mercoledì 2 novembre 2011

Crisi finanziaria – serve un nuovo New Deal: Elite in fuga dalla realtà e dalle responsabilità.

La Grecia affonda sulla proposta di indire un referendum a favore dell’accordo europeo, le borse crollano e l’Italia trema, mentre da ogni parte con toni sempre più concitati, s’invocano a gran voce riforme draconiane per salvarci dalla crisi. Tali riforme, in sintesi si riassumono in: maggiori privatizzazioni che prevedono un ulteriore saccheggio del patrimonio pubblico; condoni fiscali, premiando così nuovamente chi evade da una vita; tagli e riforme sulle pensioni, che perpetuano il circolo vizioso che procrastina una reale (e non figurativa) applicazione del regime contributivo; riforme sui contratti di lavoro, destinate ad aumentare l’instabilità e la disoccupazione; tagli indiscriminati a sanità ed istruzione, che andranno ad impattare sulla salute e sul futuro dei cittadini. E’ evidente che il prezzo del salvataggio sarà finanziariamente pagato soprattutto da quella classe con redditi medi che le tasse le ha sempre pagate, mentre socialmente graverà soprattutto sui redditi bassi e sulle famiglie. Nessuno ovviamente si propone di puntare seriamente su riforme del lavoro che creino efficienza ma che non vadano a scapito della stabilità del posto di lavoro, premino la produttività e la mobilità (quando necessaria e richiesta), puniscano l’assenteismo e le ruberie applicando semplicemente quanto già previsto dalle normative sul diritto del lavoro. Soprattutto, in ottica fiscale nessuno si propone di rovesciare completamente l’attuale impostazione, ad esempio, parlando seriamente della lotta all’evasione fiscale, di tasse patrimoniali più eque e dalla revisione ideologica di alcune tipologie di imposizioni ormai dimenticate come ad esempio la tassa di successione. La nostra classe politica, opposizioni incluse, evidentemente collusa con questi soggetti (in realtà facente parte, a ben vedere, di queste categorie!), si ostina invece a premiare i “soliti noti”: gli evasori, i titolari di grandi patrimoni, gli esportatori di capitale e la nostra peggiore classe imprenditoriale, quella che prospera sul lavoro nero e precario e sull’evasione fiscale; per loro infatti non è previsto alcun sacrificio sostanziale.
I Governi, non solo quello italiano, latitano e non sanno proporre nulla di nuovo. Sono pronti a varare solo riforme di tipo liberista di puro stampo “reaganiano”, continue varianti di una ricetta abusata, come se ancora non si fosse capita la totale inconsistenza delle teorie vendutaci fin dai primi anni ottanta da una folla di illustri economisti servili e prezzolati, e basate sul principio che, non tassare o detassare i redditi alti spinga l’economia, che demolire il welfare sia opera virtuosa, che eliminare le tutele di lavoratori e classi disagiati sia etico e civile, che promuovere l’instabilità migliori la qualità della vita. Tutto ciò invece ha solo impoverito il ceto medio e incrinato la fiducia dei cittadini riguardo alla capacità di risolvere i problemi dei sistemi democratici basati sull’assistenza pubblica, sugli ammortizzatori sociali e sull’equa distribuzione dei redditi. Personalmente questi personaggi non mi sembrano semplicemente incapaci e collusi, ma peggio, mi appaiono ormai inerti, paralizzati dal panico e soprattutto, completamente distaccati dalla realtà che li circonda. Essi sembrano definitivamente incapaci di affrontare in maniera incisiva una situazione che, evidentemente, non possono, non vogliono e non sanno risolvere. Peggio di tutto però è la tendenza alla de-responsabilizzazione che li contraddistingue! Vogliono vincoli costituzionali per essere obbligati a prendere decisioni e a fare ciò che non hanno il coraggio di fare, come se nascondersi dietro l’ottemperanza ai dettami di una definizione della Carta Costituzionale li assolva, prima dalla responsabilità di averne chiesto la modifica non necessaria e poi dal dovere mettere in atto quelle riforme che, Costituzione o meno, sarebbe loro dovere fare comunque. Ora, sfruttando la paura della crisi e incapaci di assumersi la completa responsabilità di scelte impopolari, si propongono di chiedere direttamente ai cittadini di essere assolti in anticipo e di ricevere l’ennesima delega in bianco. Nel frattempo, almeno in Italia, gli alleati di governo sembrano interessati solo a prolungare il più possibile lo stato comatoso del nostro parlamento, mentre l’opposizione bada bene a non rischiare veramente di far cadere un governo che in realtà non appare per niente ansiosa di ereditare e nel frattempo trama per andare a elezioni con l’attuale legge elettorale per godere a propria volta dei benefici che ne riceverebbe in termini di potere personale l’elite dello schieramento vincitore.
Servirebbe quindi coraggio nell’intraprendere nuove strade e per un rinnovato impegno politico e sociale, allo scopo di liberarsi della zavorra di questa classe politica imbolsita e pervenire ad un nuovo New Deal che coinvolga tutti i cittadini i quali, a ben vedere, dovrebbero essere così saggi da rendersi conto che non ci sono alternative all’essere “virtuosi”, non ci sono più spazi per il completo disinteresse dalla “cosa pubblica” o per mettere in atto una visione individualista o corporativa della politica. E’ necessario che tutti si rendano conto che l’unica alternativa ad un progressivo impoverimento generale è una fattiva collaborazione nonché una seria ed onesta riflessione riguardo alle eque modalità di redistribuzione degli inevitabili sacrifici da porre in essere.

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