domenica 11 marzo 2012

Recensione: Ingegni minuti – Una storia della scienza in Italia

“Ingegni minuti – Una storia della scienza in Italia”, di Lucio Russo ed Emanuela Santoni, editrice Feltrinelli, iSBN 978-88-07-10463-3.
Il saggio svolge un’indagine incentrata sulla storia dello sviluppo della scienza in Italia dal 1200 fino ai giorni nostri. Gli Autori, analizzando nei particolari l’opera dei protagonisti, cercano di chiarire quale sia stato il nesso fra il progredire della ricerca scientifica, le applicazioni pratiche delle scoperte, il fiorire delle arti, lo sviluppo industriale e commerciale e quanto abbia inciso su questo percorso il clima culturale, quello religioso e le divisioni politiche. Attraverso quest’analisi sono delineati alcuni cicli storici di relativo sviluppo della conoscenza scientifica seguiti a fasi di progressiva decadenza. Gli Autori però cercano soprattutto di rilevare come il sapere scientifico in Italia sia sempre stato appannaggio più di singoli individui che di vere e proprie scuole; esso non è mai stato oggetto di capillare diffusione e, soprattutto, non è mai stato particolarmente tenuto in considerazione dall’elite culturale, la quale, è sempre rimasta maggiormente orientata verso gli studi umanistici. Tale situazione è eloquentemente stigmatizzata fin dal titolo dell’opera: “Ingegni minuti”, definizione spregiativa coniata da Giambattista Vico e riferita ai cultori delle scienze esatte. Anche in tempi più recenti, contrariamente a quanto è spesso avvenuto all’estero, il sapere scientifico non si è quasi mai coniugato con la volontà applicativa e soprattutto con lo spirito imprenditoriale e, solo raramente si è instaurato un vero clima di dialogo e collaborazione fra scienziati accademici e il mondo dell’impresa. Anche quando ciò è avvenuto, ad esempio nel nostro passato recente, i notevoli successi ottenuti sono stati lasciati appassire in nome di politiche industriali sbagliate e atteggiamenti rinunciatari sia da parte della politica che della comunità scientifica. La morale degli Autori è particolarmente feroce, nonostante i tanti successi individuali, l’Italia, come sistema, ha smesso di figurare far i paesi leader nella ricerca scientifica fin dagli anni settanta del novecento, da qui proviene un’onda lunga di progressiva decadenza che non è solo intellettuale, ma che pone anche una seria ipotetica sullo sviluppo futuro del paese che, a meno d’interventi correttivi, finirà per essere sempre più marginalizzato.
Per concludere, consiglio a quelli che sono interessati ai profondi legami che esistono fra il sapere tecnologico e lo sviluppo di un paese di consultare un altro libro riguardo a quest’argomento: “La conoscenza e la ricchezza delle nazioni” (“Knowledge and the Wealth of Nations”) di David Warsh, editrice Feltrinelli, ISBN 978-88-07-10418-3.

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