venerdì 28 luglio 2017

Caso Stx: déjà vu!

Siamo alle solite! Visto che in Europa siamo tutti uguali e tutti fratelli, fare shopping fra i "boveri cugini" cisalpini dell'oltre alpe, magari simpatici, ma in fondo un po'  "Baluba" è permesso, il contrario proprio no! Come possibile infatti che essi siano all'altezza della "grandeur" dei loro blasonati vicini? Potremo mai fare meglio, seppur attraverso una realtà di eccelenza mondiale riconosciuta come Fincantieri, degli ex padroni coreani evidentemente più affidabili (ah, ah, ah ... ma non sono falliti?)? Evidentemente, "jamais"!  Serve adeguata tutela e vigilanza per evitare che questi pasticcioni compromettano una situazione per altro già ampiamente andata a "p*****e".

Per pietà! Una volta tanto non potremmo avere un sussulto d'orgoglio? Li lasciamo cuocere nel loro brodo aspettando che se li comprino i tedeschi, o magari, i cinesi o gli indiani?

martedì 25 luglio 2017

Emergenza acqua, chi paga?

Si parla tanto dell’emergenza idrica in Italia, stupisce però che non si approfondisca molto il tema del “chi” dovrebbe essere chiamato innanzi tutto a coprire i costi degli interventi che si rendono sempre più necessari. Questo non stupisce perché, se da una parte risulta abbastanza facile determinare chi debbano essere tali soggetti soprattutto tenuti ad intervenire, dall’altra è evidente che essi facciano di tutto per scaricare l’intero problema sulla collettività nel nome dell’emergenza, come se il problema fosse solo di ieri e come se il suo aggravarsi non sia un fatto prevedibile; siamo al solito balletto della privatizzazione degli utili e della collettivizzazione degli oneri e delle perdite!
Cominciamo pure dalle società di distribuzione dell’acqua potabile e delle loro reti colabrodo, siano esse a controllo pubblico o privato; evidente, che a fronte di un bel po’ di utili garantiti come già prevede la gestione di tale servizio, debbano essere loro a mettere mano al portafoglio; la smettano quindi di lamentarsi, presentino un piano credibile d’investimento e riducano semmai l’erogazione di bonus e dividendi!
Seguono gli agricoltori, ai quali non si devono negare le evidenti difficoltà alle quali devono fare fronte, ma che, non da ieri sono spesso già pesantemente sovvenzionati e, tra l’altro figurano per definizione fra le categorie più idrovore, non solo per necessità ma, spesso anche per scelta (parliamo dell’espansione dilagante delle coltivazioni di granoturco, ad esempio?). In questo caso, evidentemente, si tratta di favorire non solo la creazione di consorzi finalizzati alla conservazione e alla distribuzione delle risorse idriche che, quando arrivano, tra l’altro, spesso ormai risultano altrettanto devastanti della siccità, ma anche di favorire l’uso della tecnologia e di nuove tecniche di irrigazione (la “carota”), scoraggiandone altre (uso del “bastone” quindi!), quale ad esempio, l’alluvione dei frutteti. Anche qui però si tratta di riconoscere che gli oneri debbano essere ripartiti fra le associazioni agricole e le comunità locali, attuando magari degli sgravi fiscali, mentre non è lecito attendersi che tutto venga calato e, soprattutto, pagato dall’”alto”, cioè dal resto della cittadinanza.
Ci sono poi le società  che producono energia idroelettrica che, ricordiamo, hanno diritto ad immagazzinare risorse idriche “pubbliche” solo entro certi limiti e per le quali non va dato per scontato che esse non debbano essere chiamate a regolare il flusso idrico in funzione delle necessità e non solo in funzione della produzione elettrica.
Fra gli altri aventi causa ci sono poi i privati, ad esempio tutti i proprietari di abitazioni con terreni e giardini annessi, ai quali dovrebbe essere imposta una cisterna collegata ai pluviali in modo da incanalarne l’acqua di scolo e immagazzinarla per l’uso non potabile o, quantomeno, ad essi dovrebbe essere fatto pagare salato il lusso di bagnarsi il giardinetto con l’acqua potabile.
Ci sono infine i vari enti territoriali, perché deve ormai essere chiaro che lo spreco a monte si ritorce su chi viene privato di tali risorse a valle!
Bene cari concittadini, mettiamo pure mano al portafoglio perché certamente tutti devono contribuire, ma facciamolo, una volta tanto, con equità.

sabato 15 luglio 2017

Recensione: Brigate rosse – Dalle fabbriche alla “campagna di primavera” Volume 1

“Brigate rosse – Dalle fabbriche alla “campagna di primavera” Volume 1”, di Marco Clementi, Paolo Persichetti, Elisa Santalena, edizioni DeriveApprodi, ISBN 978-88-6548-177-6.

Le Brigate rosse (BR) furono probabilmente l’organizzazione terroristica italiana di sinistra più temuta, efficace e maggiormente organizzata fra tutte quelle che fecero parte della galassia insurrezionale ed eversiva negli anni settanta e ottanta del novecento.
L’azione che sancì l’apogeo in termini di immagine e di organizzazione di questo gruppo rivoluzionario fu il sequestro di Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo 1978 e conclusosi con il ritrovamento del cadavere il 9 maggio del medesimo anno.
Il sequestro di Aldo Moro, Presidente del Consiglio della Democrazia Cristiana, partito che, fin dalle prime fasi della Repubblica aveva dominato la scena politica italiana, avvenuto in pieno centro a Roma, mentre il politico di spicco si recava alle Camere per la presentazione del nuovo Governo e realizzato attraverso una cruenta (in pochi secondi vennero uccisi tutti i componenti della scorta) quanto rapida azione “militare”, fu visto e vissuto dalle autorità e dall’opinione pubblica come una sconcertante (ed “esaltante”, per l’universo dei fiancheggiatori) prova di forza e capacità logistica di questa, per altro già fortemente temuta, organizzazione rivoluzionaria.
Dopo questo episodio però, la buona stella delle BR cominciò ad offuscarsi; mentre il contesto politico e socio-economico cambiava, proprio l’esito cruento del sequestro contribuì a cementare le forze politiche istituzionali con l’opinione pubblica, mentre si manifestarono fessure e posizioni di dissenso anche in seno della stessa organizzazione terroristica che venne lentamente ma inesorabilmente messa in crisi dall’opera incisiva delle forze dell’ordine, dal netto rifiuto della maggior parte della società civile e dal progressivo distacco di fiancheggiatori e simpatizzanti.
Il saggio ripercorre efficacemente, con dovizia di particolari e con un’opera notevole di ricostruzione documentale il contesto sociale, politico ed economico che portò in Italia allo sviluppo dell’estremismo di sinistra e al terroristico della medesima matrice ideologica. Inoltre, relativamente al sequestro Moro, l’opera  descrive nei particolari i personaggi, le loro azioni, le ragioni, le strategie, gli obiettivi e tutti quegli altri elementi critici e le fasi salienti attraverso i quali si svolse questa fase critica della vita della Repubblica.


Opera veramente notevole e meritevole di lettura. Aspetto il secondo volume!