lunedì 23 aprile 2012

Recensione: Tutto ciò che sono

“Tutto ciò che sono”, titolo originale: “All That I am”, di Anna Funder, traduzione di Silvia Rota Sperti, editrice Feltrinelli, iSBN 978-88-07-01874-9.
Il romanzo racconta la storia di quattro giovani tedeschi: Ernst, Dora, Ruth e Hans impegnati politicamente nel difficile clima della Repubblica di Weimar. Essi finiranno per assistere impotenti all’ascesa e al consolidamento del nazismo e saranno costretti alla fuga per sfuggire alle persecuzioni del regime. Trascinati dall’indomita e straripante vitalità di Dora, essi continueranno la propria lotta anche dall’estero e, insieme con altri fuoriusciti, tenteranno inutilmente di mettere in guardia il mondo contro i propositi bellicosi e criminosi di Hitler, finendo per pagare ai propri ideali un prezzo elevatissimo che, per alcuni sarà la morte, per altri l’esilio, per altri ancora il soccombere alle proprie paure e la corruzione dei propri stessi ideali. Il libro è molto bello, scorrevole, coinvolgente, drammatico e passionale. Dora è bella e seducente, seppure un po’ sregolata, quanto si addice a un’eroina tragica; ma la mia simpatia va a Ruth, apparentemente fragile e forse un po’ scialba, eppure lucida osservatrice di una tragedia alla quale essa è destinata a sopravvivere per poter ricordare.
Aggiungo che, l’interesse per questo bel libro non si limita all’intreccio avvincente, esso, infatti, stimola il lettore all’approfondimento e alla comprensione di un periodo storico non facile da decifrare che, dall’immane tragedia della Grande Guerra si snoda nel convulso periodo del dopoguerra fra rivoluzioni riuscite e abortite, crisi economiche, disoccupazione, colpi di stato, promesse deluse e rancori covati fino a generare il virus dello stalinismo e del nazifascismo, l’olocausto e l’immane carnaio della Seconda Guerra mondiale.

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