lunedì 12 marzo 2012

Il processo dell'Utri e la questione morale: Una riflessione su: "L'elogio del moralismo" di Stefano Rodotà

Il caso dell’annullamento in Cassazione della condanna a sette anni di reclusioni per “Concorso esterno in associazione mafiosa” a favore del senatore PDL Marcello Dell’Utri, oltre ad aprire un interessante caso riguardo alla definizione giuridica e all’interpretazione giurisprudenziale di tale tipo di reato, può dar luogo, per coloro che hanno la volontà di farlo, a una profonda riflessione riguardo a un tema molto rilevante della vita politica e democratica. Sto parlando della sostanziale differenza che deve esistere fra condanna morale e penale dei comportamenti scorrenti posti a carico di personaggi pubblici, o peggio, di coloro che, come in questo caso, sono attivamente impegnati nella vita politica nazionale (ricordo, ad esempio, che Marcello Dell’Utri figura non solo fra il numero dei parlamentari eletti, ma anche fra i fondatori di Forza Italia!). La diversità fra i due livelli di sanzione, quella morale e quella penale, è stata chiaramente spiegata da Stefano Rodotà in un recente saggio “Elogio del Moralismo” (editrice Laterza ISBN: 978-88-420-9889-8) in cui egli rileva come la condanna morale degli elettori, prima ancora di quella eventualmente, ma non necessariamente, emessa in sede giudiziaria, funga da fondamentale strumento d’immunizzazione verso le infiltrazioni lobbistiche e criminali all’interno del sistema politico. Secondo l’autore, proprio la scarsa capacità d’indignazione dell’elettorato italiano, ma soprattutto la sua scarsissima volontà di informarsi realmente sulle vicissitudini dei propri candidati, per non parlare della nostra pessima legge elettorale, costituisce una delle ragioni del progressivo deteriorarsi della qualità della nostra classe politica. Le vicende incentrate su Dell’Utri, i suoi legami non proprio trasparenti con Berlusconi e le sue conoscenze imbarazzanti con l’entourage mafioso sono note fino a partire dagli anni settanta e sono state più volte portate all’attenzione dell’opinione pubblica attraverso numerose indagini giornalistiche e numerosissime opere di saggistica (un esempio per tutti: “L’odore dei soldi” Elio Veltri e Marco Travaglio, ISBN 978-88-359-8008-7). Ritengo quindi legittimo chiedersi quanto loro fossero (e oggi siano!) mediamente note agli elettori del PDL e perché essi non le abbiano tenute in debita considerazione al momento di esprimere il proprio voto a favore di un sistema che avrebbe direttamente o indirettamente appoggiato la candidatura di tali personaggi. Sinceramente mi viene il dubbio che l’elettore medio di centro-destra non fosse e non sia mediamente né consapevole né informato, né tanto meno interessato ad approfondire questi temi e, pertanto mi rimane il dilemma riguardo alle motivazioni di tanto disinteresse. Neanche facendo appello alle mie conoscenze personali, per altro stimate, sono mai venuto a capo di questo interrogativo, eppure, concordando con Rodotà, rimango convinto che non si possa arrivare in nessun luogo se una parte preponderante dell’elettorato, e in questo caso non faccio più necessariamente distinzione fra destra e sinistra, parlando della politica si limita a badare solo un po’ superficialmente ai propri interessi locali affrontando al più la questione con lo stesso spirito della tifoseria sportiva o con un dogmatismo nello stile “Dio, Patria e Famiglia” e che, dall’altra parte, sembra totalmente impermeabile alla cosiddetta “Questione morale”. Devo dire purtroppo che, persino ora, quando ci viene concessa una non prevista "Primavera" ed una tregua politica dovuta al cambio pilotato dell’esecutivo, mi sembra, almeno limitandomi all’ambito delle mie conoscenze, che nessuno colga l’occasione fornitaci da questo particolarisssimo momento di stasi per avviare, se non un profondo esame di coscienza, almeno una seria riflessione sul recente passato. Nel mio caso, purtroppo, anche dietro a una richiesta diretta di spiegazioni o di fornire un'analisi argomentata di quanto avvenuto, l’”Altra metà del cielo” elettorale non mi ha mai onorato di una risposta che non fosse un generico “Così fan tutti”! Questo non lascia ben sperare in un futuro positivo cambiamento nel momento in cui saremo di nuovo chiamati ad esprimere il nostro voto, c'è quasi quindi da augurarsi che, anche in futuro, rimarremo sotto la tutela di quelle elite che hanno voluto, inizialmente forse contro l'opinione della maggioranza degli elettori, l'attuale fase di cambiamento.

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