lunedì 24 ottobre 2016

Recensione: La Legge del Sangue - pensare e agire da nazisti


“La Legge del Sangue – pensare e agire da nazisti”, titolo originale: “la loi du sang. Penser et agir en nazi”, Johann Chapoutot, traduzione di Valeris Zini, edizioni Einaudi, ISBN 978-88-06-22712-8.

Un saggio bellissimo che ci guida alle radici della cultura nazista spiegandone i dogmi, le origini fattuali, i riferimenti culturali e perfino (il che mi è apparso stranamente curioso!), la sua insospettabile coerenza interna.

Si perché, una volta accettati i dogmi fondanti (per me molto fantasiosi) della preminenza di una razza nordica originaria e naturalmente “superiore” sul piano genetico e etico, della purezza del sangue e di una forma radicale di darwinismo naturale e sociale, si finisce per considerare come coerente un mondo all’incontrario che riscrive la storia attraverso una chiave di lettura che racconta di una guerra totale apocalittica e plurimillenaria fra culture e razze diverse, finalizzata al dominio del proprio spazio vitale e alla conservazione della purezza dei caratteri raziali originali. In questo contesto, tutto è ricompreso nei concetti di popolo, razza, sangue e suolo; l’individualismo come l’universalismo sono illusioni, errori o vizi del pensiero, mentre è importante solo ciò che preserva e rafforza la comunità raziale del “Popolo” (Volk). Da qui consegue l’odio per gli allogeni, la condanna dell’aborto, il ricorso all’eugenetica, la pianificazione dell’aggressione territoriale e la pratica del genocidio. Per la morale nazista tutto ciò è frutto di “Scelte”, ma soprattutto trattasi di azioni necessarie, coerenti e virtuose finalizzate alla prevalenza in una lotta per la sopravvivenza disperata e totale che non ammette né cedimenti né dilemmi etici e morali.

Un vero tour nelle catacombe dell’animo umano.