mercoledì 23 novembre 2016

Recensione: Tre camerati


“Tre camerati”, titolo originale: “Drei Kameraden“, di Erich Maria Remarque, traduzione di Chiara Ujka, edizioni Neri Pozza, ISBN 978-88-545-0705-0.

Ultimo romanzo della trilogia iniziata con “Niente di nuovo sul fronte occidentale” per proseguire con “La via del ritorno”. Il romanzo si svolge alla fine degli anni venti in una Germania flagellata dal dissesto economico, dalla disoccupazione e dal progressivo inasprimento dello scontro politico. Tre ex combattenti la cui amicizia si è cementata nelle trincee della Grande Guerra sbarcano il lunario cogestendo un’officina meccanica e guidando taxi per arrotondare i magri guadagni. Intorno a loro, una comunità di reduci e di emarginati che, in un senso o nell’altro, costituiscono quasi una famiglia. Nella vita randagia e priva di obiettivi di uno di essi entra una donna che offre al protagonista la dirompente discontinuità di una grande storia di amore. La nuova arrivata, ben lungi dal turbare il clima di amicizia, reciproco sostegno e comprensione che accomuna i tre protagonisti e la comune ad essi collegata, finirà per cementarne ulteriormente la coesione facendo risaltare ulteriormente il grande senso di appartenenza e lo spirito di corpo di questi ex commilitoni.

Nel romanzo permangono i temi principali già emersi ne “La Via del Ritorno”; la vita dei reduci rimane inesorabilmente condizionata dalle esperienze della guerra; abituati a sopravvivere alla giornata e ad accontentarsi di un’esistenza precaria essi trovano impossibile pianificare le proprie vite e ragionare in termini di “futuro”. Il reinserimento in una vita normale è anche precluso dalla forte instabilità politica ed economica che mina ogni possibilità di sottrarsi ad una esistenza “alla giornata”; pertanto, solo il legame fra camerati, unico elemento positivo emerso dall’esperienza totalizzante del conflitto che, per altro, ha distrutto ogni sensazione e ragione di normalità, si erge a collante e ancoraggio per personaggi che, da soli, sarebbero condannati ad un inesorabile naufragio.

Insieme invece, la compagnia di reduci combatte un altro genere di guerra contro le comuni avversità di una società che non sa offrire nulla né ad essi, né agli altri. I protagonisti, quasi con naturalezza, finiscono per compiere atti di generosità e solidarietà che sfiorano l’eroismo e che non possono che commuovere.

Personalmente ho trovato che, dei tre romanzi della trilogia “Tre camerati” sia forse quello che mi è piaciuto di meno. Con questo però, intendo dire che, dopo due autentici capolavori, è seguita una terza opera che è “solo” molto bella!

giovedì 10 novembre 2016

Trump è il nuovo Presidente USA: Un commento


Donald Trump è stato eletto Presidente degli Stati Uniti, evviva la Democrazia! Il risultato non era previsto dai guru dei sondaggi e dagli strateghi dell’immagine ma, chissà perché era stato paventato ed era ritenuto prevedibile da molti “signor nessuno” dotati semplicemente di buon senso! Beh inutile parlare di tutto ciò ex post, quello che fatto è fatto! Un aspetto che però, per me, risulta interessante è il verificare che ora tutti si affrettano a constatare che Hillary Clinton, effettivamente, aveva aspetti tali che avrebbero potuto pregiudicare la sua elezione (ma dai!); peccato che, fino all’altro ieri molte di queste caratteristiche sembravano esattamente le ragioni per le quali essa appariva particolarmente adatta al ruolo; specularmente, improvvisamente i difetti di Trump appaiono ora geniali o naturali doti da comunicatore vittorioso. Che buffo! Sembra di leggere certi giornali finanziari che rimasticano continuamente le stesse notizie per illudersi di spiegare sia i picchi sia le depressioni di ciò che è solo normale volatilità di borsa! Io ne traggo l’ennesima riprova che, tendenzialmente i soldi spesi per pagare strateghi e consulenti della comunicazione, sondaggisti e altri sedicenti esperti in materia siano sostanzialmente soldi buttati. Ma soprattutto, mi viene in mente che “Ci sono più cose in cielo e in terra Orazio di quante ne sogni la tua filosofia”, come ribadirebbe Shakespeare con il suo “Amleto” riconducendo tutti i soloni ad una maggiore modestia … Pertanto, forse è persino malinconicamente consolante osservare che anche tutti gli sforzi di comunicazione del mondo, in taluni casi, non bastano sempre a trascinare il proverbiale “popolo bue” (che sarà poi così ottuso?) per la cavezza ove vorrebbe portarlo l’establishment di turno; ogni tanto (e sempre più spesso) “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano” come recitava l’affascinante titolo di un libro uscito anni fa (che personalmente non ho letto).

Certo non sono contento, ma grazie a Dio, oggi non sono americano (in altri giorni avrei magari voluto esserlo!)! Se fossi stato tale, per queste elezioni sarei stato un fan di Sanders e poi un sostenitore freddo e deluso della Clinton, affiliato “forzato” di un personaggio che, comunque non mi avrebbe rappresentato. Ovviamente avrei perso ed oggi sarei incazzato e depresso. Un “déjà vu”, la stessa logica perversa che mi ha portato per anni ad incassare una sconfitta dietro l’altra sostenendo, contro natura e cultura, la patetica e immeritevole sinistra italiana contro Berlusconi (io che ero e che mi sento ancora repubblicano), famigerato e per molti aspetti affascinate personaggio nostrano che non, a caso, è tra le muse ispiratrici del neo Presidente eletto.

Dunque non fasciamoci ancora la testa perché non ce la siamo ancora rotta e cominciamo a riconoscere, per altro, come Trump non meriti solo ipocrite congratulazioni, ad esso, infatti, andrebbe anche tributato quel rispetto che emerge, anche a denti stretti, nei confronti di chi vince “Tirando dritto” (Ahi che infausta, ma calzante citazione!). a modo suo e contro tutti i pronostici…

Infine, per noi italiani, l’elezione di Trump costituisce, dal punto di vista dell’immagine, una buona notizia. Da oggi possiamo legittimamente aspirare a non essere più il benchmark di riferimento per rimarcare a livello mondiale il punto più basso della supposta irresponsabilità elettorale di un popolo (insieme agli inglesi, ovviamente, che fino a ieri ci contendevano validamente il trofeo!), mentre tutto ciò sarebbe stato clamorosamente ribadito in caso di vittoria della Clinton. Ma soprattutto, per chi non l’avesse ancora notato, siamo anche la testimonianza vivente che si può sopravvivere a tutto e quindi, anche i più depressi fra gli elettori demarcatrici, hanno già la possibilità di ripartire con un certo ottimismo perché si sa, dopo un Berlusconi può giungere infine la salvezza attraverso un bel governo Monti, Letta o Renzi che loro si, risolvono veramente i problemi! (beh, ironia a parte ammettiamolo … Renzi un po’ ci prova!).

E allora sediamoci comodi e aspettiamo che il “Sole sorga” come direbbe Obama, su questo infatti ci si può ancora ragionevolmente contare e please no panic! Perché in fondo chissà cosa ci riserva il futuro, ricordiamoci infatti che personaggi come Ronald Reagan alla fine hanno lasciato pesino un buon ricordo!