sabato 4 maggio 2013

Recensione: Occidente: Ascesa e Crisi di una Civiltà


“Occidente: Ascesa e Crisi di una Civiltà”, di Nial Ferguson, titolo originale: “Civilization, the West and the Rest”, traduzione di Aldo Piccato, Edizioni Mondadori, ISBN: 978-88-04-62527-8. 

Nel XV secolo l’Occidente, in particolare l’Europa, erano luoghi remoti, sottosviluppati e relativamente poco importanti se messi in paragone con lo splendore dell’impero Ming, di quello ottomano o anche solo con i regni del subcontinente indiano; da lì a poco però, la civiltà occidentale avrebbe cominciato a crescere in termini di potenza, influenza e importanza finendo per dominare il globo nel corso del XX secolo. Dalla seconda metà del novecento, invece, qualcosa sembra essere cambiato e, dopo secoli di predominio, l’Occidente appare progressivamente sempre più in affanno rispetto all’affermazione di altre grandi civiltà, in particolar  modo quella cinese e quell’indiana. In quest’ottica l’Autore si pone sostanzialmente due interrogativi: il primo riguarda la determinazione di quegli elementi che, nel corso dei secoli, hanno permesso alle nazioni occidentali di prevalere sulle altre per tanto tempo a discapito di una situazione di partenza apparentemente non ideale; il secondo e forse per noi più importante, s’interroga sulla perdita di potere relativo dell’Occidente sia in campo militare, sia in termini culturali ed economici. Di fronte alla tumultuosa ascesa della Cina e a quella più silenziosa ma forse per certi versi più insidiosa di altre nazioni (es. India e Brasile), i paesi occidentali sono destinati a tornare nella periferia del mondo e a scivolare nell’irrilevanza? 

Rispetto alle ragioni che hanno determinato l’affermazione delle nazioni occidentali, sono stati scritti fiumi d’inchiostro e, sotto questo punto di vista, il libro di Ferguson espone un’analisi molto interessante ma non del tutto innovativa che introduce solo alcuni interessanti elementi di novità rispetto a quanto è già stato evidenziato da altri autori. Tutto ciò però non deve spaventare il lettore perché questo libro, come altri dello stesso studioso è tutt’altro che scontato o noioso e, il fatto che i fattori di successo siano grossomodo già noti in quanto già da tempo individuati e analizzati e che siano già stati citati e sviluppati in altre opere non toglie nulla al piacere della lettura. Il testo è scorrevole, l’esposizione è ben organizzata e ogni pagina è ricca di aneddoti e storie interessanti.

Per tornare alle ragioni del successo occidentale, Ferguson individua principalmente i seguenti fattori: la competizione, la scienza, i diritti di proprietà, la medicina, il consumismo e infine l’etica e l’organizzazione del lavoro. 

Ecco quindi emergere dei fatti già noti ma anche degli elementi di originalità perché, mentre è già stato rimarcato ampiamente il ruolo della scienza e della medicina occidentali ed è anche stato rammentato più volte come la relativa frammentazione geografica delle nazioni europee abbia favorito fra esse una forte dinamica competitiva che le ha portate a eccellere sia in campo bellico sia commerciale, pochi autori si sono soffermati su alcuni aspetti peculiari che hanno fortemente differenziato la cultura occidentale dalle altre. Ecco quindi che vengono citati dei fattori di successo meno scontati rispetto ad altri. L’Autore evidenzia l’importanza che ha assunto il tema del diritto di proprietà che, a ben vedere, costituisce uno dei principi cardine dei nostri sistemi giuridici e legali e che, effettivamente, ha contribuito in maniera determinante a definire il grado di separatezza e d’intervento fra la sfera pubblica e privata e che forse, un po’ inaspettatamente, si rivela come fondamentale per promuovere l’evoluzione verso sistemi politici largamente rappresentativi e democratici. Sorprendente e illuminante è anche il ruolo che l’Autore attribuisce al fenomeno del consumismo; questo concetto è spesso è un po’ ambiguo anche per noi occidentali e, difficilmente, nel nostro vivere quotidiano, ci soffermiamo a pensare a quanto esso sia stato invece fondamentale ai fini dello sviluppo del modo di vivere occidentale. L’Autore riserva anche una certa attenzione all’etica e all’organizzazione del lavoro e alle sue ricadute in termini sociali e tecnologici, ma anche rispetto al rapporto con i mutamenti ambientali e al fenomeno dell’urbanizzazione. Viene anche enfatizzato, per certi versi inaspettatamente, il ruolo della religione cristiana, soprattutto nella sua versione riformata, come fattore motivazionale dell’attività imprenditoriale e come elemento promotore dell’etica del lavoro. 

Riguardo alle domande sul ruolo futuro dell’occidente, nel momento in cui altre culture sono in procinto di raggiungere i nostri stessi standard in termini di conoscenze tecnologiche, scientifiche e di potere militare, sono proprio i particolari fattori di successo enfatizzati da Ferguson nel corso dell’opera che permettono una lettura non per forza pessimistica del nostro ruolo e del nostro futuro. L’Autore ci fa notare che i nostri “competitors”, nel tentativo di insidiare il primato occidentale hanno finito per assomigliarci. Le masse cinesi e indiane aspirano agli stessi beni e alle stesse opportunità che sono ormai uno standard in occidente, i loro sistemi giuridici ricalcano largamente i nostri, il loro modo di vivere, di mangiare e persino di vestirsi è sempre più simile al nostro e, persino le religioni occidentali spopolano in Cina. E’ possibile che, nel corso del prossimo secolo si riduca sensibilmente il ruolo e l’importanza dei paesi occidentali ma nel frattempo, difficilmente risulta immaginabile che sorgano degli elementi che mettano in seria discussione gli aspetti caratterizzanti della cultura occidentale che, oramai, sono diventati uno standard globalizzato. Dunque, la nostra cultura non sembra correre sostanziali pericoli, forse ci dobbiamo solo abituare all’idea che, in futuro anche altri contribuiranno a farla evolvere e plasmare.

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