giovedì 28 dicembre 2023

Natalità: bufale, malafede e banalità

 L’Italia non fa bambini e in questo record si distingue come “prima della classe” persino rispetto ad altri paesi sviluppati che, per altro, anche loro arrancano nonostante magari le tante iniziative per mitigare la cosa.

Ora, sappiamo anche che la denatalità sicuramente può essere un problema, perché creare scompensi in sistemi, come quello previdenziale, che ancora soggiacciono a regole sbagliate che prevedevano un rapporto virtuoso fra generazioni di giovani lavoratori e percettori di redditi pensionistici; in attesa dei correttivi, ci tocca quindi trovare “soluzioni tampone”. Sappiamo anche che una Società anziana ha anche un sacco di altri problemi; tende ad annichilirsi, a non innovare, a rimanere statica, ecc., ecc., soprattutto … è banalmente “triste”!

Di per sé però, a me sembra incredibile che non si riconosca che la denatalità sia solo di per sé un “fenomeno” che, come tale, vada semplicemente accettato e non necessariamente ostacolato. Semmai, quindi, il dibattito dovrebbe spostarsi sul come evitare o almeno attenuare gli aspetti non voluti collegati a tale trend, ma si dovrebbe invece riconoscere che il non fare figli sia un diritto sacrosanto e rispettabilissimo di ogni individuo (o coppia che sia!).
Intanto diciamolo, parlando anche di situazioni socio economiche virtuose e non solo di scenari di crisi, secondo me si può incentivare la natalità in mille modi, ma difficilmente si riuscirà a convincere i giovani (soprattutto le donne) a fare molti (troppi?) figli. Diciamolo, i figli si fanno “poco” e “tardi” perché non sempre sono il principale obiettivo di vita di chi ha studiato, vuole emergere in altri ambiti e, magari (perché no?), vuole divertirsi il più possibile e, magari, evitare di prendersi troppe responsabilità. Fare i genitori dà infatti un sacco di soddisfazioni ma anche non poche grane, costi, impegni e limitazioni e quindi non è per nulla scritto che uno ci debba tenere per forza a fare l’esperienza. Per descrivere la cosa con un’immagine, io sono ragionevolmente convinto che, se fossimo immortali o, almeno, avessimo la garanzia di vivere veramente a lungo giovani ed in salute, i figli non li faremmo per nulla o sarebbero eventi gestiti con il contagocce!

In altre parole, i figli non li facciamo perché, appena appena affrancati dai non auspicabili scenari di vita che Madre Natura ci aveva prospettato nei secoli precedenti,  siamo diventati consapevolmente individualisti e edonisti e, francamente, non c’è neanche nulla di male nell'essere così! I figli invece li facciamo perché capiamo, banalmente, che, seppur migliore di prima,  la vita "bella" rimane penosamente corta e pertanto, da anziani e mentre lo si diventa, vale la pena provare a dargli un senso che vada al di là delle quattro cretinate che, di solito, ci piace fare e che ci piacerebbe continuare a fare all'infinito anziché imbarcarci in attività che sappiamo esser assai più vincolanti ed impegnative... come, ad esempio, occuparsi della prole!

Arriviamo al punto quindi:

1)   1)  Non fare figli NON è un problema, ma una scelta. Possiamo incentivare chi ha voglia di farli, ma difficilmente ci si muoverà significativamente da questi ritmi di (de)crescita.

2)    2) Fare caterve di figli ora, NON è la soluzione immediata alla maggior parte dei problemi che pone ORA la denatalità. Se infatti stiamo pensando alle nostre pensioni, alla necessità di innovare, allo svecchiamento della nostra società, ecc., ecc. …, la soluzione NON è fare bebè, ma “importare” giovani (soggetti fra i venti e i trentanni, per capirci!) ed evitare che quelli che abbiamo scappino via all'estero!

… tutto molto semplice quindi!

... e smettiamo almeno di parlare di "sostituzione canina" per favore.


mercoledì 20 dicembre 2023

Recensione: Proletkult

 "Proletkult”; di Wu Ming; edizioni Einaudi; Isbn 978-88-06-24342-5.

Entro una cornice che sta a metà fra il romanzo storico e quello di fantascienza i Wu Ming raccontano, mescolando ad arte fatti reali e fantasia, alcune parti della vita di Aleksandr Bogdanov -Malinovskij (1873 – 1928), politico, filosofo, scienziato e scrittore di fantascienza.

Ammetto che nulla sapevo di questo affascinante personaggio prima di inciamparci per caso grazie al libro di Rovelli “Helgoland” dedicato alla fisica quantistica, dove ho scoperto la sua preminenza fra i protagonisti artefici dell’affermazione del bolscevismo. Egli fu infatti assai vicino, ma anche in contrapposizione a Lenin (che infine rigettò totalmente le tesi del primo) e proprio alcune delle sue posizioni filosofiche ispirate all'empiriocriticismo di Ernst Mach (che influenzò, fra gli altri, fisici del calibro di Einstein e Schrodinger) gli costarono una progressiva marginalizzazione politica che si ritrova anche fra i temi di sfondo del romanzo.

Il titolo del romanzo prende spunto dal Proletkult, movimento intellettuale che egli aveva contribuito a creare allo scopo di forgiare una pura cultura proletaria, ma che finì anch'esso per essere avversato dal regime sovietico.

Aleksandr Bogdanov fu anche un medico di una certa importanza e competenza e anche questa parte delle sue esperienze risulta in qualche modo centrale per la trama del romanzo. In particolare, si dedicò a studi pionieristici riguardo alle trasfusioni di sangue (anche qui un po’ condizionato dalle sue personali ideologie filosofiche). Sul piano strettamente storico, Bogdanov morì proprio a seguito dei suoi studi ed esperimenti, in seguito ad una trasfusione mentre cercava di salvare un paziente malato di tubercolosi.

Come il solito i Wu Ming sanno tenere con il fiato sospeso e, anche in questo caso, mescolano con equilibrio fatti storici reali ad elementi di fantasia rendendo plausibili anche le situazioni e gli scenari più surreali.

domenica 3 dicembre 2023

Recensione: Helgoland

 "Helgoland”; di Carlo Rovelli; edizioni Adelphi; Isbn 978-88-459-3505-3.

Carlo Rovelli ha il dono di rendere (moderatamente) comprensibili anche ai profani concetti complicati come, in questo caso, la fisica quantistica.

Il lettore, partendo da Helgoland, isola nel Mare del Nord dove si ritirò il fisico Heisenberg per mettere ordine alle sue congetture riguardo a questa branca della fisica, allora agli albori, viene guidato alla scoperta delle caratteristiche salienti e delle bizzarre spesso contro intuitive e quasi magiche della meccanica quantistica, descrivendo inoltre i dibattiti e i contribuiti che mano a mano si aggiunsero alle prime considerazioni del gruppo di fisici che posero le basi per la descrizione teorica delle regole sottostanti alla fisica delle particelle.

L’Autore descrive efficacemente anche quale fu il clima culturale e il contesto filosofico entro i quali tali idee poterono germinare e prosperare. A questo proposito, personalmente sono stato molto colpito dal pensiero dei filosofi positivisti quali, ad esempio Ernst Mach (il cui pensiero influenzò Einstein e Schrodinger) promotore, insieme a Richard Avenarius empiriocriticismo che, mi farà scoprire il personaggio di Aleksandr Bogdanov spingendo le mie letture in una direzione inaspettata … ma questa è un’altra storia!

sabato 2 dicembre 2023

Recensione: Chimere – Sogni e fallimenti dell’economia

 

"Chimere – Sogni e fallimenti dell’economia”; di Carlo Cottarelli; edizioni Feltrinelli; Isbn 978-88-07-49362-1.

Saggio piuttosto interessante che tratta sette temi di moda e ampiamente dibattuti.

  1. Genesi, funzionamento e dibattito sul ruolo delle Criptovalute.
  2. Le Banche Centrali, il loro ruolo nella creazione della moneta e la loro effettiva capacità di regolazione del ciclo economico e dell’inflazione.
  3. La relazione fra la liberalizzazione della finanza con la crisi finanziaria del 2008.
  4. Gli effetti della globalizzazione e i suoi riflessi sulla sovranità economica.
  5. Il ruolo delle tecnologie dell’informazione e il loro rapporto con la produttività (nonché con la ripartizione della ricchezza!).
  6. L’economia del “gocciolamento” (ovvero, “taglio le tasse ai ricchi per stimolare l’economia”!) e flat tax.
  7. Crescita e crisi ambientale.

Stante la competenza dello scrivente i diversi temi sono affrontati con profondità, senso critico e, aggiungerei, assenza di partigianerie.

Confesso infine di sentirmi sulla stessa “lunghezza d’onda” rispetto all'Autore, di conseguenza, a me il Saggio è ovviamente piaciuto e mi è servito a rafforzare le mie personali convinzioni, per altro già parecchio salde riguardo a questi argomenti.