giovedì 18 agosto 2011

Crisi economica e proposte di soluzione: Vincolo costituzionale di pareggio del bilancio

Una delle soluzioni delle quali si discute per porre rimedio alla difficile congiuntura finanziaria europea di quest’estate riguarda la possibilità di introdurre una norma costituzionale che imponga il vincolo di pareggio di bilancio statale. Sinceramente non ho mai sentito nulla di più futile ed insensato! E mi sembra persino incredibile che tali proposte non siano frutto della smania di protagonismo di qualche “peones” parlamentare, ma che giungano persino da blasonati primi ministri di alcuni fra i principali Paesi della UE!
Sollevando questa critica non voglio ovviamente dire che, vista la situazione, non sia necessario che ogni governo europeo affronti la crisi con il necessario rigore; intendo però far rilevare come non sia la carta costituzionale lo strumento idoneo per sottolineare la doverosa incombenza di porre ordine ai conti degli stati. Di più, ritengo persino pericoloso che vincoli di questo genere vengano inseriti a livello costituzionale irrigidendo in questo modo la capacità di agire dei governi in carica che devono poter agire con tutte le leve consentitegli dalla politica monetaria e che in certi casi (Keynes insegna!), possano persino avere il “dovere” di indebitarsi in quei casi in cui il ricorso all’indebitamento sia lo strumento più idoneo e praticabile per accelerare lo sviluppo economico o per evitare gli effetti più deleteri di una crisi economica o di un’emergenza, quale ad esempio: una catastrofe naturale o una guerra.
Per altro, siamo probabilmente tutti consapevoli che oggigiorno non sia effettivamente praticabile una politica governativa che porti alla crescita del debito pubblico, è chiaro infatti che il mercato finanziario non sarebbe in grado di sopportare tale tipo di scelta politica ed economica; in ogni caso però la scelta di come gestire il bilancio ed anche la decisione riguardo a se produrre un avanzo, un pareggio, oppure un peggioramento del deficit deve rimanere prerogativa, diritto e soprattutto dovere del governo in carica, che deve assumersi pienamente la responsabilità delle proprie scelte davanti agli elettori e davanti alla comunità internazionale senza che ci sia la possibilità di invocare la carta costituzionale per supportare l’eventuale ricorso al rigore e trovando così un modo ingenuamente furbesco per allontanare da se la responsabilità di scelte potenzialmente impopolari.

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