lunedì 22 agosto 2011

Crisi economica, riforma fiscale e lotta all’evasione

Ultimamente mi sono permesso, da non addetto ai lavori, di muovere alcune critiche alle soluzioni che sono sul tavolo per ricercare nuove risorse al fine di fronteggiare la crisi finanziaria. Come è noto, il problema non facile da risolvere che devono affrontare i nostri governanti, è quello di reperire nuovi fondi per rilanciare lo sviluppo o almeno, per evitare di far lievitare ulteriormente il disavanzo ed il debito pubblico fugando l’allarmismo dei mercati finanziari. In linea di massima questo obbiettivo può essere perseguito attraverso: la razionalizzazione e/o i tagli della spesa pubblica, un’ulteriore riduzione della spesa pensionistica, dismissioni del patrimonio pubblico, oppure intervenendo sulla sfera fiscale. Ovviamente si può e forse si dovrebbe operare agendo su tutte le leve disponibili, a me però piace pensare che la leva fiscale sia quella foriera di portare i benefici più significativi; e che questi possano essere per di più strutturali e (relativamente) immediati. In Italia, forse un po’ paradossalmente, mi sembra che i migliori risultati potrebbero venire dalla lotta all’evasione, alla quale potrebbe affiancarsi una equilibrata riforma della tassazione patrimoniale. Limitandosi alla sola lotta all’evasione, a me sembra che la soluzione per fare emergere quote significative di “nero” sia abbastanza semplice, così immediata da farmi persino dubitare della bontà della proposta e da indurmi a sospettare che, dietro alla sua eventuale applicazione, ci sia nascosta qualche controindicazione che personalmente evidentemente non riesco a percepire. La soluzione proposta infatti si baserebbe semplicemente sull’introduzione di una significativa detraibilità su certi particolari tipi di spesa.

Caratteristica base della proposta:
- L’aliquota di detrazione proposta dovrebbe essere significativa (almeno intorno al 40%-50%) in modo da incentivare da parte del consumatore la richiesta di fatture e scontrini.
- Lo scontrino o la fattura dovrebbe essere “tracciabile”, pertanto, per ottenere la detrazione il contribuente dovrebbe sempre indicare il codice fiscale/partita iva dell’emittente. In questo modo sarebbe possibile incrociare i dati con le dichiarazione di questi ultimi e costruire degli archivi per monitorarne i redditi anche negli esercizi successivi.
- Si potrebbero escludere dalla detraibilità gli acquisti effettuati tramite le grandi catene di supermercati (che normalmente emettono scontrino!).
- Le categorie di spese detraibili, qualora fosse necessario al fine di non deprimere troppo le entrate fiscali, potrebbero cambiare ogni anno e magari ripresentarsi a rotazione dopo un certo numero di periodi di imposta. Così ad esempio, per un anno (o per più periodi di imposta!), dandone previamente pubblicità (è indispensabile che i contribuenti ne abbiano notizia a partire dalla fine dell’esercizio fiscale precedente!) si potrebbe decidere di rendere detraibili le spese legali o legate al lusso (anche i gioiellieri per intenderci!) o riguardanti l’igiene personale e la cura della persona (parrucchieri, centri sportivi, centri estetici, centri benessere e massaggi), oppure ancora spese mediche e dentistiche. L’anno seguente le spese di acquisto presso categorie mirate di esercizi commerciali (vestiario, macellerie, bar, ristoranti, ecc.) e l’anno dopo ancora, le spese di assistenza e cura della casa (badanti e lavoro domestico, ecc.).
In sintesi, ritengo che la consistente possibilità di detrazione, contestualmente al dovere di indicare la provenienza della spesa attraverso il meccanismo della tracciabilità permetterebbe all’Agenzia delle Entrate di predisporre rapidamente dei database aggiornati riguardanti i redditi del cosiddetto lavoro autonomo. Questi archivi sarebbero utili anche nel caso di rotazione delle categorie deducibili in quanto difficilmente, una volta emerso un certo fatturato, si potrebbe diminuire sostanzialmente l’imponibile senza incorrere nel rischio di un controllo fiscale. Ulteriore benefici dovrebbero poi venire dalla spinta alla regolarizzazione di alcuni tipi di rapporto di lavoro, come per esempio quello legato all’assistenza ed al lavoro domestico, oppure ancora dall’incentivo alla spesa che andrebbe ad influenzare i beneficiari delle detrazioni, i quali, grazie al meccanismo dell’abbattimento, potrebbero essere incentivati ad incrementare certi tipi di beni di consumo o servizi.

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