"Flessibili
come di pietra – tattiche di sopravvivenza e pratiche di costruzione nei
villaggi montani”, di Andrea Bocco e Gianfranco Cavaglià, edizioni Celid, ISBN:
978-88-7661-798-0.
Sicuramente
il libro riflette una buona idea; gli Autori cercano di descrivere, in funzione
delle diverse variabili che caratterizzano l’ecosistema alpino, le ragioni
delle tecniche di costruzioni, le scelte d’insediamento e la logica della
disposizione delle opere comuni, ivi comprese le vie di comunicazioni.
È messo
quindi in rilievo, come tutte le diverse soluzioni trovate dai montanari nel
corso del tempo siano di estrema razionalità nel dosare efficacia ed efficienza
e, seppur apparentemente collocate armoniosamente nel contesto paesaggistico, siano
state poste in atto per sfruttare al meglio gli aspetti positivi o dominare il
più possibile quelli sfavorevoli legati all’ecosistema: temperature, esposizione
al sole o al vento, disponibilità d’acqua o di altre risorse naturali, variabilità
dei cicli stagionali. Ne viene fuori un’interessante disamina dei “perché” il
paesaggio montano è stato modificato in un certo modo per opera del lavoro
secolare dell’uomo.
Poteva
venirne fuori un libro molto valido, anche perché corredato da belle foto,
piantine e cartine; purtroppo però, la parte descrittiva non sembra avere una
vera struttura e un chiaro percorso di spiegazione e le singole parti risultano
troppo stringate. Neppure le note, che ho trovato un po’ confuse anch’esse, non
aiutano più di tanto ad approfondire i molti temi trattati che attirano indubbiamente
la curiosità del lettore, ma finiscono per deludere in quanto appena abbozzati
e privi di spessore.
Valeva
veramente la pena di scrivere molto di più non limitandosi al semplice
scorrazzare per il territorio in cerca di aneddoti e belle foto!
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