giovedì 8 dicembre 2011

Decreto Salva Italia n°2: Nuova ICI e tasse patrimoniali

Sono favorevole a un progressivo spostamento dell’imposizione dalle tasse sul reddito delle persone fisiche e sul reddito d’impresa ad una basata più sul patrimonio. Per questo motivo ritengo accettabile che ci si sia orientati verso una nuova versione dell’ICI (l’IMU) e pertanto, in linea di principio, sono favorevole all’operato del Governo, vi sono però alcuni punti che mi lasciano dubbioso e che mi appaiono migliorabili.
Ad esempio, mi lascia perplesso il rialzo generalizzato delle rendite catastali del sessanta per cento. Da una parte, infatti, è vero che le stime erano basse e non erano state riviste da moltissimi anni, dall’altra, forse si sarebbe dovuto procedere attraverso una valutazione più seria degli incrementi da applicare e maggiormente correlata alle varie realtà territoriali nonché ad una più generale revisione e riclassificazione dei catasti. In sintesi, ritengo che l’aliquota sia stata fissata un po’ a casaccio, più per ovviare alla fretta e alle esigenze di cassa, che per perseguire un genuino riordino dei patrimoni edilizi e fondiari.
Mi sembra poi che emergano anche delle problematiche legate all’equità, infatti, è noto a tutti che in Italia il possesso dell’abitazione principale è largamente diffuso anche fra le famiglie con i redditi più bassi, le quali rischiano di trovarsi in difficoltà a causa della reintroduzione del tributo e del contestuale aumento delle rendite catastali. A fronte di ciò è stata introdotta una generale detrazione di 200 euro che può solo attenuare e non risolvere il problema. A questo proposito, a me sembra interessante la proposta del terzo polo che invita a predisporre una detrazione che tenga conto anche del numero di componenti del nucleo famigliare.
Riguardo all’ICI rimane comunque da affrontare il tema scottante e di principio (ma anche di sostanza, posto che si parla di cifre fra i settecento milioni e il miliardo di euro!) che prevede l’esenzione per i beni della Chiesa, fatti salvi, ovviamente, gli edifici adibiti al culto. A me sembrerebbe opportuno di approfittare delle stesse aperture della Cei e porre fine a questo ingiusto privilegio, peraltro, in molti casi, lesivo della concorrenza, tanto più che i maggiori introiti permetterebbero, a parità di impatto della manovra, sgravi più significativi a favore dei redditi più bassi.

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