venerdì 3 giugno 2011

Recensione: Acqua in movimento

“Acqua in movimento – ripubblicizzare un bene comune ”, di Marco Bersani, edizioni Alegre, ISBN 88-89772-15-8. Il tema trattato dall’autore e quello attualissimo riguardante le modalità di gestione e la collocazione giuridica ed ideologica dell’acqua. Il dibattito ruota in sintesi intorno ad una serie di coppie di opposti; da una parte infatti si discute se l’accesso alle risorse idriche vada inteso come un “diritto” oppure vada qualificato come “bisogno”, da ciò consegue anche un’opposta categorizzazione merceologica, che attribuisce al prezioso elemento lo status di “bene comune” oppure di ”merce” e che finisce per introdurre alla discussione riguardo all’identificazione dei soggetti più idonei per provvederne alla gestione, alla conservazione e alla distribuzione. Per certi versi si parla genericamente di settore pubblico o privato, per altri aspetti e riferendosi ad altri concetti ci si chiede quale debba essere l’ambito territoriale e giuridico che sia idoneo a gestire meglio le varie esigenze e i diritti di tutti i soggetti coinvolti, in questo caso quindi si restringe o si allarga il dibattito ad un livello locale, regionale, nazionale e persino sovranazionale. Si delinea quindi una situazione che vede contrapporsi una visione etica e sociale, ma per certi versi utopistica, ad una economica e liberista, magari più concreta ma anche meno garantista nei confronti dell’utenza di questo servizio indispensabile. L’Autore, anche tenendo presente la situazione italiana e i referendum di prossima attuazione, non ha dubbi e si schiera a favore dell’acqua pubblica e dell’accesso al servizio visto come diritto essenziale ed innegabile. Personalmente ho trovato il libro ovviamente un po’ di parte, eppure interessante; questo soprattutto perché, contrastando un certo tipo di dogmatismo facilone, in alcuni punti sembra voler dimostrare che la privatizzazione non è sempre garanzia né di nuovi investimenti né di rinnovata efficienza. Rimane poi condivisibile l’impostazione ideologica che, a mio avviso giustamente, ci ricorda che l’acqua sia effettivamente così indispensabile da meritargli un inquadramento giuridico che superi la mera assimilazione a semplice prodotto merceologico. Il problema semmai è di trovare i modi di renderla effettivamente disponibile a tutti nelle quantità, nella qualità e al prezzo che la rendano effettivamente fruibile e, riguardo alle modalità per perseguire questo obiettivo non sono personalmente convinto che la cosiddetta gestione "in house" sia la soluzione al problema.

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