“Occidente: Ascesa e Crisi di una Civiltà”, di
Nial Ferguson, titolo originale: “Civilization, the West and the Rest”,
traduzione di Aldo Piccato, Edizioni Mondadori, ISBN: 978-88-04-62527-8.
Nel XV secolo l’Occidente, in particolare
l’Europa, erano luoghi remoti, sottosviluppati e relativamente poco importanti
se messi in paragone con lo splendore dell’impero Ming, di quello ottomano o
anche solo con i regni del subcontinente indiano; da lì a poco però, la civiltà
occidentale avrebbe cominciato a crescere in termini di potenza, influenza e
importanza finendo per dominare il globo nel corso del XX secolo. Dalla seconda
metà del novecento, invece, qualcosa sembra essere cambiato e, dopo secoli di
predominio, l’Occidente appare progressivamente sempre più in affanno rispetto
all’affermazione di altre grandi civiltà, in particolar modo quella cinese e quell’indiana. In
quest’ottica l’Autore si pone sostanzialmente due interrogativi: il primo
riguarda la determinazione di quegli elementi che, nel corso dei secoli, hanno
permesso alle nazioni occidentali di prevalere sulle altre per tanto tempo a
discapito di una situazione di partenza apparentemente non ideale; il secondo e
forse per noi più importante, s’interroga sulla perdita di potere relativo
dell’Occidente sia in campo militare, sia in termini culturali ed economici. Di
fronte alla tumultuosa ascesa della Cina e a quella più silenziosa ma forse per
certi versi più insidiosa di altre nazioni (es. India e Brasile), i paesi occidentali
sono destinati a tornare nella periferia del mondo e a scivolare
nell’irrilevanza?
Rispetto alle ragioni che hanno determinato
l’affermazione delle nazioni occidentali, sono stati scritti fiumi d’inchiostro
e, sotto questo punto di vista, il libro di Ferguson espone un’analisi molto
interessante ma non del tutto innovativa che introduce solo alcuni interessanti
elementi di novità rispetto a quanto è già stato evidenziato da altri autori.
Tutto ciò però non deve spaventare il lettore perché questo libro, come altri
dello stesso studioso è tutt’altro che scontato o noioso e, il fatto che i
fattori di successo siano grossomodo già noti in quanto già da tempo
individuati e analizzati e che siano già stati citati e sviluppati in altre
opere non toglie nulla al piacere della lettura. Il testo è scorrevole,
l’esposizione è ben organizzata e ogni pagina è ricca di aneddoti e storie
interessanti.
Per tornare alle ragioni del successo
occidentale, Ferguson individua principalmente i seguenti fattori: la
competizione, la scienza, i diritti di proprietà, la medicina, il consumismo e
infine l’etica e l’organizzazione del lavoro.
Ecco quindi emergere dei fatti già noti ma anche
degli elementi di originalità perché, mentre è già stato rimarcato ampiamente
il ruolo della scienza e della medicina occidentali ed è anche stato rammentato
più volte come la relativa frammentazione geografica delle nazioni europee
abbia favorito fra esse una forte dinamica competitiva che le ha portate a
eccellere sia in campo bellico sia commerciale, pochi autori si sono soffermati
su alcuni aspetti peculiari che hanno fortemente differenziato la cultura
occidentale dalle altre. Ecco quindi che vengono citati dei fattori di successo
meno scontati rispetto ad altri. L’Autore evidenzia l’importanza che ha assunto
il tema del diritto di proprietà che, a ben vedere, costituisce uno dei
principi cardine dei nostri sistemi giuridici e legali e che, effettivamente,
ha contribuito in maniera determinante a definire il grado di separatezza e d’intervento
fra la sfera pubblica e privata e che forse, un po’ inaspettatamente, si rivela
come fondamentale per promuovere l’evoluzione verso sistemi politici largamente
rappresentativi e democratici. Sorprendente e illuminante è anche il ruolo che
l’Autore attribuisce al fenomeno del consumismo; questo concetto è spesso è un
po’ ambiguo anche per noi occidentali e, difficilmente, nel nostro vivere
quotidiano, ci soffermiamo a pensare a quanto esso sia stato invece fondamentale
ai fini dello sviluppo del modo di vivere occidentale. L’Autore riserva anche
una certa attenzione all’etica e all’organizzazione del lavoro e alle sue
ricadute in termini sociali e tecnologici, ma anche rispetto al rapporto con i
mutamenti ambientali e al fenomeno dell’urbanizzazione. Viene anche
enfatizzato, per certi versi inaspettatamente, il ruolo della religione
cristiana, soprattutto nella sua versione riformata, come fattore motivazionale
dell’attività imprenditoriale e come elemento promotore dell’etica del lavoro.
Riguardo alle domande sul ruolo futuro
dell’occidente, nel momento in cui altre culture sono in procinto di
raggiungere i nostri stessi standard in termini di conoscenze tecnologiche, scientifiche
e di potere militare, sono proprio i particolari fattori di successo enfatizzati da
Ferguson nel corso dell’opera che permettono una lettura non per forza
pessimistica del nostro ruolo e del nostro futuro. L’Autore ci fa notare che i
nostri “competitors”, nel tentativo di insidiare il primato occidentale hanno
finito per assomigliarci. Le masse cinesi e indiane aspirano agli stessi beni e
alle stesse opportunità che sono ormai uno standard in occidente, i loro
sistemi giuridici ricalcano largamente i nostri, il loro modo di vivere, di
mangiare e persino di vestirsi è sempre più simile al nostro e, persino le
religioni occidentali spopolano in Cina. E’ possibile che, nel corso del
prossimo secolo si riduca sensibilmente il ruolo e l’importanza dei paesi
occidentali ma nel frattempo, difficilmente risulta immaginabile che sorgano
degli elementi che mettano in seria discussione gli aspetti caratterizzanti della
cultura occidentale che, oramai, sono diventati uno standard globalizzato.
Dunque, la nostra cultura non sembra correre sostanziali pericoli, forse ci dobbiamo solo abituare all’idea che, in futuro anche altri
contribuiranno a farla evolvere e plasmare.
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