lunedì 12 dicembre 2011

Pogrom!

Ieri avevo fra le mani un libro dello storico Niall Ferguson: ”XX Secolo, l’Età della Violenza”, nelle prime cento pagine l’Autore sviluppa la sua tesi e pone come uno dei problemi alla base della violenza moderna il “Meme” della “Razza”. Secondo il biologo Richard Dawkins i memi sono, nel mondo delle idee, gli equivalenti dei “Geni” in ambito biologico. Niall Ferguson spiega come il concetto di razza sia relativamente moderno nella storia e che esso cominci a farsi strada nella cultura umana sostanzialmente solo a partire dalla fine del quattordicesimo secolo, radicandosi in Occidente al crescere del successo della cultura occidentale e legato a processi complessi, quali ad esempio quelli che supportarono la formazione degli stati nazionali basati, anche, sul principio di omogeneità culturale e, più pericolosamente, di purezza etnica. L’Autore si sofferma sul fenomeno dei Pogrom, fenomeno che, sotto molti nomi e forme interessò soprattutto la Russia di fine ottocento - inizi novecento, ma anche buona parte dell’Europa continentale e che furono rivolti soprattutto contro gli ebrei, ma più generalmente contro le minoranze etniche. Sappiamo tutti a cosa portarono questi fenomeni di razzismo che, a partire dal massacro degli armeni, per passare a quello degli ebrei, fino alle recenti guerre civili jugoslave continuano a mostrare la potenza pervasiva e distruttiva del meme della razza. In questo contesto, gli zingari rimangono costantemente una delle popolazioni più colpite da questi episodi ed è inquietante constatare che essi siano vittime di pogrom anche oggi, come è avvenuto recentemente a Torino, la mia città. Lo schema di quanto successo è semplice, ripetitivo e sconcertante: gli zingari vengono accusati di un fatto particolarmente increscioso (in questo caso, di uno stupro di una ragazza poi rivelatosi completamente inventato), che va a “Colmare la misura” di tanti episodi di microcriminalità da essi compiuti o ad essi comunque attribuiti, a questo punto, si scatena la violenza cieca ed indiscriminata, il pogrom appunto. Visti i fatti, è interessante chiedersi se, qualora fossimo stati personalmente coinvolti, ci saremmo trovati nella condizione psicologica di partecipare all’esplosione di violenza anche noi, oppure ancora sarebbe opportuno riflettere se quantomeno, ci sentiamo istintivamente portati a minimizzare o a giustificare l’accaduto. Temo che, se ci trovassimo in una qualsiasi di queste condizioni mentali, dovremmo francamente ammettere di essere razzisti, almeno nel senso tecnico del termine. Il brutto del razzismo è che, a parer mio, si tratta di un sentimento istintivo e di un riflesso semi-automatico che, probabilmente, abitualmente rifiutiamo ma che in realtà è radicato in noi e che dominiamo a stento. Questa inclinazione può venire superata solo attraverso l’esercizio della ragione e il costante riferimento all’etica della Giustizia, che rimangono gli unici appigli per affrontare correttamente certe tipologie di situazioni.

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