Fanteria dello
spazio"; di Robert A. Heinlein, edizione kindle.
Juan Rico è il giovane protagonista
di questo famoso romanzo di fantascienza: Egli vive in un futuro prossimo
(rispetto agli anni '60 del XX secolo!) In un mondo unificato e pacificato ma
minacciato da una razza aliena di insetti.
La pace e l'ordine sulla
Terra sono stati ottenuti (e restaurati) a seguito di una devastante guerra
mondiale grazie all'iniziativa di alcuni veterani che hanno imposto un nuovo
ordine politico basato su una forma elitaria di democrazia, che conferisce solo
ai "cittadini" un certo insieme di "diritti" (per esempio il
diritto attivo e passivo del voto). Per acquisire lo status di "cittadino"
è necessario prestare, su base volontaria, almeno un turno di servizio militare
(come minimo biennale).
Rampollo di una ricca
famiglia, il giovane Rico sceglie di arruolarsi come volontario in MI (fanteria
mobile) contro l’opinione dei suoi genitori e, da lì in poi, fondamentalmente,
il romanzo racconta la progressiva trasformazione morale di un giovane e
frivolo diciottenne in un “vero uomo”, prima attraverso un percorso di addestramento
militare molto duro e selettivo, poi come risultato degli eventi bellici in cui
si troverà coinvolto.
Costantemente sullo sfondo,
come mentore dell’aspirante cittadino si staglia la figura e il ricordo di un ex
professore di liceo, insegnante di storia e filosofia morale (cattedra
riservata ai soli “cittadini”, ovvero ad ex militari!) e ex ufficiale della MI
al quale viene spesso demandato il ruolo di interprete e relatore dell’utopia
politica proposta dall’Autore.
Venendo al mio giudizio riguardo
al romanzo, devo dire che ho trovato molto difficile stabilire esattamente il
mio livello di gradimento dello stesso.
Premetto che ne avevo
sentito parlare fin dalla mia adolescenza (quindi quasi 40 anni fa!) come di un
caso “politico” (un po’ come successe in Italia al “Signore degli Anelli” di
Tolkien) che divideva regolarmente i lettori fra detrattori, appartenenti alla “sinistra”
e ferventi elogiatori che, invariabilmente, orbitavano politicamente a “destra”.
In effetti, a lettura
ultimata, una delle cose che mi ha lasciato perplesso è che l'Autore abbia dedicato
più tempo a spiegare la sua visione politica e il difficile percorso che porta
il protagonista a comprenderla in pieno, rispetto a quanto invece sia
effettivamente rilevante la vicenda in sé. La trama e, in particolare la guerra
galattica mi sono sembrati, infatti piuttosto irrilevanti rispetto alla
presentazione del modello sociale proposto da Heinlein e la sensazione è
rimasta tale anche dopo aver riflettuto sul fatto che, in fondo, le utopie e/o le
distopie costituiscano spesso una “valuta corrente” in SF, normalmente utilizzate
per strutturare l’ambientazione di fondo entro la quale si svolge la vicenda.
Qui, al contrario,
l'impressione è che la storia personale del protagonista e la guerra degli
insetti siano solo una scusa per descrivere un'alternativa politica e
filosofica.
Quindi alla fine posso
dire:
1) Interessante come punto
di vista politico e filosofico; anche se non sono sicuro che sarei d'accordo
riguardo all'applicazione di un tale modello politico-sociale che appare, effettivamente
abbastanza “destrorso”.
2) Non molto coinvolgente
come storia di fantascienza in sé (l’adrenalina non scorre!).
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