mercoledì 16 giugno 2021

Recensione: Tiger nel fango

 

 "Tiger nel fango” di Otto Carius, traduzione di Vincenzo Valentini, Edizioni Italia Storica Isbn 9788894226546.

Spigolando nella libreria in tempi di Covid mi sono imbattuto in questo libro acquistato dai miei figli fan di video games “carristi” (war thunder, world of tanks ... ammetto che piacciono anche a me 😊!).

Si tratta della biografia di uno dei più famosi carristi tedeschi della Seconda guerra mondiale; veterano del fronte orientale, gli fu accreditata la distruzione di più di 150 mezzi corrazzati nemici. Venne decorato con una delle massime onorificenze previste dal regime nazista (la croce di cavaliere con fronde di quercia), combatté fino all’ultimo sul fronte occidentale e dopo la guerra aprì una farmacia. Aggiungo (per me questo è importante visto il soggetto trattato) che sul suo conto, facendo qualche rapida ricerca in rete, non si fa alcuna menzione riguardo a particolari simpatie e vicinanze con il regime nazista o, nel dopo guerra, con movimenti di estrema destra. Anzi, l’Autore, per sua stessa ammissione scrisse queste memorie per “riscattare l’onore” di tanti soldati tedeschi cercando di spiegare, in un dopoguerra che vide (fortunatamente) la piena condanna del nazifascismo, che la grande parte dei militi fecero semplicemente il loro dovere di soldati senza forse porsi troppe domande riguardo al regime che stavano servendo (penso che questo sia valso anche per tanti italiani) perché prevalse il sentimento di lealtà verso la Patria e quello verso i propri commilitoni; in fondo, la spiegazione più semplice e naturale del fenomeno!

Tornando al libro, non ci aspetti nessun particolare capolavoro; le descrizioni sono asciutte e tutto viene spiegato nei termini e nel linguaggio più semplice e con l’ausilio di qualche cartina un po’ rudimentale. L’Autore racconta gli episodi come se descrivesse ciò che vedeva sotto i suoi occhi durante lo svolgimento delle azioni e della vita al fronte, gettando solo qualche commento riguardo alle più o meno buone capacità di comando dei propri superiori. Curiosamente, emerge una certa stima delle qualità dei soldati sovietici ...

Tutto ciò non intacca l’interesse per questa biografia che per me ha proprio il pregio di spiegare in modo semplice, razionale e molto umano il “perché” i soldati tedeschi combatterono fino all’ultimo con quella “professionalità”, dedizione (spesso intesa da altri come fanatismo) e magari con quel briciolo di ottusità che, in fin dei conti sono qualità che tendiamo a riconoscere a questo popolo.

martedì 8 giugno 2021

Un commento sul caso di Saman Abbas

Sono rimasto colpito dal caso di Saman Abbas, la giovane donna pachistana uccisa di recente a causa del suo rifiuto di convolare a nozze combinate. Il mio stupore non riguarda tanto il caso in sé che, purtroppo risulta simile ad altri fatti di cronaca che raccontano episodi analoghi, ma il fatto che, in questo caso, sulla base di quanto leggo sul giornale, l’esito del dramma appariva prevedibile, ma soprattutto PREVENIBILE.

Ad esempio, su: https://www.repubblica.it/cronaca/2021/06/07/news/saman_uccisa_in_13_minuti_lo_zio_l_ha_strangolata_dopo_mio_padre_piangeva_-304736292/?ref=RHTP-BH-I293269148-P2-S1

Viene raccontata tutta la vicenda, ma quello che emerge in sintesi è che la ragazza era già ospite di una comunità protetta e che si era recata nuovamente dai genitori per recuperare i suoi documenti e effetti personali.

Dunque, la situazione di pericolo/disagio era già nota ai nostri servizi sociali e mi chiedo come mai, in casi del genere, si permetta che una persona a rischio venga lasciata sola ad entrare nella tana del leone, senza che venga accompagnata da un assistente sociale o, forse meglio, da qualche agente di pubblica sicurezza.

In sintesi, questa giovane donna non l’abbiamo certo uccisa noi, ma mi sembra, che noi abbiamo permesso che ciò accadesse a causa della nostra “incuria”. Se infatti, gli altri sono “barbari”, noi certamente non ci distinguiamo per l’efficienza con la quale facciamo applicare le nostre regole, i nostri principi e, soprattutto, per come tuteliamo coloro che si affidano alla nostra assistenza e protezione.