sabato 3 marzo 2012

Recensione: L’Onore d’Italia – El Alamein: Così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù

“L’Onore d’Italia – El Alamein: Così Mussolini mandò al massacro la meglio gioventù”, di Alfio Caruso, editrice Longanesi, iSBN 978-88-304-2630-6.
El Alamein è una località situata sulla costa egiziana a circa cento chilometri da Alessandria d’Egitto. In quella zona si forma una strozzatura naturale che limita il passaggio che viene delimitato, dalla costa a Nord e dalla depressione di Bab El Qattara a Sud, quest’ultima considerata impraticabile per il transito delle truppe meccanizzate. Presso questa sorte di “Termopili” africana, a seguito della “Prima” battaglia di El Alamein fu prima fermato l’impeto delle truppe dell’Asse nel luglio del 1942 dalle truppe dell’ottava armata britannica che poi passarono all’offensiva fra l’ottobre e il novembre dello stesso anno imponendosi nella “Seconda” battaglia nella quale riportarono una vittoria che si rivelò determinante, almeno quanto quella di Stalingrado, ai fini della determinazione dell’esito (in quel momento per nulla scontato) della Seconda Guerra Mondiale. Nella manciata di quei pochi mesi, a partire dal 23 ottobre 1942, data d’inizio della battaglia sul suolo africano, fino al 30 dicembre 1942, data convenzionale che sancisce la fine dell’operazione “Saturno” avvenne il cosiddetto “Giro di boa” che rese manifesta l’impossibilità di vittoria delle truppe dell’Asse e il fallimento di quella manovra a tenaglia che avrebbe dovuto mettere in ginocchio sia l’Unione Sovietica sia l’impero britannico.

Tornando al libro, ho trovato un po’ confusa ed emotiva la ricostruzione storica della battaglia e della situazione che l’ha determinata e soprattutto mancano delle cartine chiare che forniscano una precisa rappresentazione dello scontro. In compenso l’Autore ne riesce a rendere molto bene gli aspetti umani: la drammaticità del contesto, la grande disparità di mezzi a disposizione, l’incompetenza degli alti comandi italiani. Vengono persino stigmatizzate alcune scelte sbagliate di Rommel, la celebre “Volpe del deserto”. A questo quadro desolante si contrappongono l’ostinata determinazione e l’eroica, ma purtroppo inutile tenacia dei tanti protagonisti in prima linea che veramente dettero l’anima prima ancora della vita. Alla fine rimane una sensazione rabbiosa di fronte ai tanti errori e una grande tristezza di fronte all’utile spreco di vite votate a una causa sbagliata. Molto bella la parte finale dedicata alla descrizione del sacrario e alla ricostruzione dell’operato di Caccia Dominioni a favore dei caduti della battaglia e svolto dopo la guerra.

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