venerdì 29 marzo 2024

Recensione: E la quarta volta siamo annegati

"E la quarta volta siamo annegati”; di Sally Hayden; titolo originale: “My Fourth Time, We Drowned”; traduzione di Bianca Bertola; edizioni Bollati Boringhieri; Isbn 978-88-339-4136-3.

Il saggio descrive in modo crudo e diretto le vicissitudini e gli ostacoli che devono affrontare i migranti illegali per raggiungere l’Europa, attraverso le testimonianze dei protagonisti, spesso in contatto diretto con l’Autrice, che, in più di un’occasione si è anche impegnata in un duro lavoro sul campo.

 In particolare, la sua ricerca si concentra sulla rotta mediterranea dei migranti e si incentra sul ruolo di contenimento svolto dalla Libia e, di conseguenza, è anche una denuncia “senza peli sulla lingua” delle responsabilità dell’Unione Europea e, in particolare dell’Italia in quest’area facendo emergere quello che in fondo tutti sappiamo, ovvero l’approccio cinico e profondamente egoista che caratterizza le nostre politiche relativamente ai temi dell’immigrazione.

Ciò che viene descritta è una vera e propria odissea dove pericoli, fame, violenza, sfruttamento, sono il contorno quasi scontato di un periplo che può durare parecchi anni e che spesso si conclude con la rinuncia se non con la morte dei protagonisti.

La denuncia dell’Autrice nei confronti delle politiche migratorie messe in atto dai Paesi Occidentali e, in particolare l’Unione Europea, è netta e senza appello e non mancano anche critiche pesantissime all'operato delle principali agenzie che si occupano di rifugiati, a cominciare dalla UNHCR che, francamente, non ne esce per niente bene.

Il lavoro svolto dall'Autrice e quindi rigoroso, onesto ed illuminante e non si può che riconoscere che, come cittadini di Paesi privilegiati dovremmo sviluppare una coscienza più critica rispetto alle modalità attraverso le quali vengono gestite le politiche migratorie da parte dei nostri Governi. Ciò non implica necessariamente un approccio "buonista" al fenomeno, ma almeno una sana presa di coscienza delle conseguenze dell'applicazioni di metodi esclusivamente repressivi (che in parte, per giunta, ledono persino i nostri interessi a lungo termine!).

Il saggio, tra l'altro, nasconde un vistoso paradosso, del quale forse l’Autrice non si è accorta; in realtà la sua denuncia “dimostra” che il sistema repressivo che delega agli “Stati vassalli” dell’Unione Europea il ruolo preponderante di contrasto e confinamento dei migranti “funziona”, ovvero, funge in maniera efficace (ancorché disumana) da deterrente e da “rallentatore” del flusso di migranti.

Ne è una riprova la cronaca recente che riferisce come la rotta mediterranea abbia perso “attrazione” rispetto ad altre vie, proprio perché giudicata troppo pericolosa.

Qui di seguito allego un articolo fra i tanti disponibili:

https://www.repubblica.it/cronaca/2024/03/24/news/migranti_canarie_nuova_rotta-422365611/