"Vietnam
– Una tragedia epica 1945 – 1975” di Max Hastings, traduzione di Filippo Verzotto,
editore Neri Pozza, ISBN 978-88-545-1850-6.
Il saggio
racconta la Guerra del Vietnam in dettaglio a partire dal 1945, quando il Paese
era ancora unito sotto la dominazione francese, fino alla caduta di Saigon, allora
capitale della Repubblica del Vietnam (cosiddetto “Vietnam del Sud”), avvenuta nell'aprile 1975).
A mio
avviso, l’Autore ha scritto un’opera eccezionale ricostruendo i fatti in
maniera precisa ed equilibrata, spiegando nitidamente il contesto che ha
guidato le azioni, gli errori, i vincoli di tutte le parti in causa.
Ne viene
fuori un quadro desolante che riporta chiaramente, senza nessuna ombra di
ambiguità quello che ormai gli storici hanno da tempo dimostrato; per anni in
Vietnam gli USA hanno combattuto una guerra che i decisori politici sapevano perduta
in partenza. La scelta di proseguire il confitto venne presa sostanzialmente sulla
base di considerazioni più legate alla politica interna USA (tra l’altro, di
breve termine) e a ragioni di “immagine”, rispetto a quanto ciò fosse
effettivamente necessario sulla base delle reali necessità di politica estera
legate al “containment”, la strategia attuata per arginare la diffusione del
comunismo.
A me personalmente,
appare grottesco constatare come tale conflitto, che finì per trascinare l’intera
Indocina nel caos e nell'orrore (si pensi, per esempio alla Cambogia) e ad
influenzare pesantemente anche il pensiero occidentale, sarebbe probabilmente
stato facilmente evitabile fin a partire dalla fine del secondo conflitto
mondiale se solo si fosse rispettato il legittimo desiderio d’indipendenza delle
popolazioni locali e si fossero favorite poche, incisive riforme sociali e
politiche tali a quali a quelle che, ai giorni nostri, ci apparirebbero
semplicemente minime e “scontate”.
Si scelse
invece di supportare un anacronistico regime post-coloniale da parte della
Francia il che portò al solo risultato di umiliare i francesi e dividere il
paese permettendo l’insediarsi al Nord di uno spietato regime comunista contrapposto,
al Sud, ad un regime poco più liberale e totalmente corrotto.
Dopo il
disimpegno della Francia il governo USA commise (io direi “scientemente”) gli
stessi errori dei predecessori francesi continuando costantemente a supportare i
regimi instaurati nel sud del Paese e avendo, nello stesso tempo, piena
consapevolezza della loro inadeguatezza ed incapacità sia di riformare il Paese,
sia di reggersi sulle proprie gambe.
L’aspetto
più ironico di tutto questo sta, infine, nel constatare che l’Indocina e il
Vietnam in particolare, avevano sostanzialmente un valore pari a “zero” nelle
scelte strategiche degli USA (e dell’URSS e. forse anche della Cina!) e,
infatti, furono lasciate a sé stesse nel momento in cui l’opinione pubblica americana
divenne in maggioranza sfavorevole al proseguimento del conflitto.
Tanto orrore
per nulla, in sintesi!
… E fosse
almeno servito ad imparare la lezione!
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