lunedì 26 aprile 2010

Recensione: "Sindone Storia e scienza - 2010"

Avendo deciso di recarmi all’ostensione della Sindone di Torino avevo deciso di approfondire un poco l’argomento e, cercando di driblare fra i tanti libri sensazionalistici sull’argomento infarciti di riferimenti ai templari o a sedicenti priorati di Sion ho raccolto l’invito della Stampa ad acquistare l’ultimo libro di Baima Bollone, medico chirurgo, titolare della cattedra di medicina legale della facoltà di Medicina e di Giurisprudenza dell’Università di Torino e noto sindonologo. Il libro è “Sindone Storia e scienza -2010” edito da Priuli & Verlucca ISBN 9788880684732. Personalmente ho trovato il testo veramente interessante e non nascondo di esserne rimasto non poco impressionato. Premetto che il dibattito sulla Sindone è sempre molto vivo a Torino, anche in periodi non sospetti e di norma, sia i credenti che i non credenti (almeno quelli che conosco io!) sono comunque “affezionati” a quello che viene considerato un simbolo un vanto ed un talismano della città. Partecipare alle ostensioni è quindi quanto meno una specie di atto dovuto al quale ho cominciato ad attendere fin dall’esposizione del 1978 ed al quale inizierò fra breve i miei figli. Al di là delle discussioni di fede e dalle valutazioni riguardo ad un oggetto comunque unico nel suo genere, le prove effettuate con il test del radiocarbonio del 1988 sembravano aver dimostrato in via definitiva come la Sindone non fosse altro che uno splendido manufatto di epoca medioevale ed a poco erano servite, almeno per noi “scientisti” gli ampi dubbi sollevati fin dai primi momenti riguardo ai grossolani errori metodologici incorsi nell’effettuazione dei test. Il problema non mi sembrava per altro importante, personalmente infatti non metto seriamente in discussione l’esistenza storica della figura di Gesù e pertanto la negazione della contemporaneità della Sindone rispetto all’epoca del Cristo non avrebbe comunque cambiato il termine del problema e una eventuale dimostrazione in senso contrario avrebbe solo rafforzato un’opinione già acquisita. Scopro invece con una certa sorpresa di non essere completamente neutrale rispetto alle due tesi e devo ammettere che il libro di Bollone mi ha in qualche modo colpito e commosso. Il testo ripercorre in un linguaggio sempre scientifico prima la presumibile storia della Sindone, spiegandone le plausibili vicissitudini che l’hanno portata fino a Torino, poi si sofferma sull’analisi del lenzuolo effettuando su di esso un’analisi medica minuziosa improntata ad uno stile poliziesco. In pratica viene condotta una vera e propria “autopsia” e per ogni presunta impronta corporea , lesione, macchia ematica o segno di percosse viene data una spiegazione scientificamente plausibile (a parere mio!). Comparando l’esperienza medica e le valutazioni scientifiche con la lettera dei Vangeli Il risultato è sconcertante in termini di corrispondenze, ma soprattutto risulta emotivamente coinvolgente in termini umani, perché, al di là dell’identità dell’uomo della Sindone, non mi è stato personalmente possibile non immedesimarsi e a non impressionarmi pensando e visualizzando l’incredibile trattamento a cui è andato incontro lo sfortunato soggetto impresso nel lino funerario. Tra l’altro mette i brividi anche solo il pensare come il condannato non ricevette un’attenzione poi molto dissimile dal trattamento, per molti versi di routine, previsto nella prassi delle sentenze giudiziarie dell’epoca! Veramente di effetto sono poi alcune affermazioni riguardo al presumibile stato psicologico e di protrazione del soggetto ricavate dall’analisi chimica e spettrografica di parti del telo ed estrapolate dall’esperienza accumulata riguardo ad interrogatori violenti e a torture somministrate a dissidenti politici e prigionieri di guerra. L’approccio, per esempio, spiegherebbe il fenomeno della ematidrosi, il “sudare sangue” riportato nei Vangeli riguardo all’episodio dei Getzemani, presumibilmente causato da forte stress in presenza di un’intensa crisi di panico e persino la “confessione” di Gesù, determinata, secondo un approccio scientifico dal crollo psicologico riportato nel corso dei vari interrogatori alternati alle percorse ed alle privazioni di acqua e cibo. In sintesi l’autore cerca di trascinare il lettore in un viaggio allucinante dove persino la paura lascia tracce chimiche sul sudario e cerca di spiegare in maniera persuasiva e consequenziale tutto quanto è stato tramandato riguardo alla crocifissione arrivando anche a cercare di dare una spiegazione logicamente accettabile alla straordinariamente “breve” agonia del condannato sulla croce. Oltre all’analisi anatomopatologica del telo il libro si sofferma su altri elementi che dovrebbero contribuire ad avvalorarne la contestualità storica rispetto al periodo legato alla figura di Gesù, ad esempio l’analisi delle prassi funerarie, la ricerca biologica dei pollini e la classificazione delle impressioni vegetali rinvenute sul lino, o lo studio dei caratteri o dei riferimenti numismatici rinvenuti. Questi però sono solo elementi di contorno e poco aggiungono alla descrizione del travaglio fisico e psicologico a cui se4mbra essere andato incontro l’uomo della Sindone. L’autore infine dedica poco spazio alla spiegazione di come si sono formate le impronte, non nasconde di non avere spiegazioni valide a riguardo e si limita per lo più a smontare le tesi più diffuse riguardo ad una eventuale dipintura o impressione del lino con tecniche più o meno bizzarre oppure ad esporre qualche riflessione riguardo alla disposizione tridimensionale delle lesioni e quella bidimensionale dell’immagine. Di fronte a congetture fantasiose l’autore si ritira riservando al progresso della scienza ed a nuove indagini l’acquisizione di nuovi elementi per progredire nell’inchiesta.

mercoledì 7 aprile 2010

SULLA POLITICA

Da anni ritengo che la situazione politica sia in corso di degenerazione o quanto meno risulti in una fase stagnante. Come probabilmente molti altri cittadini non mi sento pienamente rappresentato da nessuno dei partiti politici disponibili, pertanto, da anni partecipo alle elezioni “tappandomi il naso” o comunque seguendo una logica antagonista rispetto ad una finalizzata alla costruzione ed al perseguimento di un programma politico. Stufo di questa situazione ho cominciato a cercare di trovarne le ragioni di ciò, cominciando a svilupparle qui di seguito:

IL SISTEMA ELETTORALE
Penso che l’attuale sistema maggioritario non sia in linea con le esigenze, la tradizione e la cultura degli italiani che a mio avviso, difficilmente possono essere adeguatamente rappresentati da una offerta politica troppo polarizzata intorno a pochi partiti principali. La necessità fisiologica di incamerare il massimo dei consensi, tenda a livellare la vita politica e culturale ed a marginalizzare non solo le componenti più estremiste, ma anche quelle più vitali ed innovative. L’attuale sistema politico tende poi a richiamare l’attenzione intorno a figure forti o comunque carismatica accentuando una certa tendenza al cesarismo ed al populismo. Anche quello che viene considerato come il massimo beneficio di questa impostazione, ovvero la cosiddetta governabilità, non è affatto auspicabile nel momento in cui il programma politico, per essere accettato da una maggioranza confluita artificiosamente sotto un’unica ideologia massificata e pertanto forzatamente annacquata, debba perdere originalità e ogni reale capacità innovativa rimanendo ostaggio delle influenze delle correnti o di forze esterne come ad esempio quella della Chiesa, capace di influenzare una sostanziale parte dell’elettorato collocatosi trasversalmente in entrambe le compagini elettorali. Quest’ultima, ad esempio, potrebbe essere una delle chiavi di lettura per spiegare il cronico ritardo nell’affrontare serie riforme attinenti la sfera etica e sociale quali ad esempio: il testamento biologico, le riforme sul diritto di famiglia legate ai temi delle unioni di fatto e fra omosessuali, le norme riguardanti i limiti da porre alla ricerca scientifica e legate allo studio del genoma umano oppure relative alla revisione delle procedure e limitazioni riguardanti la fecondazione assistita. E’ quindi vero che I governi della cosiddetta seconda repubblica si sono dimostrati mediamente più longevi di quelli litigiosi ed effimeri del periodo antecedente, ma nel contempo non sono stati in grado di eguagliarli nella capacità di ricerca del necessario consenso fra forze politiche apparentemente antagoniste e finalizzato alla necessità di effettuare le riforme. Non a caso, in un periodo storico apparentemente caratterizzato da un monopolio di partiti conservatori di ispirazione cattolica e sostenuti da forze appartenenti al fronte laico moderato sono stati affrontati temi rilevanti ed in alcuni casi di forte impatto sociale, etico ed emotivo quali lo Statuto dei lavoratori, l’aborto e il divorzio. Questi risultati appaiono ancora più rilevanti nel momento in cui ci si soffermi a valutare il particolare contesto storico nel quale sono stati conseguiti, caratterizzato da tensioni politiche derivanti dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, dal confronto fra il blocco Occidentale e quello Sovietico, dalla necessità di gestire un rapido sviluppo economico geograficamente asimmetrico e caratterizzato da una forte dinamica migratoria tale da modificare completamente il quadro urbano, comunque intervallato da periodi di crisi, da rilevanti cambiamenti nei costumi, dalla necessità di affrontare i rilevantissimi cambiamenti sociali e la minaccia terroristica. Il sistema precedente non era il bengodi ovviamente, tanto che è collassato sotto il peso degli scandali e della lottizzazione politica, ma anche riguardo a questi difetti il nuovo ordinamento non sembra aver apportato miglioramenti sostanziali.
Personalmente propendo quindi per un ritorno al proporzionale con la possibilità di esprimere una o più preferenze. Infatti, guardando alla nostra esperienza democratica mi sembra che in fondo la nostra propensione all’individualismo, al particolarismo, alla frammentazione e se vogliamo alla faziosità ed al clientelismo risulti più innocua e possa persino essere genuinamente costruttiva se posta esplicitamente sotto gli occhi di tutti invece di trasparire dal gioco di correnti male assortite costrette a scorrere per convenienza in uno stesso alveo. Questo sarebbe un modo per facilitare la ricerca individuale di un partito, di una setta o di un movimento che meglio rappresenti i nostri ideali ed anche i nostri interessi materiali, per contrastare il progressivo allontanamento dei cittadini dalla vita politica ed inoltre per favorirne l’accesso. Ritengo probabile che un tale ritorno al passato si tradurrebbe in una maggiore chiarezza riguardo all’ideologia, ai fini ed ai programmi elettorali dei singoli partiti. Queste caratteristiche renderebbero sicuramente ardua la concertazione di una maggioranza e i governi sarebbero presumibilmente caratterizzati da una fragilità intrinseca messa alla prova anche su singoli provvedimenti legislativi, ma questo è esattamente quello che ricerco ed auspico, ovvero che si ritorni tenacemente a discutere, trattare e persino a litigare su singoli aspetti alla ricerca di un equilibrio condiviso e per il bene di tutti.

lunedì 5 aprile 2010

Recensione ALTAI

Altai di Wu Ming, edizione Einaudi

Riporto qui sotto il commento tratto da WWW. bol.it che condivido pienamente.

I contenuti
Un travagliato viaggio verso oriente lo porta fino a Istanbul, dove incontrerà Giuseppe Nasi, alias Joào Miquez, nemico n.1 di Venezia, potente giudeo che dal cuore dell'impero ottomano sfida e destabilizza l'Europa. Tra echi di rivolte, innovazioni tecnologiche, scontri di civiltà, l'intrigo si muove da Ragusa a Cipro, passando per Salonicco (la "Gerusalemme dei Balcani", capitale del giudaismo sefardita) e altre "colonie di funghi velenosi". La parola Thammul indicava la "convivenza" tra le religioni nell'Impero ottomano. Documenti segreti, battaglie, città assediate, biografie che si alimentano di leggenda. In una simile temperie ricompare, anziana ma indomita, una vecchia conoscenza. L'uomo non vede l'intero affresco, ma sa quello che deve fare.

La recensione di BOL.it quindici anni di distanza da Q, il gruppo di autori nascosto sotto l'unico nome di Wu Ming (ma all'esordio fu Luther Blissett) torna a scrivere una nuova avventura ambientata nel mondo del primo romanzo. Un ritorno che ripaga ampiamente l'attesa: si riprendono l'ambientazione e alcuni personaggi, ma il libro va ben oltre dall'essere un semplice "Q 2", proponendo una storia totalmente nuova e indipendente.
Tutto ha inizio a Venezia, quando l'Arsenale prende misteriosamente fuoco mettendo in subbuglio la città. Emanuele De Zante, un caparbio agente della Serenissina, indaga sul colpevole, giungendo ben presto a un nome. Ma le sue deduzioni, seppur corrette, non vanno a genio al Consigliere, che preferisce trovare un capro espiatorio che soddisfi i cittadini e non metta in ginocchio Venezia. Sfortunatamente per lui, è proprio De Zante il colpevole perfetto. E così, in poco tempo il fedele agente si trasforma in fuggiasco, costretto a intraprendere un lungo viaggio verso Costantinopoli. Cambierà nome, conoscerà Giuseppe Nasi, l'arcinemico di Venezia, prenderà parte da protagonista al conflitto tra la Serenissima e l'Impero Ottomano, mentre l'Impero d'Oriente inizia il suo definitivo declino.
Altai è molto più di un romanzo storico: è una storia di potere, un confronto fra civiltà, un incontro tra antichità e attualità. Imperdibile per chi ha amato Q, ma abbastanza diverso da poter incuriosire tanti altri nuovi lettori.