sabato 29 gennaio 2011

Recensione: Dal Big Bang ai Buchi Neri

“Dal Big Bang ai Buchi Neri – Breve storia del tempo”, titolo originale “A brief History of Time”, di Stephen W.Hawking, edizioni BUR, ISBN 978-88-17-25873-9.
Il libro cerca di riassumere in maniera divulgativa gli ultimi decenni di ricerca fisica, per lo più indirizzati al tentativo di trovare una grande teoria scientifica che metta d’accordo la teoria della gravitazione con quelle della fisica quantistica. La posta in gioco è la conoscenza dei meccanismi che regolano il nostro universo, l’individuazione della particella di Dio, l’essenza del “tutto”, la comprensione del momento zero dell’universo e forse di ciò che c’era prima di esso. Un bel esercizio per menti senza dogmi.

venerdì 28 gennaio 2011

Recensione: Operaie

“Operaie”, titolo originale “Factory girls – From Village to City in a Changing China”, di Leslie T.Chang, edizioni Adelphi, ISBN 978-88-459-2482-8. L’autrice è una sino-americana corrispondente per il Wall Street Journal che, dalla seconda metà degli anni novanta fino ai giorni nostri raccoglie documentazione, testimonianze ed interviste riguardo al fenomeno dell’immigrazione interna cinese che si sposta dalle campagne verso le zone economiche speciali e verso le grandi città interessate dallo sviluppo industriale accelerato dell’ultimo trentennio. L’indagine è coniugata al femminile e tratta soprattutto dell’immigrazione delle giovani donne, che non solo sembra caratterizzarsi come prevalente rispetto a quella maschile (gli addetti di molte industrie manifatturiere sono soprattutto e preferibilmente di sesso femminile, spiega l’autrice!), ma che, nella sua peculiarità ha messo in moto non solo cambiamenti economici ma anche sociali, per esempio mettendo in crisi la millenaria struttura patriarcale della famiglia cinese tradizionale. Il libro è molto bello nonché profondamente umano, molto distante dalla fredda indagine statistica e scientifica; nel corso dell’indagine, infatti, la giornalista stringe vincoli che divengono nel tempo profondi rapporti di confidenza e di amicizia e che forniscono all’autrice l’occasione di introdursi come ospite nelle famiglie di origine delle migranti, permettendogli così di toccare con mano gli effetti dell’immigrazione sul tessuto sociale della provincia cinese. Nel frattempo però anche l’autrice finisce per sentire il richiamo delle proprie radici; inizialmente totalmente ignorante della propria storia famigliare essa riesce a ricostruire la sua genealogia e le vicissitudini dei propri predecessori, contribuendo infine a ristabilire verità, riabilitare eroi misconosciuti e a rendere giustizia ai propri avi.

mercoledì 12 gennaio 2011

Accordo di Mirafiori

Ho scaricato il testo completo dell'accordo dal sito della "voce": http//:www.lavoce.info

Non potendo allegare file ai post ho reso disponibile il testo prelevato dal sito sovrammenzionato al seguente indirizzo.

http://www.scribd.com/full/46702664?access_key=key-kd4swsnvxj3sxjvg1z5

martedì 11 gennaio 2011

Aborto ed educazione sessuale

Recentemente su La Stampa sono apparsi i seguenti articoli:
"NY, aborti al 41% nel 2009" La Stampa 07/01/11 di Marco Tosatti
"Il Papa attacca l'educazione sessuale" La Stampa 11/01/11 di Giacomo Galeazzi

In fondo al post sono allegati gli articoli che ho recuperato su internet (mi sembrano però in forma non integrale!).

In primo luogo, a onor di verità bisogna premettere che il titolo dell’articolo: “Il Papa attacca l’educazione sessuale” appare un poco forviante; ciò si evince dal testo ma anche in relazione con i commenti apparsi sulla Stampa nello stesso giorno. Sembrerebbe, infatti, che Benedetto XVI se la prenda più che altro con un tipo di educazione sessuale che sia completamente svincolata dai valori della famiglia e dell’affettività di stampo cristiano. Tra l’altro, il tema viene a sovrapporsi con un argomento più generale legato alla protezione dei cristiani nelle zone a rischio ed alla tutela delle libertà e dei valori religiosi, pertanto il titolo di testa finisce per essere veramente poco rappresentativo del messaggio papale. Dall’altra parte però, dalla lettura dell’articolo non si riesce a desumere cosa Benedetto XVI intenda effettivamente per “buona” o per “cattiva” educazione sessuale.

In ogni caso, la combinazione delle due notizie permette di fare alcune considerazioni sia sull’aborto sia sul tema dell’educazione sessuale.
Evidentemente, infatti, è almeno una mia speranza che i due temi siano strettamente collegati da una semplice relazione di causa effetto del tipo: “Una maggiore attenzione all’educazione sessuale dovrebbe portare al drastico abbattimento degli aborti volontari non terapeutici”.
I numeri sugli aborti riportati sulla Stampa (si tratta comunque di dati concernenti la sola città di NY!) sono effettivamente sconvolgenti, poiché il rapporto si avvicina al 50% (in realtà si “allontana” giacché il dato è un miglioramento rispetto a rilevazioni precedenti), veramente troppo per un fenomeno che, nelle migliori condizioni dovrebbe essere a mio avviso molto raro.
Personalmente, infatti, se da una parte sono assolutamente convinto della necessità di demandare alla decisione individuale della donna la scelta finale riguardo all’interruzione della gravidanza, dall’altra mi aspetterei che in una società civile (quindi adeguatamente informata!) questo fenomeno debba naturalmente autolimitarsi ed essere relegato nell’ambito dei casi estremi, posizionandosi pertanto su tassi di incidenza vicini all’”irrilevanza”. Per esprimere chiaramente il concetto; posto che i contraccettivi moderni prevedono tassi di fallimento estremamente bassi e che, anche in caso di mancato o cattivo funzionamento (fortunatamente:-)) non sempre si attiva la gravidanza, ritengo che possa stimarsi fisiologico un tasso di aborti volontario estremamente basso, quando questo, ovviamente, non sia dovuto a fatti terapeutici, gravi malformazioni o casi di coercizione o comunque afferenti all’ambito della violenza sessuale . Un fenomeno di questo genere a ben vedere, almeno a livello ideale e tendenziale, dovrebbe collocarsi su tassi d’incidenza paragonabili a quelli delle cosiddette “malattie rare” (poche unita su diecimila/centomila unità di popolazione).
E’ evidente che per raggiungere questi risultati, ponendosi anche come obiettivo quello del pieno rispetto delle libertà individuali, bisognerebbe investire massicciamente sulla prevenzione in modo da abbattere drasticamente i casi di gravidanza indesiderata e conseguentemente quelli di aborto. In linea di principio, infatti, non sono contrario alle pratiche che tendano a limitare gli aborti dopo l’instaurarsi della gravidanza (consultori, sostegni al reddito, ecc.), ritengo però che tali espedienti non finiscano per fornire un serio freno al fenomeno.
Gli strumenti a disposizione sarebbero molteplici e migliorabili, si pensi ad esempio alla possibilità di introdurre la contraccezione fra le pratiche mutuabili dai vari servizi sanitari nazionali; è evidente però che l’istruzione non può che essere il cardine sul quale deve basarsi qualsiasi politica di prevenzione. Proprio su questo punto si entra nella parte più difficoltosa del tema bisognerebbe, infatti, decidere:
1) Chi deve svolgere tale opera d’informazione e quando deve iniziare? Da sempre tale compito è stato sempre demandato ai genitori, dai quali ci si aspetterebbe che sappiano scegliere i termini, il tempo e il luogo opportuno per istruire la prole. Purtroppo i numeri parlano chiaro ed evidentemente la capacità delle famiglie ad accollarsi questo compito è sovrastimata; salvo rare eccezioni essi, infatti, non sembrano idonei a svolgere da soli questo compito. Sembrerebbe quindi che di tale incombenza debba occuparsi l’intera società a partire quindi e principalmente dalla scuola, dal sistema sanitario (perché non il pediatra? Oltre alla ginecologa/andrologo?), dai media (mai visti programmi di questo genere per bambini/ragazzi/adulti!) e volendo anche dalle istituzione religiose, che a parer mio, possono tranquillamente integrare le informazioni ricevute dalle persone attraverso altri mezzi. Per quanto riguarda il “quando”, evidentemente prima s’inizia a discutere di tali argomenti e meno rischi si corrono. Io suggerirei quindi di iniziare a livello di scuole elementari!
2) Quali devono essere i contenuti? Non sono un soggetto con una particolare esperienza medica, scientifica o pedagogica, la logica, però mi suggerisce che si può iniziare per gradi partendo appunto dalle scuole elementari illustrando i temi non solo della biologia umana e della sessualità (io ho in mente testi o animazioni come “il corpo umano” edito da DeAgostini) ma anche dell’affettività. Un po’ malignamente rilevo che, proprio dalle elementari si potrebbe cominciare a dare maggior peso a questi temi, che in fondo attengono alla sfera allargata dell’”educazione civica”, magari limitando proprio l’orario di “religione” (alle elementari ci sono due ore di religione, contro le due/tre di matematica! E di che cosa si parla durante l'orario di "Costituzione"?).
3) Sempre rimanendo nel tema dei contenuti adesso però fornisco una “sponda” a chi si occupa di religione. Un aspetto poco presente riguardo al tema dell’educazione sessuale e correlato invece al tema dell’aborto, o anche a quello igienico-sanitario (ad es. riguardo alla trasmissibilità delle malattie veneree), è legato in generale alla sfera dell’etica e dell’affettività, nonché alle nozioni di dovere civico e sociale. Tali concetti, è innegabile, spesso condividono le stesse fonti con l’etica religiosa. È quindi evidente che un’azione preventiva nel campo delle gravidanze indesiderate debba per forza passare anche attraverso una corretta responsabilizzazione di tutti i soggetti verso il rispetto del partner e, in ultima analisi della vita. Senza scivolare nel moralismo bisognerebbe, infatti, chiedersi come mai (cito di nuovo l’articolo su NY), nonostante l’abbondanza di disponibilità anche gratuita di profilattici (o di altri metodi contraccettivi) la gente non ne faccia uso. La disinformazione non è sufficiente a spiegare il fenomeno e non lo sono neanche i soli fattori economici. Evidentemente bisognerebbe dedurre che ci troviamo davanti a dei limiti che sono soprattutto culturali (del tipo: “Agli uomini (maschi) non piace farlo con il preservativo e delle conseguenze se ne sbattono!”, ma sono possibili ovviamente anche altri motivi:-)). A questo proposito è quindi condivisibile l’impostazione di chi ritiene indispensabile andare a “educare” e di non limitare la spiegazione alla sola fisiologica e meccanicistica legata alla sessualità. Alla fine dunque un po’ bisogna dare ragione a Benedetto XVI, in fondo stiamo parlando di scelte ideologiche e noi dobbiamo chiederci cosa vogliamo veramente insegnare.
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"NY, aborti al 41% nel 2009" La Stampa 07/01/11 di Marco Tosatti
Riportiamo un lancio di agenzia sui dati dell'interruzione di gravidanza nella "Grance Mela.


MARCO TOSATTI

Nel 2009, nella città di New York il 41 per cento delle donne incinte è ricorsa a un'interruzione della gravidanza. Secondo il dipartimento di Sanità degli Stati Uniti, fra alcune minoranze la percentuale di aborti è anche più alta. Il dato rappresenta comunque un calo rispetto al 46 per cento fatto registrare dodici anni fa. "È sconvolgente", ha dichiarato l'arcivescovo della Grande Mela, mons. Timothy Dolan che, dopo aver ribadito la posizione anti-contraccettivi della Chiesa cattolica, ha spiegato che in città "i profilattici gratuiti sono disponibili ovunque - li stanno perfino lanciando dagli aerei - ma nulla sembra funzionare". Secondo quanto riporta la rete televisiva Abc anche Planned Parenthood -la più grande rete di cliniche abortive del Paese- si è lamentata del dato ma ha solamente sollecitato un migliore programma di educazione sessuale. A New York, fra gli afroamericani non ispanici il tasso d'aborti arriva al 59,8%; gli ispanici ricorrono all'interruzione di gravidanza 41,3 volte su 100; gli asiatici, il 22,7 per cento delle volte; i caucasici non ispanici solo una volta su cinque.
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"Il Papa attacca l'educazione sessuale" La Stampa 11/01/11 di Giacomo Galeazzi

IN ALCUNI PAESI MINACCIA LA LIBERTÀ RELIGIOSA
Il Papa attacca l’educazione sessuale (La Stampa 11/01/11)

CITTA’DEL VATICANO. «Protezione per cristiani in Medio Oriente». Dal terrorismo all’educazione sessuale obbligatoria, Benedetto XVI denuncia i pericoli per la libertà religiosa. Ricevendo gli ambasciatori in Vaticano, il Papa - pensando innanzitutto alla normativa inglese - invoca «i governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere l’educazione dei figli». Quindi, «non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione». Il Pontefice assicura che «la religione non costituisce per la società un problema, non è un fattore di turbamento o di conflitto». E la Chiesa «non cerca privilegi, né vuole intervenire in ambiti estranei, ma semplicemente esercitare la sua missione con libertà». Joseph Ratzinger invita a «riconoscere la grande lezione della storia» senza negare «il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà». Il Pontefice stigmatizza aggressioni e minacce: l’intolleranza verso i cristiani in Medio Oriente e in altri Paesi dove l’Islam mostra il suo volto fondamentalista, lo statalismo marxista che conculca la libertà della Chiesa in Cina e in paesi sudamericani nei quali si impedisce l’attività delle scuole cattoliche, il laicismo che avanza
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lunedì 10 gennaio 2011

Sud Sudan occasione da non perdere

La popolazione della parte meridionale del Sudan, di maggioranza cristiano-animista, è chiamata in questi giorni ad un referendum per pronunciarsi a favore dell'indipendenza dal settentrione a maggioranza musulmana. Il Sud del Sudan (come il Nord, per altro) è un paese poverissimo ed arretrato ma ricchissimo di petrolio, esce da un lungo periodo di guerra civile e, proprio la tanto agognata indipendenza, ormai data per scontata, potrebbe scatenare altri scontri. Il verdetto quasi scontato ha già attivato la speculazione di ogni tipo per accapararsi le risorse del nuovo Stato; rischiamo quindi di perdere per l'ennesima volta l'occasione di fare le cose bene fin dall'inizio, di partecipare lealmente alla protezione e allo sviluppo di una nuova entità territoriale e di promuovere un esempio che faccia da modello ad altri paesi africani.