giovedì 1 agosto 2019

Recensione: Il mare nero dell'indifferenza


“Il mare nero dell’indifferenza” di Liliana Segre, a cura di Giuseppe Civati, edizione People; ISBN: 978-88-32089-01-1.

Liliana Segre, senatrice della Repubblica è una dei testimoni ancora in vita dell’Olocausto.
Nell'opera citata racconta la propria esperienza. A otto anni essa fu emarginata, a seguito dell’introduzione delle “Leggi Raziali” nel 1938 che le impedirono di continuare a frequentare le scuole pubbliche; poi, insieme al padre Alberto, fu richiedente asilo in Svizzera nel 1943 da dove, a seguito del rifiuto all'accoglienza verrà rispedita in Italia, arrestata e tradotta nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau (dove il padre morì), dal quale verrà liberata nel Maggio del 1945 grazie all'arrivo delle forze Sovietiche.

Una storia simile ad altre sentita tante volte (anche se furono relativamente pochi coloro che scamparono all'internamento nei campi di sterminio) ma che presumibilmente il pubblico stenta ancora a “capire”.

Quello che preme all'Autore infatti non è tanto il raccontare la propria vicenda (tristemente simile a quella di tanti altri), quanto il cercare di spiegare le cause che hanno portato delle società “civili” a degenerare così tanto dal volersi accanire in modo assolutamente disumano contro significative minoranze di propri concittadini. Tale urgenza viene tanto più sentita non solo perché, letteralmente, i testimoni di quei fatti si stanno estinguendo, ma soprattutto perché tali lezioni non comprese ci espongono al rischio di ripetere nuovamente i medesimi errori di allora.
Per Liliana Segre la principale responsabile della deriva morale di una società è “l’indifferenza”, cioè l’incapacità di indignarsi, di immedesimarsi, di prevedere e di agire di fronte ad una serie di scivolamenti morali, ognuno dei quali spesso relativamente di poco conto. L’Autore quindi invita tutti a vigilare con impegno sui nostri stessi comportamenti e su quegli altrui per fermare sul nascere ogni possibile intento discriminatorio e prima che ci si possa assuefare a dosi sempre più elevate di violenza fisica o morale.
L’antidoto per evitare tali tipi di tragedie e quindi in ciascuno di noi, libero di coltivare la propria cultura personale e il gusto per la verità nonché gli ideali libertari e democratici, così intrisi del concetto di convivenza e tolleranza.

Ottima lezione che è sempre bene ripassare.

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