lunedì 16 agosto 2021

Recensione: Conquistador – Cortés, Montezuma e la caduta dell’impero azteco

 "Conquistador – Cortés, Montezuma e la caduta dell’impero azteco”, di Buddy Levy, titolo originale: “Hernàn Cortés, King Montezuma and the Last Stand of the Aztecs”; traduzione di Luna Orlando, edizioni Bruno Mondadori, Isbn 9788861594166.

Bellissimo saggio, dettagliato e avvincente come un romanzo d’azione.

La storia della conquista del Messico, della caduta dell’impero azteco e dell’intricato rapporto che intercorse fra Montezuma e Cortés ha veramente dell’incredibile tanto che, se non fosse storia, sicuramente la si crederebbe opera di fantasia.

Notevole il ritratto di Cortés e dei tanti conquistadores che lo accompagnarono; certamente furfanti, avidi, feroci e, per lo più, bigotti, ma dotati di una vigoria fisica, di un coraggio, di una tenacia e di una determinazione da lasciare stupefatti ... Que hombres excepcionales!  

Kabul è caduta! ... come al solito, per altro!

Ecco che si ripete la nemesi storica afghana e, per l’ennesima volta, un governo supportato dall'intervento straniero viene spazzato via!

Già Alessandro Magno si era impelagato nella regione che corrisponde in parte con l’attuale Afghanistan; forse, a quei tempi, le cose non andarono poi tanto male, posto che quei territori furono centro di una fiorente civiltà sincretica e, almeno nominalmente, fecero a lungo parte dell’impero seleucide anche dopo la morte del condottiero.

Quello che è certo però è che, in tempi “moderni”, cercare di controllare l’Afghanistan non è mai stata una buona idea. Ci hanno provato gli inglesi a più riprese a partire dal 1839 e, in quel frangente con esiti disastrosi, mentre andò meglio con la campagna del 1878 -1880 (“Seconda guerra Afghana”), ma alla fine si tornò al punto di partenza al termine della “Terza guerra Afghana” (1919) a seguito della quale questi territori riottennero la piena indipendenza.

Poi fu la volta dei russi con un conflitto che durò dal 1979 al 1989 ed infine ecco il turno degli americani e dei rispettivi alleati (compresi noi italiani) che, a partire dal 2001 sono rimasti impantanati laggiù per vent'anni per poi assistere al crollo del governo da essi supportato nel giro di pochi mesi!

E adesso a chi passa il cerino? Viene infatti un poco il sospetto che dietro l’abbandono del teatro dopo vent'anni di presenza infruttuosa ci sia non solo il desiderio di lasciarsi alle spalle l’ennesima esperienza fallimentare in quelle lande, ma anche il non troppo celato proposito di mettere nei guai proprio qualcuna delle altre più o meno conclamate potenze regionali. Certamente i russi e relativi alleati, i cinesi, gli indiani, i pakistani e gli iraniani saranno   giustamente in apprensione 😊!

Quantomeno per il popolo afghano in toto, speriamo che non si ponga il problema e che non siano necessari altri “gendarmi” per spiegare a queste popolazioni come debbano comportarsi a casa loro; ma soprattutto c’è da sperare che i talebani, obbiettivamente da considerarsi gli attuali vincitori, abbiano fatto tesoro dell’esperienza precedente, siano infine anche loro stufi di vivere perennemente in guerra, siano disposti a una maggiore moderazione e che, soprattutto, siano propensi a condividere il potere anche con le altre componenti politiche ed etniche del Paese... sennò sarà di nuovo il caos!

Solo con il tempo si potrà capire come evolveranno le cose, sicuramente però non c’è da essere molto ottimisti e, non vorrei proprio essere nei panni di una giovane studentessa afghana o di qualche collaboratore del passato governo! Come il solito, in questo immane disastro chi ci andrà di mezzo saranno le persone normali ...

Tornando a noi, io però ancora mi chiedo ... ma noi italiani cosa ci facevamo laggiù da così tanto tempo? Per quale misterioso “interesse”? Con quale ambizioso obiettivo? Qualcuno se lo ricorda?

Possibile che la nostra condizione di vassallaggio sia ancora così stringente da costringerti a far parte di tali disastri annunciati in luoghi oggettivamente così lontani e alieni?