Lacrime di coccodrillo?
Da europeista convinto in questi
giorni di emergenza vivo anche una profonda crisi ideologica; sento che la mia
passione per l’Europa si sta spegnendo.
Per anni, di fronte alle
provocazioni più o meno fondate dei “sovranisti” mi sono detto che le loro
critiche erano frutto di ignoranza, o peggio, di meschini tatticismi per
guadagnare consensi a livello locale; ho finto di non vedere il prosperare di
una casta burocratica privilegiata, saccente, snob, super pagata e sprecona che,
nel migliore dei casi, appare ai più come un comitato di affari, ma che spesso si staglia lontanissima dai
problemi della gente e dei Paesi in difficoltà; ho tollerato la spogliazione
della Grecia (anche in quel caso sono arrivate scuse tardive! … intanto però il
proverbiale “buco in più nella cintura” se lo sono fatti i greci!); ho vissuto
con sofferenza la troppa tolleranza di “casta” verso l’ingrata élite inglese e
verso l’Inghilterra, partner da sempre persa nei suoi personalismi e mai leale
e solidale verso la UE; ho subito a testa china le critiche dei sempre perfetti
cugini del “Nord”, sempre pronti ad anteporre le regole della finanza rispetto
a quelle della solidarietà ma sempre estremamente attenti a difendere i propri
interessi economici.
E ora, anche nel momento dell’emergenza
sanitaria cosa fanno i nostri partner? Prima minimizzano, snobbano e criticano …
perché certo, ai loro occhi, noi in fondo rimaniamo cialtroni italiani, perennemente
sospetti, irrimediabilmente “mediterranei”, cronicamente disorganizzati ed
irresponsabili, un popolo evidentemente da catechizzare e da mettere sotto
tutela … come i greci appunto! Poi, dopo che viene fuori che, “sì in fondo un
problema c’è” e colpisce tutti, mica solo quei cretini degli italiani, cosa
fanno? Niente (a parte qualche blocco delle nostre frontiere e sequestro di
forniture a noi destinate!) … almeno per un bel po’! E adesso, come “da
programma” arrivano le scuse … meglio tardi che mai!
E da dove vengono invece gli
aiuti? Da loro? Nooo! In primis, letteralmente dall'altro capo del mondo, dai
nostri sedicenti antagonisti culturali cinesi, poi da cubani, dai piccoli ed
orgogliosi albanesi … persino dalla gelida Russia! … Questo fa pensare.
Amo l’Europa e i suoi popoli (e
molte sono le persone comuni che, da parte loro ci hanno trasmesso il loro
supporto morale), apprezzo la libertà di movimento, la moneta unica, questo sentirsi a casa anche a Parigi o a Madrid; ma ho perso fiducia nella sua classe politica e nel suo
programma. Così non va! Se vogliamo veramente un continente unito dobbiamo
cambiare approccio e spostare il focus da un progetto che vede protagonista
solo l’economia e la moneta ma che lascia indietro la società civile, il bene
comune, l’etica e la cultura.
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