martedì 22 gennaio 2019

Lannuti e i Protocolli di Sion ... quando si è ignoranti!


Un Senatore M5S, tal Lannuti twitta relativamente a "banchieri e Protocolli dei Savi di Sion" ....


... come definirlo se non come "totale IDIOTA"!

Uno a questo livello, parlando di una sana democrazia, dovrebbe come minimo essere dimesso d’ufficio e possibilmente messo alla berlina e bandito da qualsiasi incarico pubblico per l’eternità.  ... tutto ciò, non tanto perché non sia lecito, seppur sconveniente, essere razzisti ... ma solo perché certi abissi di ignoranza, a certi livelli (il povero tapino siede in senato!) non possono essere tollerati e vanno semplicemente ferocemente repressi.

Per la cronaca:
Considero innanzi tutto l'antisemitismo come inevitabilmente "fuori moda" (e dai, insomma! Siamo quasi 100 anni dopo gli anni Trenta del Novecento!), se vogliamo, un po' come il "creazionismo", il "mesmerismo" e la teoria del dualismo "mente - corpo". Temi da subcultura in sintesi ... un po' da snobbare perché ormai inesorabilmente e definitivamente "risolti" su un piano dialettico e scientifico.
In questo ambito però, i "Protocolli" sono ormai una tipica favoletta per bambini perché non è possibile che ci sia ancora qualche totale CRETINO, che non abbia più dell'età dell'asilo, che non sappia che i "Protocolli di Sion" furono opera di disinformazione prodotto dalla polizia segreta ZARISTA (avete letto bene ... proprio "zarista" quella degli zar di Russia! Archeologia quindi!).
Uno così quindi non ha proprio diritto di sedere in una camera rappresentativa e nel caso vi venga ammesso, deve al più fungere da “poggiapiedi”!

Morale:
Cari elettori M5S, per carità, fate almeno un po’ di selezione preventiva fra i vostri candidati!  O almeno, mettete un filtro ai loro “cinguettii”!
... Perché, al bar, un po' alticci in fondo si può dire di tutto, ma un senatore, invece,  è bene che ci pensi un po' su prima di mandare messaggi che avranno comunque un certo risalto.

lunedì 21 gennaio 2019

TAV: Ma quanto ci costi? (Nel senso ... qualcuno lo sa?)

TAV, solita confusione sul tema dei costi.

In un intervento televisivo del M5S Alessandro Di Battista il costo per l'Italia viene stimato in 20 miliardi di euro, informazione che La Repubblica riduce a 2,8 (!!!!), facendo però qualche distinguo:
ad esempio l'articolo afferma che il costo originale per il nostro Paese era stimato in 4,3 miliardi, ma alcune opere sono state posticipate (quindi però, prima o poi si faranno!) mentre dal conteggio viene scorporato il costo di 1,7 miliardi che riguarda l'ammodernamento di un altro tratto della linea della valle.
Qui i dettagli:

https://www.repubblica.it/politica/2019/01/20/news/tav_alessandro_di_battista_venti_miliardi_amianto_fatti_e_verita_-217060359/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S2.8-T1

Ad essere onnicomprensivi dunque, si potrebbe usare come termine di confronto la cifra di 6 miliardi (4,3 + 1,7) comunque lontana dai 20 di cui si parla il M5S.

Dove sta però la verità?

Personalmente credo alle stime di Repubblica anche se, in questi casi rimane sempre il sospetto che i costi lievitino nel corso del tempo.

Il punto centrale però rimane sempre il giudizio riguardo all'utilità dell'opera ... Elemento che le opposte partigianerie sembrano continuare a trattare in maniera esclusivamente dogmatica.
Ora, qualcuno vorrebbe finalmente spiegarci perché la TAV sarebbe utile oppure non? ... Spiegando magari un po' diffusamente le ragione e gli elementi presi in considerazione al fine di maturare l'uno o l'altro giudizio?




giovedì 17 gennaio 2019

Brexit: Che fare? ... non un passo indietro!

In effetti la questione è piuttosto ingarbugliata, però, se l'obiettivo è soprattutto quello di rafforzare i propositi riguardo al progetto della UE (soprattutto in vista delle prossime elezioni) è, a mio avviso necessario "dare una lezione" a tutti quanti in modo che altri movimenti populisti ci pensino due volte prima di percorrere delle scelte azzardate come quella fatta nel caso del referendum inglese.
Il messaggio deve arrivare forte e chiaro a tutti gli scellerati e ignoranti "sovranisti" ... la UE non butta fuori nessuno ma non impedisce neanche ad nessuno di uscire ... chi è fuori, però, è FUORI! OUT!
Personalmente non farei quindi proprio nulla per togliere dagli impicci il governo britannico ... che affondino pure dopo tanta colpevole irresponsabilità!
Aspettiamo dunque in serena e  composta attesa che il popolo britannico si dilani e che poi ci implori (in toto o a pezzi, magari cominciando da Scozia e Irlanda del Nord) di riaccoglierli nell'Unione ...

Intanto noi facciamo le nostre "pulizie" perché ne abbiamo bisogno (vedi recente mea culpa relativamente al caso Grecia!) e rilanciamo un progetto basato su una maggiore unione che sia anche genuinamente politica e non solo economica ...

viva la UE! e in malora gli XXXexit!





martedì 15 gennaio 2019

Recensione: Lo Stato-partito del fascismo. Genesi, evoluzione e crisi 1919 – 1943


“Lo Stato-partito del fascismo. Genesi, evoluzione e crisi 1919 – 1943”; di Loreto Di Nucci; edizione Il Mulino; ISBN: 978-88-15- 13214-7.

Il Saggio produce una sintesi dell’evoluzione istituzionale dello Stato fascista e dell’omonimo partito (PNF) partendo dalla genesi fino alla loro dissoluzione e si sofferma in particolare per rimarcare i punti di frizione fra queste due componenti fondamentali del fascismo.

Nel corso della loro esistenza, a partire dalla conquista del potere, le istituzioni del governo fascista furono costantemente afflitte da un certo grado di dipendenza e da forti interferenze dovute alla posizione di forza del PNF. Fin da subito si cercò si mettere in atto un processo che prevedesse la subordinazione del partito allo Stato ma nei fatti, il programma procedette lentamente e finì comunque con il risultare imperfetto.

Il dualismo Stato-partito risulta chiaramente riscontrabile soprattutto a livello locale dove è relativamente facile individuare forti frizioni, antagonismo e interferenze fra le istituzioni prefettizie e quelle del partito rappresentate dalla figura del “federale”; esso però si presentò anche a livello nazionale e sul piano costituzionale ed è rintracciabile, ad esempio, nell'ambiguità attribuita nel corso del tempo alla carica di segretario di partito del PNF, oppure nel difficile dualismo Stato-partito sui temi dell’assistenza sociale, della formazione e dell’istruzione.

L’opera si presenta quindi come abbastanza interessante e, soprattutto, le tesi sviluppate si basano su un ampio lavoro di ricerca svolto attraverso il vaglio e la presentazione di fonti primarie. La citazione e l’esposizione diretta di innumerevoli casi e documenti costituisce però anche un limite del Saggio perché ne rende un po’ faticosa la lettura lasciando l’impressione di una certa ripetitività riguardo ai temi trattati.