“La bomba – Cinquant'anni
di Piazza Fontana” di Enrico Deaglio, edizione Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-07049-5.
Il 12 Dicembre 1969
scoppiava un ordigno nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di
Piazza Fontana, in pieno centro di Milano.
L’attentato fece 17
morti e decine di feriti (circa novanta) e fu, inizialmente attribuito agli
anarchici.
Successivamente, molto,
moltissimo tempo dopo, posto che l’ultimo processo della Cassazione risale al
2005, venne chiarito che l’attentato fu opera di Franco Freda e Giovanni
Ventura, appartenenti ad una cellula del gruppo neofascista di Ordine Nuovo …
che non furono condannati in quanto già assolti precedentemente dalle medesime
accuse da una sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 1987!
All'epoca però, alcuni
anarchici furono (anche troppo) prontamente arrestati; fra questi, il “Mostro” Pietro
Valpreda, “inchiodato” da una testimonianza inattendibile e smaccatamente
pilotata dagli inquirenti. Rimase in prigione per 3 anni in attesa di processo
e venne definitivamente prosciolto solo nel 1987.
Ma la diciottesima
vittima conclamata della strage, forse la più famosa, fu Giuseppe Pinelli, un
ferroviere anarchico, in quel momento solo convocato in questura, che “cadde” giù
da una finestra di un piano alto dell’edificio. Come avvenne questo “incidente”
non fu mai chiarito con precisione, ma ad oggi risulta chiaro, quantomeno a chi
si è interessato al caso, che egli, più precisamente, “fu spinto” giù nel corso
di un interrogatorio.
Della bomba, opera di
un gruppo di estrema destra strettamente connesso e coperto da una sezione speciale
delle nostre forze di polizia (il famigerato “Ufficio Affari Riservati”) e della grandissima influenza che essa ebbe
nel contesto della cosiddetta “strategia della tensione”, oggi si sa tutto (se
non si vuole fare finta di niente) e l’Autore ce ne fa un resoconto perfetto
riportandoci al clima di quegli anni e dei decenni successivi nel corso dei
quali l’Italia e la nostra gracile democrazia pagarono il conto con la storia.
Adesso è chiaro
infatti che la nostra società civile rimase lungamente soffocata e compressa da
apparati amministrativi, di pubblica sicurezza e da una magistratura largamente
ereditati e non epurati dal precedente regime fascista, diretti da una classe politica
dirigente ignorante, conservatrice, corrotta e retrograda, talmente ossessionata
dalla paura del cambiamento da cercare di soffocarlo ad ogni costo, anche
servendosi di metodi eversivi e mafiosi.
Spesso si ha persino
l’impressione che questa storia non sia mai veramente finita.
Questa quindi è un’opera
assolutamente da leggere, che più che un saggio dovrebbe diventare un testo
scolastico per spiegare ai giovani studenti la realtà di quegli anni e, soprattutto
per comprendere il perché e come siamo qui.
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