giovedì 24 novembre 2011

Asta flop per i Bund tedeschi – Mal comune ......

L’ultima asta di titoli di stato tedeschi è stata un mezzo fallimento. Dei sei miliardi offerti ne sono stati raccolti solo poco più della metà (3,8) e nel frattempo è schizzato in alto il rendimento. Anche per il paese leader del blocco europeo, fino ad ora in cattedra nel suo ruolo di moralizzatore nei confronti degli altri membri dell’Unione è arrivato un chiaro segnale da parte degli investitori che cominciano a non percepire più i bund tedeschi come un bene rifugio di provata fiducia. Vista dall’Italia questa non è, in fondo, una cattiva notizia perché rende finalmente evidente anche ai tedeschi la natura del problema che l’Europa si trova a fronteggiare, il quale, non riguarda solo o principalmente le difficoltà di armonizzazione fra aree diversamente sviluppate dell’Unione, oppure la necessità, per altro evidente, di ricondurre un certo numero di governi nazionali ad una gestione maggiormente virtuosa e sensata del livello del debito e della spesa pubblica, ma che, in sintesi, presuppone il ripensamento profondo del significato politico ed economico della UE attraverso la ricerca di un modello socio-economico e politico condiviso a livello trans-nazionale. Sembra, infatti, sempre più difficile mantenere coesa l’area dell’euro attraverso l’istituzione della Bei e l’approccio monetario, mentre cresce parimenti l’esigenza di impostare una politica industriale e di sviluppo su scala continentale, obiettivo che, insieme con quello del contenimento e della razionalizzazione dei costi, presuppone anche e soprattutto una maggiore integrazione della politica e degli organi istituzionali. Sembra, dunque, che l’Unione Europea si stia approssimando a un bivio e, secondo me, noi saremo presto chiamati a scegliere se rilanciarne il progetto rinunciando ad una sostanziale componente delle nostre sovranità nazionali o sancirne il fallimento.

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