martedì 12 settembre 2023

Per la magistratura picchiare la moglie non è necessariamente un reato (... purché questa sia una tua inveterata "buona" abitudine!)

 

https://www.lastampa.it/cronaca/2023/09/11/news/insulti_e_botte_alla_moglie_per_il_pm_e_un_fatto_culturale_e_va_assolto-13115079/

L’articolo sopracitato è apparso su diversi quotidiani e riguarda la posizione e le motivazioni di un magistrato di Brescia che spiegano la richiesta di assoluzione di un imputato di violenze domestiche nei confronti della moglie. In sintesi, come riporta testualmente l’incipit dell’articolo:

“Violenze e maltrattamenti subite da una giovane donna originaria del Bangladesh, definiti «contegni di compressione delle libertà morali e materiali», sarebbero «il frutto dell’impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge». Motivo per il quale l’imputato (oggi ex marito) va assolto.”.

Sempre secondo il magistrato: “ … i presunti maltrattamenti rientrerebbero nel campo dei reati culturalmente orientati e pertanto non vadano puniti.”.

Ora, bisognerebbe forse essere esperti di diritto per capire se dietro queste posizioni della nostra magistratura ci sia qualcosa di più profondo della semplice idiozia, della volontà di protagonismo, oppure  dell’applicazione dell’inveterata arte giudiziaria italica di “spaccare il capello in quattro” rendendo ai più eticamente incomprensibile l’applicazione delle leggi; certo è che, comunque, diventa un poco difficile spiegare la ratio di una tale richiesta di assoluzione ad un cittadino “normale”.

Ma come? Ogni giorno passano sulla cronaca fatti di violenza, stupri e omicidi nei confronti delle donne, seguiti a diluvi di dotti dibattiti sul fatto che il maschio italico (e non solo strettamente “italico”) debba essere educato al rispetto delle donne fin dalla culla (tutto condivisibile in effetti!)  e poi si giustificano comportamenti platealmente errati sulla base di supposte differenze culturali!

Ma quali “differenze culturali”? Non dovrebbe essere un obiettivo quello di allineare i nostri ospiti al minimo sindacale di quello che riteniamo un comportamento “civile”? Mi chiedo poi se all’illustre magistrato non sia venuto il dubbio che anche l’omicidio di Saman Abbas, avvenuto a seguito del rifiuto di lei di prestarsi ad un matrimonio combinato, non possa rientrare nelle casistiche da lui scusabili in quanto determinato da fatti “culturalmente orientati”!

In sintesi, a parer mio ovviamente, seppur alla luce della mia ignoranza delle norme giuridiche, e unicamente sulla base di un semplice istinto etico, giudico il suddetto magistrato un “emerito imbecille” … e spero che sia cacciato con vergogna.

 

Recensione: Il mangiatore di pietre

"Il mangiatore di pietre”; di Davide Longo, edizioni universale economica Feltrinelli; Isbn 9788807888120.

Premetto che di solito non leggo gialli, quindi non ho idea di quanto il mio giudizio possa effettivamente “valere”, anche perché, forse per deformazione mentale, più che alla storia, mi sono incuriosito riguardo al contesto storico, sociale e geografico.

Diciamo in sintesi, però, che a me questo libro è piaciuto. Mi è piaciuta innanzitutto l’ambientazione, perché il tutto si svolge chiaramente in Val Varaita (con qualche “licenza poetica” relativamente ad alcuni posti in cui non mi ritrovo?), territorio in provincia di Cuneo, al confine fra Italia e Francia; luoghi che amo e che conosco molto bene. Tempo e personaggi sono poi collocati in un contesto storico imprecisato che ho trovato un po’ difficile da definire (anni Ottanta? Anni Novanta del Novecento?), forse volutamente sfuocato, velato di sfumature arcaiche relativamente alla vita di montagna e che sembra persino appartenere ad un periodo precedente a quello in cui si svolgono i fatti; ciò, a parer mio, ha conferito un certo fascino e un contenuto un poco fantasmagorico alla storia.

La vicenda in sé poi non è né scontata né noiosa e diventa via via più interessante a mano a mano che si avanza nel racconto e si svelano meglio personaggi e protagonisti.

Bello quindi! Non mi resta dunque che ringraziare chi mi ha permesso di uscire dai miei soliti schemi più legati alla saggistica. Grazie Marianto!