giovedì 12 marzo 2020

Coranavirus: Dove sta la giusta misura fra restrizioni e ragionevolezza?

In questi casi, dove la salute collettiva è in pericolo, è difficile tracciare una linea che garantisca il più possibile la libertà individuale mantenendo nel contempo il focus sull'obiettivo principale: contenere il contagio.
Le misure restrittive sono dunque tanto necessarie quanto auspicabili.
Ma fino a dove ci si deve spingere?
Personalmente ritengo sacrosante quasi tutte le misure poste in essere o in corso di introduzione; verso alcune di esse però (poche in realtà) dissento totalmente, e non perché non siano umanamente attuabili, ma perché le trovo stupide, almeno fino a "prova contraria" argomentata, possibilmente, su basi scientifiche.
Di quali misure parlo?
Intendo stigmatizzare tutte quelle istruzioni che vogliono limitare l'accesso ai parchi pubblici impedendo di praticare attività sportiva all'aperto e/o passeggiare.
Che senso hanno?
Ovvio che è chiaro come, in entrambi i casi, tali attività debbano venire condotte da soli o, al più con i famigliari conviventi (in questo ultimo caso il rischio di contagio è comunque presente anche restando a casa!) e, in ogni caso, rispettando le indicazioni già comunicate rispetto agli spazi che devono frapporsi fra non conviventi; se praticate a queste condizioni, però, in che modo potrebbero influire negativamente sui rischi di diffusione della malattia?
Per favore quindi, rimaniamo ragionevoli e, soprattutto, cari governanti, smettete di trattarci come minorati mentali! Sarò il primo, infatti, a fare marcia indietro per evitare un parco affollato, ma trovandolo relativamente sgombro, cosa devo fare per poterci andare senza farmi inseguire dall'esercito? Prendermi un cane dichiarando che lo porto a passeggio a fare i suoi bisogni?

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