sabato 5 dicembre 2020
Recensione: Gli albanesi
Il titolo originale dell’opera: “Die Albaner, Eine Geshicthe zwischen Orient und Okzident” (“Gli albanesi, una storia fra Oriente e Occidente”) forse rappresenta meglio le caratteristiche del saggio e di questo popolo vicino all'Italia e agli italiani ma che rimane un po’ “misterioso” nonostante la presenza fin da tempi antichissimi di insediamenti albanesi entro il territorio della nostra penisola, soprattutto in Puglia, all'interno della Calabria e a Venezia e risalenti alla prima diaspora seguita all'invasione turca (fine del XIV secolo).
Si tratta di un libro non certo impegnativo (circa duecento pagine) che permette di tracciare solo le caratteristiche generali dei nostri vicini, ma risulta comunque sufficiente a presentare la loro storia per sommi capi.
Il saggio riprende gli aspetti centrali che riassumono il dibattito che si è sviluppato intorno a questa popolazione, la cui origine etnica risulta tutt'oggi difficile da definire anche a causa del fatto che le ricerche sono state spesso fortemente influenzate anche da aspetti legati alla politica e alla propaganda del XX e del XXI secolo, visto che, almeno parte della loro area di stanziamento è stata caratterizzata nel tempo da aspri conflitti etnici (es. Kosovo e Macedonia del Nord) spesso giustificati da un ricorso più o meno artificioso alle cosiddette “radici” storiche dei contendenti.
Nella definizione attuale, comunque, rientrano fra gli i popoli albanesi tutti coloro che parlano e pronunciano la lingua albanese che, costituisce un ramo a parte della famiglia delle lingue indeuropee.
Da sempre, l’attuale Albania ha sempre registrato differenze far la zona costiera, molto più permeabili agli influssi esterni, da quelle dell’interno, soprattutto le aree montane, più orientate alla conservazione degli aspetti più tradizionali della cultura albanese, quali ad esempio quelli derivanti dall'applicazione delle regole consuetudinarie tramandate oralmente poi trascritte in un codice (Leggi del Kanun); questo insieme di norme spesso vengono citate non solo come una curiosità culturale ed etnica ma anche per spiegare le resistenze e difficoltà incontrate, anche nel recente passato, nella costruzione di un efficiente stato centralizzato.
venerdì 16 ottobre 2020
Coronavirus: Non chiudiamo le scuole!
… o meglio, facciamolo solo come ultima risorsa e dopo aver chiuso tutto il resto.
In molte regioni si parla di
chiudere le scuole e di ricominciare a tenere le lezioni in remoto. Io penso
che questo sarebbe veramente una misura da sconsigliarsi e da prendere come “extrema
ratio” e solo dopo che sia stato sigillato “tutto il resto” (e ben sappiamo che
impatto avrebbe sull’economia una situazione di questo genere!).
Se il problema è la congestione
dei mezzi pubblici ci sono infatti anche altre possibili (e magari estreme) soluzioni
che si possono provare a mettere in atto; ad esempio cercare di modificare gli
orari di lavoro e/o di entrata/uscita da scuola, incentivare o anche imporre
diversi tipi di mobilità (chi può vada a piedi, ad esempio!), cominciare a imporre
lo smart working a tutti quelli che lo possono praticare, introdurre orari
fissi per classi di età e stato occupazionale per l’accesso a certi negozi ed
esercizi (ad esempio per i pensionati riguardo ai supermarket!) ... e persino
per uscire di casa, se necessario, ecc.
La scuola però dovrebbe essere l’ambiente
che, principalmente si dovrebbe cercare di salvaguardare, anche solo per il
fatto che da essa dipende il nostro futuro.
... tra l’altro, sembrerebbe che
non sia la scuola il principale veicolo di diffusione del virus!
Quindi cerchiamo di mantenere i
nervi saldi e pensare al futuro delle nuove generazioni... una volta tanto!
lunedì 28 settembre 2020
Assassini solo presunti, ma evasori quasi certi! Fisco e italiani, un'istantanea del Paese dalla vicenda dei Bianchi.
Oggi leggendo i quotidiani non so se ridere piangere; fra le tante notizie salta fuori la storia che il padre dei fratelli Bianchi, i presunti assassini di Colleferro, ha presumibilmente truffato l’INPS richiedendo il reddito di cittadinanza; da un’”indagine” della Sette spunta una villa non proprio modesta, macchinoni e cagnacci da guardia ... il tipico ritratto di un “poveraccio” che ben si accorda con l’immagine dei figli, anch'essi avvezzi ai macchinoni e, pare, alla bella vita.
Tutto ciò non mi stupisce, ad essere vagamente "lombrosiani" e guardando le fotografie, c'è quasi da scommettere che magari
spunterà anche qualche rapporto trasversale o diretto con la malavita ... quello
che mi sorprende però sono le seguenti cose:
1) Ma
come? Nessuno fa controlli prima di concedere il reddito di cittadinanza?
2) In
secondo luogo, viene da dire “meglio tardi che mai”, ma suona un po’ strano che
ci voglia un omicidio per far emergere anche una serie di casi lampanti di
evasione fiscale! Ad esempio, possibile che questi signori non pagassero l’IMU,
la TASI, o anche semplicemente la TARI?
La villa è
accatastata come “fabbricato rurale”? ... o è intestata alla nonna? E le auto? Comincio a spiegarmi come mai metà degli italiani
che, ufficialmente svolgono un’attività lavorativa NON paghino imposte o, alla
peggio se la cavino solo con qualche euro di imposte sui redditi (come Trump, per
altro! Ma questi sono problemi degli americani!)... altroché Paese tartassato!
... detto in altre parole, come
minimo dovrebbe essere commissariato l’intero ufficio imposte del Comune, se
non altro, per lampante incompetenza!
... Personalmente poi, riguarderei con un po’ di
attenzione il catasto dell’intero comune! Visto che, immagino, qualche soldo da "Roma" (a spese nostre) arriverà anche laggiù!
Infine, consiglierei poi all’INPS, non solo di porre maggior attenzione ai propri aumenti salariali (se non altro per motivi di immagine!) ma di fare
qualche controllo incrociato prima di concedere il reddito di cittadinanza.
lunedì 14 settembre 2020
Recensione: La Seconda Guerra Mondiale – Come è stato combattuto e vinto il primo conflitto globale
"La Seconda Guerra Mondiale – Come è stato combattuto e vinto il primo conflitto globale”; titolo originale “The Second World Wars”, di Victor Davis Hanson, traduzione di Aldo Piccato e Gabriella Tonoli, editore Mondadori, ISBN 978-88-04-71430-9.
L’aspetto più interessante di questo Saggio è che non ha il taglio classico incentrato sulla descrizione cronologica degli eventi bellici.
Al contrario, l’opera è suddivisa in macro capitoli dove si cercano di raggruppare i fattori umani, tecnologici, fisici e geografici che, a detta dell’Autore, finirono per dimostrarsi determinanti per la definizione dell’esito del conflitto.
Riporto qui di seguito l’indice di queste macro ambiti, perché è proprio scorrendo questa lista che, personalmente, ho deciso di acquistare l’ennesimo libro su di un argomento già assai sviscerato:
- Idee
- Aria. Dove si tratta della potenza
aerea.
- Acqua. Dove si tratta della potenza
navale.
- Terra. Dove si tratta degli eserciti
in campo.
- Fuoco. Dove si tratta di carri
armati e artiglieria.
- Uomini e Persone. Dove si parla del fattore umano, partendo dalla leadership, ma senza trascurare “l’uomo comune”.
Il libro non mi ha deluso, anzi, proprio il suo taglio particolare ha contribuito a rendere piacevole una lettura che, rischiava di coprire argomenti scontati,
Mi rimane il
dubbio però che alcuni giudizi siano eccessivamente guidati dal cosiddetto “senno
del poi”; in particolare, l’Autore sembra voler dimostrare che, in qualche
modo, la vittoria degli Alleati sulle forze dell'Asse fosse sostanzialmente scontata... Io non
penso che coloro che furono contemporanei a quei fatti avessero della stessa
scientifica e granitica convinzione.
venerdì 11 settembre 2020
Recensione: L’ordine degli assassini – La lotta dei primi Ismailiti Nizariti contro il mondo islamico
"L’ordine degli assassini – La lotta dei primi Ismailiti Nizariti contro il mondo islamico”, titolo originale: “The Order of Assassins”, di Marshall G.S. Hodgson, traduzione di Svevo D’Onofrio, editore Adelphi, ISBN 978-88-459-3430-8.
I Nizariti, furono particolarmente attivi e temuti fra l’XI e il XIV secolo dai contemporanei e, in particolare, dai musulmani sunniti, sulla base del loro programma rivoluzionario che, si rivolgeva principalmente contro questi ultimi.
La loro politica
fu spesso attuata attraverso l’espansione territoriale imperniata sul controllo
di fortezze ubicate in luoghi remoti e/o strategici ubicati principalmente in Persia
e Siria, ma anche perpetuando minacce personali e omicidi mirati. Proprio da
questa loro propensione essi finirono per essere avvolti da un alone di mistero
e leggende nere, finendo per essere etichettati come “L’ordine degli assassini”;
mentre lo stesso termine “Assassino” sembra proprio derivare ad una delle
etichette affibbiate ai Nizariti.
L’Autore del saggio inquadra molto bene la genesi, l’evoluzione e le caratteristiche di quella che può essere definita una delle tante sette eretiche che si separarono nel tempo dal sunnismo e, allo stesso tempo, svela molte delle inesattezze storiche, dei pregiudizi e del folklore che, da sempre circolavano intorno ad essa e che hanno contribuito a crearne la leggenda nera.
Il Saggio è molto interessante e, contribuisce a spiegare a chi non ha dimestichezza con la cultura islamica quanto essa fosse variegata e ramificata e come, un po’ come è avvenuto per il cristianesimo, la religione maomettana fosse tutt’altro che monolitica ma anzi, frammentata in una pluralità di interpretazioni e sette più o meno da considerarsi eretiche sulla base dell’ortodossia sunnita di base.
Per il lettore non specialista però, il testo ha, a mio avviso un grosso difetto; manca di un glossario in coda al libro che permetta al lettore di ripassare continuamente il significato dei termini islamici usati nell’opera.
Questa
mancanza è dovuta, penso, al fatto che il testo nasca come una rielaborazione
di una tesi universitaria, dunque da uno studio discusso fra specialisti che,
evidentemente, non avevano problemi a capire il significato dei tanti termini
specifici utilizzati.
Personalmente,
invece, io mi sono trovato in difficoltà a memorizzare le spiegazioni dei
termini specifici che, magari, venivano fatte solo una volta nel corso dell’intera
opera. In questo caso, anche le ricerche in rete, spesso non mi hanno aiutato dato
che è difficile rendere le diverse traslitterazioni dei termini utilizzati (...
però si finisce per piombare in una serie di siti “interessanti” ... anche se
spesso incomprensibili 😊!).
mercoledì 9 settembre 2020
Arti marziali e MMA, le fabbriche dei killer?
Con l’omicidio di Artena è ripresa la polemica verso l’MMA e le arti marziali; generale l’accusa di fomentare la violenza.
Chi come me pratica questi sport
e, in passato, l’ha anche fatto intensamente, sa che l’accusa è infondata. Per altro,
avevo già affrontato questo tema commentando "L’educazione di un
fascista”, di Paolo Berizzi, editore Feltrinelli, ISBN 978-88-07-17372-1.
Le arti marziali sono
principalmente una via per conquistare la sicurezza di sé, ciò avviene sia
sottoponendosi ad un duro allenamento, sia, inutile negarlo, attraverso il
confronto, spesso anche cruento, con altri nostri sodali; contrapposizione che
però, è solo momentanea, dura lo spazio di uno scontro e viene effettuata in un
contesto sportivo di regole condivise.
Più comune del disprezzo, è il
rispetto e il senso di appartenenza e fratellanza con l’avversario; noi siamo
sul ring, sul tatami o nella gabbia e, siamo dei pari e semmai, sono molti di quelli
fuori che sono preda dell’eccitazione e, se vogliamo, della voglia di vivere di
violenza riflessa... sportivi da poltrona!
L’educazione marziale può
sicuramente creare dei violenti, questo è innegabile. Ma questi soggetti sono
una minoranza e, i loro difetti, la loro propensione, la loro profonda
ignoranza, erano già presenti prima che si avvicinassero al dojo, erano parte
della loro natura era nella loro storia. L’eventuale colpa dei maestri è quella
di non avere individuato per tempo e domato queste distorsioni e, nel caso
fosse stato necessario, di non aver allontanato questi soggetti prima che
potessero sfruttare questo percorso per nuocere di più.
Si dimentica però che l’esito
normale di questa pratica sportiva ed educativa non sia la creazione di potenziali
killer smaniosi di menare le mani, ben più spesso né si esce rafforzati nel
fisico, nel morale e nella consapevolezza di sé; uomini forti ma pacifici, duri
ma mansueti, proni al difendere ben più che all'aggredire.
Il “DŌ”, il kanji che spesso è presente nei
suffissi delle discipline marziali indica la “via”, il “percorso”, è lì per fissare un obiettivo, lo
scopo di creare uomini liberi e “giusti” ... poi si può anche fallire.
giovedì 27 agosto 2020
IL TURCO ALLE PORTE!
Al di là dei timori atavici che fanno un po’ sorridere, bisognerebbe cominciare a prendere atto che la politica del presidente turco Erdogan stia creando e alimentando non poche aree di tensione nel bacino del Mediterraneo e, almeno in potenza, rischia di compromettere la già non proprio esaltante immagine dell’Italia nei confronti di partner storici e alleati.
L’elenco delle interferenze del “Sultano”
è ormai numeroso, basti pensare all'interventismo militare in Siria e Libia, all'escalation
con la Grecia (legata al tema della sfera di controllo economico sul
Mediterraneo orientale), al rinnovato protagonismo nei Balcani e su Cipro
incentrato su un doppio binario di offerte di collaborazione, interferenze e
minacce.
Tutto ciò, senza dimenticare il
crescente autoritarismo che fa registrare la politica interna della Turchia.
Non è che l’Italia dovrebbe ricominciare a fare un po’ di politica estera?
lunedì 24 agosto 2020
Recensione: M – Il Figlio del Secolo
"M – Il Figlio del Secolo”, di Antonio Scurati, editore Bompiani, 978-88-452-9813-4.
Libro bellissimo che ci restituisce un pezzo cruciale della nostra
storia patria calandoci in un clima emotivo che, finalmente, ci permette di
comprenderla in pieno.
Sì, perché tutti conosciamo il contesto drammatico del periodo
immediatamente successivo alla Grande Guerra; la crisi economica europea, la disgregazione
politica di imperi vecchi di centinaia di anni, la marea montante del comunismo
e del nazionalismo. In Italia a tutto ciò si aggiunge l’insoddisfazione dei
reduci, la sindrome della “vittoria mutilata”, le tensioni esplosive maturate
durante il “Biennio Rosso”, l’occupazione delle fabbriche, le rivendicazioni
operaie e delle popolazioni rurali... Ci sono anche noti i personaggi
principali di questa storia, le loro azioni, le loro responsabilità ed anche le
conseguenze; Il protagonista, innanzitutto, Benito Mussolini, per sua natura
doppio, luciferino ma anche straordinariamente umano e, proprio per questo,
carismatico, tenace e, in ultima analisi, vincente; Giacomo Matteotti, l’eroe
impotente, caduto e sacrificato, al quale è intitolata giustamente una via o un
corso in ogni nostra città. ... Abbiamo anche appreso le stravaganze e le
azioni clamorose di D’Annunzio, le indecisioni del ministro Facta, le astuzie
consumate ma ormai datate di Giolitti, la debolezza del sovrano Vittorio
Emanuele III°, lo smarrimento della classe politica liberale, la resa dei
cattolici, l’incapacità e le divisioni dei socialisti, il ruolo di industriali
e degli agrari, le violenze degli squadristi e i timori della borghesia ...
sappiamo tutto!
... Ma, fino ad ora lo avevamo mai “vissuto” in maniera così realistica.
Ora oltre a "sapere" possiamo anche riuscire a
"capire"!
lunedì 27 aprile 2020
La pandemia aiuta gli autocrati ... e noi gli diamo corda!
martedì 14 aprile 2020
Coronavirus: mancano gli stagionali ... è l'occasione per regolamentare il sistema?
Fra i tanti problemi causati dal coronavirus si prefigura anche quello legato alla raccolta agricola che rischia di venire compromessa dalla mancanza di mano d'opera. stagionale e occasionale.
Nell'articolo allegato si cerca di sensibilizzare le autorità e, nel contempo, si fanno delle proposte di soluzione. L'aspetto però più importante per me è quello che, spinti dall'emergenza, si ha forse l'occasione di regolamentare una volta per tutte un settore da sempre problematico a causa di lavoro nero, caporalato e assenza di adeguate strutture di recezione.
Potrebbe essere la volta buona? Speriamo di sì!
giovedì 9 aprile 2020
Recensione: Il mondo è pieno di cretini o sei tu che non riesci a farti capire
giovedì 2 aprile 2020
L'idea di Europa: fra tramonto e rilancio
venerdì 20 marzo 2020
Recensione: Vietnam – Una tragedia epica 1945 – 1975
giovedì 19 marzo 2020
Recensione: L’educazione di un fascista
giovedì 12 marzo 2020
Coranavirus: Dove sta la giusta misura fra restrizioni e ragionevolezza?
Le misure restrittive sono dunque tanto necessarie quanto auspicabili.
Ma fino a dove ci si deve spingere?
Personalmente ritengo sacrosante quasi tutte le misure poste in essere o in corso di introduzione; verso alcune di esse però (poche in realtà) dissento totalmente, e non perché non siano umanamente attuabili, ma perché le trovo stupide, almeno fino a "prova contraria" argomentata, possibilmente, su basi scientifiche.
Di quali misure parlo?
Intendo stigmatizzare tutte quelle istruzioni che vogliono limitare l'accesso ai parchi pubblici impedendo di praticare attività sportiva all'aperto e/o passeggiare.
Che senso hanno?
Ovvio che è chiaro come, in entrambi i casi, tali attività debbano venire condotte da soli o, al più con i famigliari conviventi (in questo ultimo caso il rischio di contagio è comunque presente anche restando a casa!) e, in ogni caso, rispettando le indicazioni già comunicate rispetto agli spazi che devono frapporsi fra non conviventi; se praticate a queste condizioni, però, in che modo potrebbero influire negativamente sui rischi di diffusione della malattia?
Per favore quindi, rimaniamo ragionevoli e, soprattutto, cari governanti, smettete di trattarci come minorati mentali! Sarò il primo, infatti, a fare marcia indietro per evitare un parco affollato, ma trovandolo relativamente sgombro, cosa devo fare per poterci andare senza farmi inseguire dall'esercito? Prendermi un cane dichiarando che lo porto a passeggio a fare i suoi bisogni?