sabato 30 marzo 2013

Recensione: L'Amore Rubato


“L’amore rubato”, di Dacia Maraini, edizioni Rizzoli, ISBN: 978-88-17-06081-3.
Un libro che con l’amore non centra nulla e che ha come unica virtù quella di ribadire un problema importante.
L’Autore, attraverso otto racconti tratta della violenza sulle donne nelle sue molteplici forme. Il tema è però esposto con superficialità, mediante una serie slegata di brevi, truculenti storie scritte male.

Per fortuna, me l’hanno prestato!

giovedì 28 marzo 2013

Recensione: Orgoglio e Pregiudizio


“Orgoglio e Pregiudizio”, titolo originale: “Pride and Prejudice”, di Jane Austen, traduzione di Barbara Placido,  edizioni La Biblioteca di Repubblica, ISBN: 88-89145-13-7.
La  storia è così nota, che non vale la pena di riassumerla nei particolari. Il libro, pubblicato il 28 gennaio 1813, quindi quasi esattamente duecento anni fa, racconta l’intreccio amoroso fra la giovane Elizabeth Bennet e il Signor (Fitzwilliam) Darcy. Il rapporto tra i due, partito tutto “in salita” a causa del pregiudizio di lei e dell’orgoglio di classe di lui, alla fine, finisce per concludersi con il più classico e completo dei “lieto fine”.
Per quelli come me, per i quali Il titolo del romanzo si intona e suona quasi come un ammonimento, descrivendo esattamente lo stato d’animo con il quale, come  lettore mi ci sono avvicinato, è bene ammettere subito che l’opera della Austen si è rivelata come una piacevolissima sorpresa. Certamente, la trama è si semplice e prevedibile, ma anche briosa e, diciamolo, coinvolgente. Pertanto, per quanto si sappia esattamente come le cose debbano andare a concludersi si finisce per rimanere incollati alle pagine per sapere esattamente come sarà l’esito della vicenda!
Brava Jane Austen!  Non ho idea se a lei debba essere attribuita la maternità della cosiddetta letteratura “rosa”, ma certamente, penso di potermi permettere di affermare che questa scrittrice, indipendente e moderna, ne abbia prodotto un esempio notevole in tempi non sospetti. Il mio istinto mi suggerisce anche che ci sia molto di lei e della sua visione del mondo dietro il bello sguardo, luminoso,  indagatore ma vagamente canzonatorio, della protagonista Elizabeth.

lunedì 18 marzo 2013

Recensione: Principe di questo Mondo – Il Diavolo in Occidente


“Principe di questo Mondo – Il Diavolo in Occidente”, di Tullio Gregory, edizioni Laterza, ISBN: 978-88-58106549.
Il tema di questi libro è il Diavolo e, in termini più generali il ruolo e la presenza di angeli e demoni nella spiegazione metafisica del Male secondo il pensiero cristiano. Fin dalle origini, il cristianesimo, fu influenzato dalla cultura misterica di derivazione ebraica e, più in generale, mediorientale, per esempio attraverso il mazdeismo. Secondo la tradizione di tutte queste credenze monoteistiche esiste un principio di corruzione dell’opera originaria del Creatore che spiega la presenza del male sulla Terra. Comunque sia interpretata l’origine di Satana/Lucifero, sia esso l’angelo caduto per il peccato di orgoglio nei confronti di Dio all’atto della creazione e prima dell’esistenza stessa del Tempo, secondo la visione agostiniana; oppure, sia esso parte delle schiere di angeli corrotte dall’unione con le figlie degli uomini, seguendo uno dei filoni di derivazione ebraica; o ancora, sia esso il Demiurgo, frutto di un’aberrazione di uno degli eoni, come avviene invece secondo il pensiero gnostico, a esso viene attribuita la signoria su “Questo Mondo”, dalla quale il genere umano può essere sollevato solo a seguito dell’avvento del Cristo.
Il tema e la presenza del Diavolo, che agisce direttamente o attraverso schiere di demoni, per sviare l’azione salvifica del cristianesimo, è dunque da sempre centrale nel pensiero cristiano e soprattutto nell’agiografia, che descrive la lotta quotidiana dei Santi contro le malie del demonio. Esso rimarrà prevalente almeno fino all’avvento dell’Illuminismo e del pensiero scientifico, peraltro, anch’esso visto da una parte della dottrina cristiana come strumento del diavolo per allontanare il genere umano dalla contemplazione di Dio.
Andando direttamente a un giudizio sul libro, posso dire di aver trovato al suo interno molti elementi d’indubbio interesse. Esso può essere preso in considerazione come valida base di partenza per altri approfondimenti però, personalmente, l’ho trovato troppo sintetico e, per alcuni versi, un po’ frammentario.

domenica 17 marzo 2013

Recensione: Le Affinità Elettive


“Le affinità elettive”, titolo originale “Die Wahlverwandtschaften”, di Johann Wolfgang Goethe, traduzione di Mario Santagostini, edizioni La Biblioteca di Repubblica, ISBN: 88-89145-10-2.
Circa sessanta anni prima della pubblicazione della “tavola periodica” da parte del chimico Mendeleev, l’Autore scrive un romanzo di passioni e sentimenti che s’ispira alle proprietà chimiche degli elementi. La trama del romanzo, infatti, si basa su una conversazione apparentemente casuale che avviene fra i protagonisti nella prima parte della storia; essi osservano come certe sostanze, in presenza di elementi a esse “affini”, tengono a rompere i legami molecolari originali per costituirne di nuovi, più “istintivi”, stabili e indissolubili. Così, attraverso questa metafora, illustrata nella prima del libro, si compiono i destini dei quattro protagonisti del romanzo Edoardo, Carlotta, Ottilia e il “Capitano” (che solo in poche pagine del romanzo sarà chiamato con il suo vero nome, Ottone).
Edoardo e Carlotta, lungamente amatisi in gioventù, finalmente riescono a convolare a nozze dopo essersi entrambi lasciati alle spalle dei matrimoni d’interesse seguiti dalla vedovanza. Essi vivono un’esistenza pacata e apparentemente felice presso la propria tenuta in campagna. Per una serie di circostanze casuali, a essi si uniscono l’amico di lui, il Capitano e la bella Ottilia, giovane nipote e pupilla di lei. Presto, quasi in virtù di una legge fisica inesorabile, fra essi si sviluppano delle attrazioni incrociate. Carlotta e il Capitano, entrambi metodici, riflessivi e razionali si avvicinano fra loro, mentre fra Edoardo e Ottilia, entrambi sensuali e istintivi, si scatena una passione che, soprattutto da parte di Edoardo, appare subito smodata e incontrollabile e che alla fine li porterà a un tragico, quanto inesorabile destino.
Per tutto il corso della vicenda, anche attraverso il manifestarsi di emblematici segni premonitori, si prepara il terreno alla tragedia che, puntualmente finirà per sopraffare i protagonisti. Niente potrà essere frapposto a una “reazione” di personalità che, seguendo la trama del romanzo, è vista dall’Autore come fisiologica, preordinata e necessaria.
 L’opera di Goethe risulta gradevole, soprattutto nella prima parte, mentre la seconda appare un po’ troppo lenta ed eccessivamente melodrammatica. In sintesi, secondo il mio punto di vista, le “Affinità Elettive” finisce per non essere all’altezza della sua fama di capolavoro. Le situazioni, il linguaggio e i caratteri dei personaggi appaiono ormai un po’ datati, ma, soprattutto, mi appare debole il tema portante del romanzo; il parallelo fra il mondo della chimica e quello delle passioni umane regge solo fino ad un certo punto e, persino i personaggi più riflessivi del romanzo: Carlotta e il Capitano, dimostrano che la chimica dei sentimenti può, magari con difficoltà, essere contrastata dall’uso consapevole, razionale e responsabile del libero arbitrio. Alla fine l’epilogo drammatico risulta ineluttabile solo a causa di quei soggetti, come Edoardo che, confondono l’amore con il possesso. Egli non riesce a gestire la propria passionalità, che in fondo è soprattutto brama e, nel suo egoismo, finisce per dimostrarsi irrimediabilmente irresponsabile e immaturo, trascinando tutti i protagonisti verso un disastro che, in molti momenti, appare evitabilissimo.

lunedì 4 marzo 2013

Elezioni 2013: Art. 67 Costituzione – Grillo sbaglia!


Art. 67 della Costituzione
"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato".   
Parole sante!
Se  da un lato ammetto che, in termini generali,  sia corretto che ogni eletto debba agire nel rispetto della volontà dei propri elettori, dall’altro, è ancora più vero che egli non debba mai mancare al proprio dovere di agire responsabilmente per la realizzazione del bene comune. Egli, di fronte alla responsabilità che si è assunto deve, innanzitutto, interpretare la situazione che gli si dispiega intorno e agire facendo la “cosa giusta”. Rigetto quindi la tesi, e la Costituzione sembra darmi ragione, che vede nel parlamentare un semplice portavoce degli interessi dei suoi elettori e mi oppongo a coloro che vorrebbero ridurlo a semplice cassa di risonanza delle loro istanze.
Ho quasi cinquant’anni, scopro di amare la Costituzione Italiana e riconosco ad essa il ruolo di summa di quei principi fondanti che fanno di noi una Nazione. Putroppo, non posso affermare di conoscerla bene, di averla studiata come essa si sarebbe meritata, ma, anche solo ripercorrendo la storia degli ultimi vent'anni, mi vengono in mente moltissimi episodi dove essa si è erta come un baluardo contro l'abuso e l'idiozia, unico confrafforte di regole contro il dilagare del cesarismo o della semplice stupidità. Frutto di uomini con ideologie, idee e culture diverse, essa nasce straordinariamente equilibrata dalla mente di persone che, non a caso, uscivano dalla tragica esperienza di una guerra civile.