giovedì 18 agosto 2011

Crisi economica e proposte di soluzione: Feste Nazionali – Eliminazione della festività infrasettimanali

Fra le tante proposte per far fronte alla crisi economica e per promuovere la crescita del nostro PIL asfittico, ve è una che, a mio avviso, rasenterebbe il comico e il farsesco, ma che spicca soprattutto per il cattivo gusto! Si tratta della proposta che vuole accorpare le principali festività laiche nazionali, 2 giugno, 25 aprile e 1 maggio alla domenica successiva qualora la festività cada in un giorno infrasettimanale e pertanto preveda un "ponte" che prolunghi l’astensione dal lavoro. Secondo il mio punto di vista, vi sono varie ragioni per ritenere un tale provvedimento probabilmente inefficace se non persino dannoso dal punto di vista economico, chi l’ha proposto infatti non ha evidentemente presente che anche il “tempo libero” pesa significativamente sul PIL, soprattutto in un paese che tanto profitto trae dalle voci legate al turismo. Sempre rimanendo sul terreno dell’economia bisognerebbe poi approfondire il discorso riguardo al modo in cui viene calcolato il nostro ormai totemico PIL; se infatti continueremo a pensare in termini di PIL assoluto e non in termini di prodotto giornaliero e quindi di produttività giornaliera (o meglio oraria!) anziché di produzione annuale assoluta, continueremo a nascondere a noi stessi il vero problema del nostro Paese che soffre di una cronica mancanza di efficienza e di scarsa produttività oraria e giornaliera, problemi che non vengono certo risolti, ma anzi nascosti allungando tout court l’orario di lavoro e che invece andrebbero affrontati facendo massicci investimenti sulla ricerca, sull’ambiente di lavoro, sulla formazione e sulle infrastrutture, a cominciare dalle reti di comunicazione.
Ma torniamo alla nostra proposta “risolutiva” e lasciamo il campo economico per entrare in quello morale e sociale. Domandiamoci ad esempio se e perché gli americani rinuncerebbero al loro 4 luglio, oppure i francesi al loro 14? Quale Paese serio accetterebbe di eliminare proprio quelle feste che ritualizzano e ricordano il lungo e spesso doloroso processo che ha portato all’unità nazionale e alla collaborazione economica le varie compagini sociali? E quali altri feste si presentano come altrettanto universali (nel senso nazionale del termine!) e cementanti rispetto ad un tessuto sociale che si presenta sempre più frammentato e multietnico? Le nostre mille feste patronali? ….. Che per altro sono di intralcio a chi deve gestire più unità produttive sparse sul territorio nazionale? Sono molto dubbioso! Senza voler però tirare in ballo inesistenti antagonismi fra feste laiche e religiose, oppure fra feste nazionali e locali, tornerei al problema centrale, che è quello economico e che ho provato ad evidenziare più sopra. Pensare di risolvere i nostri problemi di PIL allungando solamente l’orario di lavoro non può portare a nulla di buono! Anche solo per il fatto che, chi lavora non spende! Peraltro, a questa conclusione…… c'era già arrivato Henry Ford.

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