venerdì 25 novembre 2011

Recensione: Avrei voluto essere padre

“Avrei voluto essere padre”, di Laura Marinaro, editrice Nuovi Autori, ISBN: 978-88-7568-607-9.
Gli ormai frequenti casi di separazione e divorzio hanno fatto emergere una serie di problemi che solo adesso cominciano ad assumere una certa visibilità presso l’opinione pubblica. Un aspetto particolarmente penoso è quello legato alle serie limitazioni, con conseguente lesione dei diritti di una delle parti in causa, che possono essere poste in essere da uno dei due ex-coniugi quando uno di essi, l’affidatario di fatto o di diritto, impedisca all’altro genitore la frequentazione dei figli anche in quei casi dove gli accordi e le sentenze ne riconoscano pienamente il diritto. I’opera s’interessa del fenomeno privilegiando il punto di vista dei padri in quanto, in questo caso, sono mediamente proprio loro la parte lesa a causa di una certa prassi sviluppatasi nella giurisprudenza italiana che vede favorire l’affidamento dei figli alle madri. Il libro riporta una serie di casi romanzati ma riferibili a episodi reali e nasce dall’esperienza diretta maturata dall’Autore presso una delle associazioni che si occupa di queste tipologie di problemi.
Venendo alle mie impressioni, non mi è facile prendere una posizione chiara su questo tipo di lavori perché di solito non leggo questo genere di libri. Per quanto mi riguarda, infatti, magari volendo un po' semplificare, ritengo che la passione per la lettura tragga origine da due generi di motivazioni: io leggo saggi per il piacere di apprendere, mentre penso che un buon romanzo sia tale perché trasmette emozioni. Un romanzo che “prende” crea un’atmosfera che ci permette di immedesimarsi nelle situazioni descritte: si riproducono gli stessi stimoli visivi, si percepiscono gli stessi odori e soprattutto, si prova una dose, in certi casi fortunatamente solo omeopatica, delle passioni che pervadono i protagonisti. Seguendo questa definizione indubbiamente dovrei ritenere di aver incontrato un’opera riuscita; ma ecco il problema a maneggiare questo “piccolo” libro (in termini di numero di pagine) che tratta però temi assai seri e forse proprio perché a me noti, volutamente esorcizzati. Esso piacerà a chi vuole provare emozioni forti, a chi piace indignarsi, a chi attraverso certe situazioni ci è passato o ne ha avuto esperienza; potrebbe invece risultare inopportunamente coinvolgente per quelli che vedono il problema, capiscono il dramma, ma che non hanno soluzioni da proporre; per questi ultimi la lettura emozionale di certe situazioni non può che lasciare insoddisfatti di fronte alla propria sensazione di impotenza.

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