lunedì 8 febbraio 2021

Recensione: La strettoia - come le nazioni possono essere libere

 "La strettoia – come le nazioni possono essere libere”, titolo originale: “The Narrow Corridor”; di Daron Acemoglu e James A. Robinson, traduzione di Fabio Galimberti e Gaia Seller, editrice Il Saggiatore, Isbn 978-88-428-2702-3.

A metà del milleseicento Hobbes pubblica “Il Leviatano, o la materia, la forma e il potere di uno stato ecclesiastico e civile” prendendo a prestito la figura del Leviatano, il mitico mostro marino, per raffigurare il potere dello Stato. Hobbes è quindi forse il primo filosofo a formalizzare una serie di temi antichi quanto noti che ruotano attorno almeno ad un paio di concetti:

1)     Da una parte, comunemente (ma non universalmente!)  si riconosce come un’organizzazione statale sia necessaria o, quantomeno benvenuta per congiurare la “Warre”, cioè la guerra di tutti contro tutti che, inevitabilmente caratterizzerebbe una società senza Stato. Lo Stato deve quindi essere dotato di forza e autorità (nonché, si spera, di autorevolezza!) e, in particolare, ad esso va ascritto quel “monopolio” dell’uso della forza che gli permetta di imporsi sui propri cittadini e/o sudditi e quindi, sui “nemici” interni o esterni che siano.

2)  Dall’altra risulta raccomandabile, se non proprio necessario” incatenare” il Leviatano, cioè trovare quella serie di contrappesi politici, legali e culturali che impediscano la crescita dispotica del Leviatano, in modo che tale eccesso di potere non soffochi le libertà e le iniziative individuali.

In sintesi, l’intero (bellissimo) saggio distingue tra:

a)  Società ove il Leviatano è “assente”, cioè ove il potere dello Stato è inesistente o attivamente depotenziato da norme sociali e/o gruppi di potere alternativi.

b)  Società ove il Leviatano è “dispotico”, cioè ove il potere dello Stato è saldamente presente, ma non validamente contrastato da adeguati contrappesi che permettano il fiorire delle libertà individuali, dando così spazio alle forme di autoritarismo.

c)   Società ove il Leviatano è di “carta” per le quali gli autori tendono a trasmettere un’immagine ove lo Stato è caratterizzato da un apparato burocratico disfunzionale, anche se non necessariamente dispotico. In questi casi, anche se uno Stato non è necessariamente violento e autoritario, esso si dimostra largamente inefficiente ed incapace di sopperire ai bisogni della società civile.

d)   Società ove il Leviatano sia ragionevolmente “incatenato”, cioè zavorrato da quella giusta combinazione di contrappesi atti a limitarne gli eccessi. Tali situazioni costituiscono la condizione necessaria per ottenere una durevole crescita di quelle società in termini sociali, civili, culturali ed economici.

È evidente quindi che, per gli autori l’unica condizione auspicabile sia quella di una società retta da un Leviatano incatenato.

Detto ciò, essi non si limitano alla proposta di concetti statici e, attraverso una serie di esempi storici e attuali guidano il lettore attraverso il processo, le cause, le iniziative e i contesti che spiegano le ragioni per le quali in alcuni luoghi e momenti si creino e si siano le create le condizioni per giungere a qualcuna delle figure sopracitate del Leviatano.

Più importante di tutto, gli autori giungono infine alla loro sintesi (per me convincente) che consta di alcuni messaggi molto importanti, fra i quali:

-    Le società sono dinamiche, c’è un percorso che porta alla creazione di Stati ove il Leviatano viene incatenato con successo, ma non si può dormire sugli allori; tali società possono involvere in un processo che le porta al dispotismo (es. Italia fascista?) o allo stato di “nazione fallite” (es. Somalia?).

-       Il percorso che porta a creare e ad incatenare il Leviatano è essenzialmente “interno” e dinamico. Consta nel continuo impegno effettivo dello Stato a sopperire ai crescenti bisogni della cittadinanza contrapposto all’impegno della società civile a contrastarne gli eccessi di potere e a limitarne le indebite interferenze nella sfera privata derivanti proprio dal ruolo crescente che lo Stato è chiamato ad assumere. Gli autori parlano quindi di un effetto “Regina Rossa”, prendendo in prestito un’immagine tratta dal romanzo “Alice attraverso lo specchio” (il meno conosciuto sequel di “Alice nel paese delle meraviglie”), ove la Regina Rossa e, in generale il “sottomondo” sono costretti a correre continuamente per conservare uno stato di equilibrio invariato.

-     Una volta che il Leviatano sia stato adeguatamente incatenato esiste dunque un percorso virtuoso che tende ad allargare le maglie di tale traiettoria, in altre parole, le pareti del “corridoio” si allargano rendendo più difficile un regresso verso forme più sgradite di governo. Lo Stato, e la società civile divengono quindi mutualmente e progressivamente sempre più consapevoli delle reciproche interdipendenze diventando anche più resilienti di fronte al rischio di involuzione e aumentando il tasso di fiducia reciproci, condizione necessarie per un’ulteriore fase di crescita.

In conclusione, una lettura che, secondo il mio parere non può che essere interessantissima e piacevole (bellissima la serie di tutti i “casi” prodotti ad esempio) e che costituisce il degno complemento dell’opera precedente già pubblicata dai medesimi autori:

“Perché le nazioni falliscono – alle origini di prosperità, potenza e povertà”; titolo originale: “Why Nations Fail”, Il Saggiatore, isbn 978-88-428-1873-1.


giovedì 4 febbraio 2021

Sorge l'alba dei Draghi?

Trovo vagamente umiliante che un Paese civile non riesca mai ad esprimere un politico di livello, eletto dal popolo (ne esistono in Italia?), che sappia trarre la Nazione fuori dagli impicci nel momento del bisogno; in più, nutro sempre un certo scetticismo verso il cosiddetto ”uomo del destino” che, in virtù delle sue superiori doti, risolva finalmente almeno qualcuno dei nostri annosi problemi. Dunque, non mi faccio molte illusioni, Mario Draghi, come già Mario Monti prima di lui, potrebbe essere l’ennesimo tecnico che poi finisce per impantanarsi nella nostra palude politica.

Eppure, un po’ ci spero e ci credo e non solo per “fede” ma anche per “logica” e “ragione”, perché viste le caratteristiche e le competenze del personaggio, i tempi perigliosi, e soprattutto, le possibili figure alternative politiche c’è comunque da tirare un gran sospiro di sollievo; sono infatti ragionevolmente convinto che la scelta del Presidente della Repubblica non potesse essere migliore.

Dunque, in bocca al lupo con tutto il cuore Mario Draghi! E fosse la volta buona che si combini qualcosa di realmente buono e si riesca finalmente a prendere un po’ il vento invece di limitarsi a beccheggiare... se poi non si finisse spiaggiati come al solito sarebbe anche meglio! 😊