lunedì 29 luglio 2019

Recensione: L'armata perduta


“L’armata perduta”, di Valerio Manfredi, edizione Mondadori; ISBN: 978-88-04-66717-9.

Si tratta della versione romanzata dell’”Anabasi” del greco Senofonte, opera risalente al IV secolo a.C., che riporta le peripezie di un corpo di spedizione di truppe mercenarie greche (i “Diecimila”) al soldo di Ciro il Giovane, principe persiano intenzionato a spodestare il fratello Artaserse II (o Arsace II).
A partire dalla costa turca del mediterraneo, dalla città di Sardi in Lidia, punto terminale della “Strada Reale” che la congiungeva a Persepoli (situata nell'attuale Iran!), l’esercito di Ciro si spinse fino alle porte di Babilonia (attuale Iraq) dove si scontrò contro l’esercito di Artaserse presso il villaggio di Cunassa. L’esito della battaglia fu determinato dalla morte di Ciro.
Per loro conto, le truppe greche travolsero l’ala sinistra persiana e la misero in rotta ma, rimaste senza “committente” dovettero, fra mille peripezie e per più di un anno di durata, ritirarsi combattendo.
Il corpo di spedizione risalì l’intero corso del fiume Tigri, attraversò il Kurdistan e i monti dell’Armenia fino al Mar Nero, giungendo infine alla città costiera di Trebisonda, compiendo in questo modo un’impresa veramente eccezionale e che, giustamente, rimase nella leggenda.


Da tutta questa “enormità”, l’Autore ne ricava un discreto romanzo. 

lunedì 8 luglio 2019

Recensione: Dai fascismi ai populismi – Storia, politica e demagogia nel mondo attuale

“Dai fascismi ai populismi – Storia, politica e demagogia nel mondo attuale”, titolo originale: “From Fascism to Populism in History”, di Federico Finchelstein, traduzione di David Scaffei, edizione Donzelli; ISBN: 978-88-6843-884-5.

Bel saggio che ha il solo difetto di sembrare un po’ ripetitivo riguardo a certi concetti e che dà l’impressione a volte di essere stato scritto collezionando interventi fatti in tempi diversi.

L’opera principalmente mette in luce le differenze fra i movimenti populisti e il fascismo dimostrando come i primi siano comunque da ricomprendere entro le manifestazioni legittime della democrazia. Secondo l’Autore i movimenti populisti si distinguono dal fascismo proprio perché rifiutano esplicitamente la violenza di base e l’intrinseco settarismo che caratterizza quest’ultimo. Se poi può essere vero che tali movimenti tendono a presentarsi durante i momenti di crisi della democrazia liberale, va anche ricordato che nella storia i movimenti populisti abbiano spesso costituito la via d’uscita da governi retti da regimi autoritari più di quanto essi abbiano costituito il primo segnale di scadimento dei governi democratici verso forme dittatoriali di destra o di sinistra.

Certo, il populismo fa storcere il naso a coloro che credono fermamente alle forme della democrazia liberale, la quale però, come forse accade oggi, non sa sempre trovare le soluzioni ai problemi che pone buona parte dell’elettorato; non è quindi impossibile che le varie forme di populismo siano non solo ovvi sintomi di malessere generale nei confronti del sistema di poteri tradizionale, ma costituiscano persino una sorta di anticorpi perché tali equilibri cambino ed evolvano in un contesto di permanenza democratica.