venerdì 12 ottobre 2012

Recensione: Vergogna – Metamorfosi di un’emozione

“Vergogna – Metamorfosi di un’emozione”, di Gabriella Turnaturi, edizioni Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-10484-8.


Il libro cerca di analizzare in chiave moderna il sentimento della vergogna, cercando di capire come esso si sia adattato e differenziato all’interno della società moderna.

In passato il sentimento della vergogna era fortemente legato al concetto di onore, a sua volta, parte integrante di un certo ruolo e status sociale. Il tessuto sociale tendeva a essere più coeso e maggiormente orientato verso un sistema condiviso di valori, pertanto, spesso la vergogna segnalava uno stato per il quale un soggetto veniva meno agli obblighi formali legati a una certa carica e ruolo. Nella società moderna, molto più segmentata rispetto al passato, se non improntata decisamente verso l’individualismo, ma anche caratterizzata dall’assottigliamento delle differenze fra aspetti personali e privati e immagine pubblica, la vergogna sembra aver perso l’importanza originale ed è spesso relativizzata rispetto ai valori di riferimento di un qualche individuo o sottogruppo diventando personalizzata, quasi “fai da te”. Spesso la ragione dello svergognamento non è più fondata sul timore di un giudizio morale dato dall’intera collettività, ma dipende più dalla mortificazione originata dal mancato conseguimento di obiettivi personali, dalla mancata risposta a modelli estetici o di consumo veicolatici dai media, da un fallimento in termini di prestazioni o dalla condanna di un ristretto gruppo di riferimento e di appartenenza con il quale si condividono obiettivi e valori non di rado differenti rispetto a quelli che caratterizzano l’insieme della società. In un sistema incentrato sul narcisismo, sulla spettacolarizzazione, malato di performance e incantato dal mito della felicità, la vergogna e il disagio a essa collegato sono spesso relegati a semplici fastidi, a disagi da curare, riparare e superare rapidamente per poter “ripartire” e le cadute di ordine morale finiscono per essere banalizzate, relegate a semplici episodi sfortunati, scivoloni occasionali di una rappresentazione, di una mascherata fatta a beneficio di un pubblico che, seguendo la logica del “così fan tutti”, s’immagina ugualmente intimamente compromesso.

In una parte successiva del saggio è invece analizzata l’emozione della vergogna in funzione del controllo sociale. In questo caso, la possibilità di istillare vergogna, di bollare come “vergognoso” il comportamento di singoli o gruppi è stato in passato, ed è ancora adesso uno degli strumenti a disposizione dei leader per far convergere il consenso e per reprimere il dissenso.

Vi è poi un’altra sfaccettatura di questa emozione che emerge quando il sentimento insorge non relativamente al soggetto ma al contesto entro il quale egli si riconosce. Questo succede quando ci si vergogna di qualcuno o di qualcosa fatta da altri, quando si sente di patire un danno d’immagine a seguito dell’operato di altri. Questo coinvolgimento può riguardare sia la cerchia ristretta degli affetti per allargarsi a tutti quegli insiemi ai quali si sente di appartenere: la famiglia allargata, la propria squadra, il proprio gruppo di lavoro, la propria azienda, i propri correligionari, i compagni di partito, la patria fino all’intero genere umano.

La reazione alla vergogna ha forti conseguenze, sia nel caso in cui essa sia provata nei confronti dei propri atti, sia quando è provata nei confronti di altri e può dare origine a stati e comportamenti negativi, attraverso il senso di colpa, l’isolamento, l’alienazione e la depressione, ma più spesso positivi, aventi la finalità di superare lo stato vergognoso che s’intende comunque transitorio. Interessante è la parte del libro relativa al legame fra vergogna provata per altri e il senso d’indignazione, che finisce per essere rilevante per i cambiamenti politici e per quelli sociali finendo per creare quei “movimenti d’opinione” fondamentali ai fini dell’alternanza politica e al rinnovamento e all’evoluzione della società.

Il tema è dunque interessante, ma il libro, seppur ben scritto, non è riuscito a essere coinvolgente. Non penso che ciò dipenda dallo stile dell’Autore che è chiaro e scorrevole, quanto dal fatto che l’argomento è stato trattato solo in chiave sociologica, e non anche antropologica, fisiologica ed evolutiva. Vi sono poi delle argomentazioni che mi sono apparse ripetitive e alla fine la lettura risulta fin troppo distaccata rispetto a un argomento che tanto dipende dalle correnti sotterranee delle nostre umane passioni.

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