e relatore dell’utopia politica proposta dall’Autore.

Venendo al mio giudizio riguardo al romanzo, devo dire che ho trovato molto difficile stabilire esattamente il mio livello di gradimento dello stesso.

Premetto che ne avevo sentito parlare fin dalla mia adolescenza (quindi quasi 40 anni fa!) come di un caso “politico” (un po’ come successe in Italia al “Signore degli Anelli” di Tolkien) che divideva regolarmente i lettori fra detrattori, appartenenti alla “sinistra” e ferventi elogiatori che, invariabilmente, orbitavano politicamente a “destra”.

In effetti, a lettura ultimata, una delle cose che mi ha lasciato perplesso è che l'Autore abbia dedicato più tempo a spiegare la sua visione politica e il difficile percorso che porta il protagonista a comprenderla in pieno, rispetto a quanto invece sia effettivamente rilevante la vicenda in sé. La trama e, in particolare la guerra galattica mi sono sembrati, infatti piuttosto irrilevanti rispetto alla presentazione del modello sociale proposto da Heinlein e la sensazione è rimasta tale anche dopo aver riflettuto sul fatto che, in fondo, le utopie e/o le distopie costituiscano spesso una “valuta corrente” in SF, normalmente utilizzate per strutturare l’ambientazione di fondo entro la quale si svolge la vicenda.
Qui, al contrario, l'impressione è che la storia personale del protagonista e la guerra degli insetti siano solo una scusa per descrivere un'alternativa politica e filosofica.

Quindi alla fine posso dire:
1) Interessante come punto di vista politico e filosofico; anche se non sono sicuro che sarei d'accordo riguardo all'applicazione di un tale modello politico-sociale che appare, effettivamente abbastanza “destrorso”.
2) Non molto coinvolgente come storia di fantascienza in sé (l’adrenalina non scorre!).

mercoledì 6 febbraio 2019

Recensione (ENG): Starship Troopers


“Starship Troopers”; di Robert A.Heinlein, kindle edition

The protagonist of this well-known SF’s novel is Juan Rico who lives in a near future (compared to the sixties of the twentieth century!) in a unified and pacified world but threatened by an alien bugs-like race.

Peace and order have been obtained (and restored) after a devasting world war thanks to the initiative of some veterans who enforced a new order based on an elitist form of democracy that bestows only to "citizens” a certain set of “rights” (for example the active and passive right of voting). A “citizen” is one who has carried on the military service.

Son of a rich family, the young Rico, contrary to the opinion of his parents, chooses to enlist as a volunteer in MI (mobile infantry).

Basically, the novel tells the transformation of a frivolous eighteen young man in a real one, first through a very hard and selective military training, then as a result of the war events in which it will be involved.

From my point of view, it is very difficult to judge this novel.
One of the things that left me puzzled is that the author has spent more time explaining his political vision and the difficult path that leads the protagonist to understand it, compared to what he has told of the story itself and, of the war events.
Basically, even if utopias or dystopias are a common currency in SF, they normally form the background and not the main topic of the story. Here, on the contrary, the impression is that the personal story of the protagonist and the Bugs war are just an excuse to describe a political and philosophical alternative.

So, at the end I can say:
1) Interesting as a political and philosophical point of view (even if I am not sure I would agree!).
2) Not very engaging as a SF story.

martedì 22 gennaio 2019

Lannuti e i Protocolli di Sion ... quando si è ignoranti!


Un Senatore M5S, tal Lannuti twitta relativamente a "banchieri e Protocolli dei Savi di Sion" ....


... come definirlo se non come "totale IDIOTA"!

Uno a questo livello, parlando di una sana democrazia, dovrebbe come minimo essere dimesso d’ufficio e possibilmente messo alla berlina e bandito da qualsiasi incarico pubblico per l’eternità.  ... tutto ciò, non tanto perché non sia lecito, seppur sconveniente, essere razzisti ... ma solo perché certi abissi di ignoranza, a certi livelli (il povero tapino siede in senato!) non possono essere tollerati e vanno semplicemente ferocemente repressi.

Per la cronaca:
Considero innanzi tutto l'antisemitismo come inevitabilmente "fuori moda" (e dai, insomma! Siamo quasi 100 anni dopo gli anni Trenta del Novecento!), se vogliamo, un po' come il "creazionismo", il "mesmerismo" e la teoria del dualismo "mente - corpo". Temi da subcultura in sintesi ... un po' da snobbare perché ormai inesorabilmente e definitivamente "risolti" su un piano dialettico e scientifico.
In questo ambito però, i "Protocolli" sono ormai una tipica favoletta per bambini perché non è possibile che ci sia ancora qualche totale CRETINO, che non abbia più dell'età dell'asilo, che non sappia che i "Protocolli di Sion" furono opera di disinformazione prodotto dalla polizia segreta ZARISTA (avete letto bene ... proprio "zarista" quella degli zar di Russia! Archeologia quindi!).
Uno così quindi non ha proprio diritto di sedere in una camera rappresentativa e nel caso vi venga ammesso, deve al più fungere da “poggiapiedi”!

Morale:
Cari elettori M5S, per carità, fate almeno un po’ di selezione preventiva fra i vostri candidati!  O almeno, mettete un filtro ai loro “cinguettii”!
... Perché, al bar, un po' alticci in fondo si può dire di tutto, ma un senatore, invece,  è bene che ci pensi un po' su prima di mandare messaggi che avranno comunque un certo risalto.