sabato 19 novembre 2011

Recensione: Agostino - Le Confessioni

“Agostino – Le Confessioni”, di Agostino d’ippona (Aurelius Augustinus Hipponensis), a cura di Maria Bettetini, traduzione di Carlo Carena, edizioni Einaudi, ISBN: 978-88-06-17561-0.
Le Confessioni, scritte intorno al 400 d.C., sono una delle opere principali di sant’Agostino (354 d.C.- 430 d.C.), vescovo d’Ippona dottore della Chiesa, teologo, filosofo e grande pensatore. L’edizione, seppure di formato economico, è fornita di testo a fronte in latino, di un’introduzione chiara e d’indispensabili note che ho trovato esaustive, ma che hanno il difetto di essere state poste in fondo al libro anziché a piè pagina, rendendone così un poco scomoda la continua e indispensabile consultazione.
L’opera si presenta strutturata in tredici libri (capitoli) nei quali l’Autore racconta la propria conversione al cristianesimo riassumendo nel frattempo la propria vita e inframmezzando profonde riflessioni di natura filosofica, teologica e, aggiungerei, scientifica. Il testo si presenta in forma di dialogo, supplica, preghiera e persino poesia indirizzati direttamente a Dio. La forma è impressionante, ricercata ed elegante, anche per quelli come me che non sono in grado di seguire il testo in latino, a dimostrazione e monumento all’abilità di retore dell’Autore.
Personalmente quest’opera mi ha prodotto una grandissima impressione e non nascondo che su di essa il mio giudizio rimane sospeso. La forma mi ha colpito, nonostante già sapessi che il testo si svolgeva in forma vocativa e non di dissertazione. La lettura mi ha prodotto ammirazione, disagio e, a tratti, genuina insofferenza verso una nenia che sembrava non avere mai fine. Riguardo ai contenuti, il mio giudizio risulta estremamente sfaccettato e frammentato; per alcuni versi sono profondamente deluso, pensavo, infatti, che avrei avuto la possibilità di acquisire maggiori informazioni sulla religione, sul cristianesimo, o meglio, sul cattolicesimo, sulla figura di Dio, sul problema del Male e sulle eresie che hanno dilaniato la cristianità, ma sento che il risultato è stato ben scarso e quel poco che ho ottenuto (forse la causa è la mia profonda ignoranza!), l’ho tratto e lo devo alle belle note a fine libro senza le quali, ammetto, avrei capito veramente poco o forse niente! Dall’altra parte, mi è rimasta la convinzione che Agostino fosse veramente un genio, un grande filosofo ed un profondo pensatore, ne da prova, secondo me, soprattutto negli ultimi tre libri (e lo dico perché ho rischiato di non leggerli!). In particolare sono rimasto sbalordito dall’undicesimo libro in cui viene affrontato il tema del “Tempo”. Penso di fargli un complimento dicendo che mi sarei augurato di vedere più proficuamente applicata la sua straordinaria mente in un moderno laboratorio di astrofisica, rispetto a quanto gli è capitato di fare inseguendo arguti, ma in fondo inutili, concetti filosofici e religiosi. Infine poi, l’”uomo” Agostino non mi è piaciuto, almeno per come si è raccontato. Ho un senso quasi di repulsione fisica verso quello che sembra il risultato della sua ricerca: un uomo che sembra più rinnegare il mondo, le sue pulsioni, la sua materia, i suoi affetti, le sue emozioni, i suoi colori, i suoi odori più di quanto alla fine si senta semplicemente in pace in esso e con esso. Un uomo per il quale tutto sembra peccato fuorché la continua contemplazione dell’idea di Dio, un soggetto che appare alienato più che semplicemente distaccato. La sua mistica, alla quale ha sacrificato compagne di una vita, figli, affetti e sensazioni mi appare perversa e questo si, la dice lunga su un certo filone del pensiero della Chiesa, per la quale godere di una sana sessualità, della visione di una bella donna, di un bicchiere di buon vino, di un raggio di sole sul viso, del volo di una farfalla, può nascondere un peccato mortale!

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