venerdì 12 agosto 2011

Recensione: La fine della Grande Ungheria – fra rivoluzione e reazione 1918-1920

“La fine della Grande Ungheria – fra rivoluzione e reazione 1918-1920” di Alberto Basciani e Roberto Ruspanti, edizioni BEIT Studi, ISBN 978-88-95324-17-3.
Il libro parla del periodo storico, immediatamente successivo alla fine della prima guerra mondiale, che vide lo smembramento dell’impero austroungarico e in particolare dell’antico regno di Ungheria, ratificato dal trattato di Trianon, firmato a Versailles il 4 giugno 1920. All’epoca, il regno danubiano comprendeva un insieme multietnico che raggruppava oltre all’attuale Ungheria, la Galizia, parte dell’Istria, della Croazia, della Serbia, della Romania, la Slovacchia, l’attuale Repubblica Ceca e alcune parti dell’attuale territorio austriaco. Le ipotesi di spartizione, le tensioni nazionalistiche e le conseguenze sociali ed economiche della sconfitta subita nella Grande Guerra furono la causa di una serie di rivolgimenti politici che portarono alla caduta della monarchia asburgica, alla rivoluzione “delle rose d’autunno”, nell’ottobre del 1918, che instaurò in Ungheria una repubblica democratica sotto la guida del conte Mihàly Kàrolyi, seguita dalla “Repubblica dei Consigli” (Marzo – Agosto 1919) sotto la guida del socialdemocratico Sàndor Garbai, ma pesantemente influenzata dal suo ministro degli esteri, il comunista Béla Kun. La Repubblica dei Consigli costituì un esempio significativo di repubblica socialista di tipo bolscevico. L’esperimento comunista finì a seguito della sconfitta militare subita dagli ungheresi ad opera dell’esercito rumeno che occupò Budapest in Agosto per esserne poi ricacciato dalle truppe guidate da Miklòs Horthy, ex ammiraglio della flotta asburgica e ministro della guerra del governo ungherese anticomunista di Seghedino, il quale, dopo un breve tentativo di restaurazione asburgica guiderà con piglio dittatoriale l’Ungheria fino alla sua destituzione del 1944 ad opera dei nazisti. Sarà proprio Horthy a firmare il trattato di Trianon, sancendo la fine della Grande Ungheria. Come si può notare il periodo storico è convulso ed interessante, il libro però si presenta come estremamente frammentario, presentando una serie di saggi che alternano l’analisi del momento storico a lavori dedicati ad una serie di intellettuali ungheresi che, per quanto mi riguarda, rimangono per lo più sconosciuti (i poeti Endre Ady e Jòzsef Kiss, il pittore Lajos Kàssak, il rivoluzionario Màrai). L’insieme di lavori di varia origine comprende anche un saggio, che personalmente ho trovato interessante, riguardante lo sviluppo della rete ferroviaria Ungherese nel corso dell’ottocento-novecento e delle ripercussioni che su di essa hanno avuto le varie mutilazioni territoriali seguite al trattato di Trianon. Il libro quindi, per quanto mi riguarda non si è rivelato all’altezza delle aspettative, ma ha avuto il pregio di stimolare il mio interesse riguardo al periodo storico e all’area geografica in oggetto.

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