martedì 23 ottobre 2018

Politica e Società: Visioni simboliche di un futuro passato


Chissà perché, mentre rifletto su tutto ciò mi vengono in mente i colori e le forme solo apparentemente assurde degli splendidi quadri di Salvador Dalì ...

Guardo alla politica ed alla società, in particolare quella di casa nostra, con due sentimenti contrastanti.

Il primo sentire è quello che definisco “visione dell’acquario”, si guarda la situazione come se si fosse al di fuori di essa con l’assurda sensazione di assistere a qualcosa di circoscritto, prevedibile ma anche inalterabile. Sei fuori dall'acquario, puoi capire perché la vita si svolge inesorabilmente in un certo verso e puoi intuire l’evoluzione di quel mondo, ma se ciò che vedi non ti piace o se pensi che vada nella direzione sbagliata sei anche consapevole che non puoi fare nulla per modificare quell'ambiente che rimane assolutamente insensibile ad ogni tuo possibile intervento o contributo. Questo tipo di punto di vista genera uno strano stato di atarassia che, da una parte nasconde una buona dose di snobismo dettato dalla presunzione di capire il “gioco”, dall'altra è causa diretta della consapevolezza e della frustrazione di non poter intervenire né cambiare nulla.  Si osserva, si prende nota, tutto rigorosamente da “seduti”, mentre il nostro punto d’osservazione sembra scivolare verso il basso lungo un piano inclinato.

L’altra componente genera uno stato d'animo opposto. Si ha, purtroppo, la spiacevole consapevolezza di essere invece proprio dentro l’acquario e, peggio, si comprende perfettamente di non poter evadere da esso. Questa è la “visione del pesce piccolo”. Il pesce piccolo è permanente in ansia, anche perché si sente un pesce sostanzialmente solitario. Gli sembra di vivere e osservare delle situazioni totalmente assurde e, certamente, vorrebbe quantomeno avere la grazia di una minor consapevolezza. Come per l’osservatore esterno, egli si sente in grado di capire il trend evolutivo dell’ambiente al quale forzosamente si appartiene, ma gli tocca anche prendere atto che la propria oggettiva debolezza finirà per far si che anch'egli sarà trascinato dalla corrente della storia insieme agli altri abitanti dell’acquario senza che si possa fare molto per evitare di finire nei guai insieme e, forse a causa di tutti loro. Da qui discende un irresistibile quanto irrealizzabile desiderio di isolamento e di fuga. Ma dove si potrebbe andare? Purtroppo l’acquario, per definizione, è un luogo piccolo e affollato delimitato da barriere invalicabili, non c’è un angolo, per quanto apparentemente tranquillo dove ci si possa veramente rifugiare e comunque, neppure il mimetismo o persino il dono dell'invisibilità alla lunga servirà a qualcosa!