giovedì 7 novembre 2024

TRUMP vs HARRIS LOGICA E RAGIONI DI UNO SPOSTAMENTO A DESTRA

 

Sui quotidiani fioccano le analisi sul risultato delle elezioni americane; la mia sensazione è che queste “analisi” riflettano scenari obbiettivamente scontati che non sorprendono più nessuno, esattamente come non dovrebbe stupire l’evidente spostamento a destra dell’elettorato.

Ci si continua a chiedere: perché succede? Perché succede negli USA? Ma anche, e prima che laggiù, perché succede anche nella maggior parte dell’Occidente democratico?

Il discorso è trito e le ragioni sono, a parer mio, evidenti e già varie volte elencate. In generale possiamo parlare di crisi dell’Occidente e del nostro modello sociale e democratico, se però scorressimo un elenco puntuale di ragioni più esplicite, questo sarebbe molto lungo, assai concreto ed anche, nei dettagli, sostanzialmente un po’ contraddittorio (nel senso che ci si lamenta di tutto e del suo contrario!). Anche   quello che posso produrre io qui sotto non sarebbe per nulla omnicomprensivo; per esempio, anche facendo un elenco “alla rinfusa”, viene subito in mente:

  •  Situazione economica (inflazione, scarso sviluppo, polarizzazione dei redditi, bassi salari, carenza abitativa di qualità e costi accessibili …).
  • Sperequazione fiscale (leggetevi ad esempio l’analisi del “Corriere” sulle percentuali dei contribuenti in Italia e sulle fasce di reddito che effettivamente sono chiamate a coprire il nostro fabbisogno!).
  • Emigrazione (… e nessi “percepiti” con la criminalità).
  • Criminalità (… e nessi “percepiti” con l’emigrazione).
  • Pensioni, asimmetria demografica, polarizzazione “anagrafica” della ricchezza.
  • Crisi del sistema sanitario, scolastico e/o di welfare.
  • Ideologia “Woke” (percepita da molti, quanto meno come “poco intuitiva”, e dai più come una “grossa e inutile rottura di c*****i della quale si può fare anche a meno!).
  • Burocrazia (… soprattutto europea) percepita come inutile, farraginosa, ingombrante, saccente, clientelare, ma soprattutto costosa e per giunta arrogante.
  •  Sistemi politici e modelli elettorali niente affatto “democratici” (uninominale, mancanza di preferenze, mancanza di selezione della base politica, …).
  •  Ecc., ecc., ecc., ecc., ecc., ecc., …

Può la destra risolvere tutti questi problemi?

Presumibilmente no (e la sinistra invece? … qui sta il punto, per l’elettore)!  La maggior parte degli elettori sono stanchi, disillusi ed arrabbiati e la destra ha almeno il “merito” (fra virgolette, appunto!) di essere populista parlando alla pancia della gente spesso fornendo soluzioni semplici a problemi difficili (il che ovviamente difficilmente funziona! Ma chissene …) e diciamolo, magari mentendo più o meno consciamente. La sinistra però, ormai de fatto è troppo “intellettuale” (e saccente), o quantomeno è percepita come tale; si è dimostrata poi gestionalmente altrettanto incapace della destra e, ha pure perso il suo primato (supposto) in termini di onestà; in sintesi, viene ritenuta una “casta” totalmente scollata dalla realtà. Dialetticamente poi non è manco più in grado di mentire/millantare/promettere alcunché come invece era capacissima di fare in passato quando prometteva il “bel sol dell’avvenire” (che ancora aspettiamo 😊) e quando era sì lei la corrente “popolare” e, diciamolo, populista del mazzo. Diciamolo, ormai risulta in sintesi “antipatica” e snob.

In ultima analisi, è abbastanza chiaro a tutti (in fondo anche noi elettori non siamo del tutto stupidi!) che i problemi veri non li risolverà né la destra né la sinistra, ed il vero problema è che essi rimangono lì! Nel frattempo, si vivacchia alla giornata facendo ed ascoltando qualche chiacchiera da bar e porgendo orecchio al canto delle sirene … e la destra vince perché almeno si dimostra “omeopatica” e capace di fornire all’elettore un temporaneo effetto placebo; la sinistra è invece ormai troppo “elitaria” e manco quello sa più fare!

domenica 8 settembre 2024

Recensione: Naufragio

 "Naufragio”; titolo originale: “Naufrage”; di Vincent Delecroix, traduzione di Fabrizio Di Majo; edizioni Clicy; Isbn 9791255510932.

Il romanzo si ispira ad una storia vera avvenuta nel canale della Manica nel 2021; detto ciò, possono notarsi somiglianze con altri fatti simili; ad esempio, sarà un caso, ma l’immagine di copertina è la stessa che in molti quotidiani ha accompagnato la cronaca degli eventi legati al naufragio di Cutro avvenuto lungo le coste italiane nel febbraio del 2023.

In due parole quindi, una tragedia “ordinaria” di migranti affogati nel tentativo di raggiungere l’Europa; finiti male (e anche questo non è poi così raro!) per il ritardo dei soccorsi dovuto non solo al rimpallo fra capitanerie di porto (in questo caso, francesi e inglesi) ma anche, in questo caso, in ragione della leggerezza/stanchezza di un operatore, che, infatti, verrà indagato per appurare un eventuale suo comportamento omissivo.

La parte preponderante ed iniziale del romanzo descrive, durante l’interrogatorio condotto da un ufficiale di marina, i pensieri dell’operatore chiamato a rispondere del mancato invio dei soccorsi. In una parte successiva, viene invece descritta la situazione, progressivamente sempre più critica, dal punto di vista dei migranti (e questa, penso, non è difficile da immaginare!).

Che dire quindi? A basarsi sulle informazioni di copertina mi sarei aspettato chissà quale capolavoro e invece, un po’ mi vergogno a scriverlo, ho trovato la parte introspettiva, ovvero quella che doveva spiegare al lettore le ragioni se non le giustificazioni del protagonista, assai noiosa, logicamente e razionalmente incomprensibile e, in sintesi, francamente strampalata. Più precisamente, nessuna risposta alla domanda: “Perché non hai inviato i soccorsi?” … nessuna ragione intellegibile, nessun piano malvagio, solo pensieri confusi!

Conclusione? Boh, forse la marina francese dovrebbe migliorare i suoi criteri di selezione e test psicoattitudinali ….

giovedì 22 agosto 2024

Recensione: C'è del marcio in Occidente

 "C’è del marcio in occidente”; di Piergiorgio Odifreddi; edizioni Raffaello Cortina; Isbn 978-88-3285-665-1.

Lo stile dell’Autore è graffiante fin dall’inizio (e come suo solito!), pertanto bisogna resistere alla tentazione di gettare via il libro dopo le prime decine di pagine perché sembra la solita tiritera del quanto siamo cattivi noi “occidentali” e di come siamo responsabili di (quasi) tutto il male di questo pianeta. In sintesi, basandosi sull'incipit, il Saggio sembrerebbe scritto da un non-occidentale che rinvanga i mali dei nostri tris/bis nonni… E chissenefrega!

Ma le cose non stanno così ….

Superata la prima parte, per altro abbastanza sintetica quanto l’enunciazione di un teorema, nonché la conseguente fase di irritazione, comincia da parte dell’Autore la dimostrazione logico-matematica (qui il retroterra del mestiere di matematico si fa inesorabilmente sentire!) delle sue argomentazioni.

Eh, che dire! Alla fine, diventa un po’ difficile dargli torto perché le sue tesi sono ben argomentate e altrettanto estensivamente documentate. In particolare, mentre viene abbastanza facile scaricarci la coscienza dalle responsabilità degli avi che, ebbene sì, in effetti erano un tantino aggressivi, avidi, razzisti e avvezzi ad una cultura mercantilistica di predazione, ma scusabili in quanto un po’ “ignorantelli” (… e poi diciamolo, in passato nessuna cultura si faceva mancare nulla in merito alla violenza!), adesso, che ci sentiamo purgati dai nostri peggiori istinti aggressivi e cresciuti sul piano culturale dopo la dura lezione di due guerre mondiali, a detta dell’Autore, sotto sotto, non abbiamo mica tanto abbandonato la nostra visione di superiorità verso le altre culture, ma semmai, abbiamo vestito molti nostri atti aggressivi o omissivi di una ideologia buonista che sa un po’ di opportunismo, molto menefreghismo e altrettanto cinismo.

Alla fine, seppure un po’ a malincuore, consiglio caldamente la lettura di questo Saggio, sicuramente provocatorio, ma che fa riflettere!

Forse, infatti, non siamo così cattivi come ci descrive l’Autore, ma sicuramente possiamo fare meglio ….

mercoledì 21 agosto 2024

Recensione: Gaza - odio e amore per Israele

 

"Gaza – Odio e amore per Israele”; di Gad Lerner; edizioni Feltrinelli; Isbn 978-88-07-17450-6.

L’Autore, noto giornalista, ebreo nato a Beirut (1954) da una famiglia di origini israeliane e trasferitosi a Milano fin da bambino e proprio il soggetto giusto per descrivere la molteplicità delle emozioni, spesso fra loro contraddittorie, che scatena negli osservatori l’attuale situazione di guerra a Gaza.

Egli, in particolare ci descrive la lacerazione che tali fatti stanno producendo nelle comunità ebraiche all'estero e nella stessa società israeliana, non nascondendo le critiche per una risposta bellica inizialmente giustificabile ma ora giudicata eccessiva da ogni soggetto che si ponga in un’ottica il più possibile imparziale.

Il Saggio però si sofferma anche ad analizzare più profondamente l’evoluzione della società israeliana giudicata, almeno per la sua parte destrorsa, sempre più radicale, nazionalista e fanatica nonché manifestazione di una natura e mentalità del tutto contrapposta all'attitudine, che l’Autore descrive come “il filone ebraico della tolleranza” (citando così il pensiero di Primo Levi), che spesso ha caratterizzato gran parte dei soggetti della diaspora e che si trova agli antipodi rispetto a quei soggetti che continuano invece a promuovere soluzioni violente. 

Recensione: polveriera Tunisia

 "Polveriera Tunisia – Cronache da un Paese al collasso”; di Sara Giudice; edizioni Rizzoli; Isbn 978-88-17-18546-2.

A partire dalla “Rivoluzione dei gelsomini” (2010 -2011) che ha innescato la cosiddetta “Primavera Araba” la Tunisia ha intrapreso un difficile percorso democratico che l’ha portata a liberarsi del Presidente Zine El-Abidine Ben Ali, succeduto a Habib Bourguiba artefice dell’indipendenza tunisina, ma che ha finito per portare al potere l’attuale presidente Kaïs Saïed che, anche lui, ha finito per avvalersi di meccanismi autocratici per supportare il proprio potere.

A questa crisi istituzionale si è aggiunta una crisi economica che a cause interne ha sommato fattori esterni (come, ad esempio, gli effetti sul prezzo del pane causati dalla guerra Ucraina) e che ha prodotto forti spaccature sociali aggravate anche dal costante e rilevante flusso di migrazione proveniente dal resto dell’Africa.

Il Saggio di Sara Giudice è dunque un’inchiesta sul campo che da conto di questa situazione che sta maturando letteralmente alle porte di casa nostra e che non può non riguardarci sia per i rischi che situazioni del genere possono ingenerare sul piano geopolitico, sia per i legami che storicamente ci legano a quelle regioni del Nord Africa.

 

lunedì 1 luglio 2024

Recensione: Song of myself

 

"Song of myself”; di Fabio Geda; edizioni Feltrinelli; Isbn 978-88-07-17430-8.

Il Saggio è incentrato sull’identità di genere e, più specificatamente parla quelle persone che intraprendono il lungo e difficile percorso del cambio di sesso.

L’opera riporta l’esperienza dell’Autore presso l’ospedale infantile Regina Margherita di Torino dove (non sapevo!) esiste un centro specializzato che si occupa di accompagnare i “pazienti” (e i genitori), costituiti per lo più da giovani adolescenti/preadolescenti, attraverso un percorso anche piuttosto lungo (anni) verso la transizione di sesso.

Il Saggio è relativamente breve (circa 150 pag.) ed “agevole”, nel senso che affronta il tema con delicatezza, empatia e assenza di ogni tipo di retorica, ma centra l’obiettivo nel trasmettere la “necessità” e, per alcuni, persino l’”urgenza” di avviare questo percorso, per chi ne ha o ne sente il bisogno, non nascondendo allo stesso tempo le difficoltà fisiche e psicologiche dei protagonisti ed anche di tutti gli altri soggetti coinvolti, in primis i genitori.

Niente che non si sapesse! Ma leggere delle esperienze reali da parte dei diversi protagonisti aiuta ad immedesimarsi e non può che giovare alla nostra reale comprensione del problema.

Consigliato!

martedì 28 maggio 2024

ELEZIONI 2024 ESPRESSIONE DELLE PREFERENZE E FACILE IRONIA

 

In Piemonte si vota per Europee e Regionali.

Per entrambe le votazioni si possono esprimere preferenze ma, nel caso si voglia esprimersi in tal senso vale la regola che le preferenze devono riguardare persone di “sesso differente”.

Più precisamente, qui di seguito allego un estratto dal Sole 24 ore (https://www.ilsole24ore.com/art/dallo-sbarramento-preferenze-ecco-come-e-quando-si-vota-le-europee-AFivVsvD) che spiega le modalità attraverso le quali esprimere tali preferenze per il caso delle votazioni europee:

 Quante preferenze è possibile dare?

Italia, Polonia e Belgio sono gli unici Paesi ad avere più circoscrizioni elettorali, con lo stivale diviso in 5: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole (ad ogni circoscrizione elettorale è assegnato un numero di seggi in base alla popolazione residente: rispettivamente 29, 15, 15, 18 e 8). A circoscrizione unica gli altri Paesi Ue con una maggioranza di Stati, tra cui Spagna, Francia e Germania anche a liste chiuse e senza preferenze. L’Italia invece usa il voto di preferenza. Per votare si deve tracciare un segno sul simbolo corrispondente alla lista prescelta. È possibile, non obbligatorio, esprimere fino ad un massimo di tre preferenze. Nel caso di più preferenze, però, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, altrimenti la seconda e terza preferenza saranno annullate. Non possono essere scelti perciò tre candidati o tre candidate, ma due uomini e una donna, o due donne e un uomo. Gli elettori comunque hanno anche la facoltà di non indicare alcuna preferenza, in questo caso il voto non andrà di default al capolista indicato dal partito, ma solo alla lista.

Tutto ciò a me appare completamente ridicolo e suona irritante come indicazioni del tipo: “Puoi votare più candidati purché uno abbia la camicia a scacchi, uno sia più alto della media, l’altro corpulento!”. A quando le quote razziali allora?

Forse non è chiaro che uno vorrebbe votare “la persona” con piena libertà di scelta!

Ultima battutina di pessimo gusto!
Ma come faccio a “capire” di che sesso è un candidato? Mi baso sul nome di battesimo? Sul sesso biologico o su quello anagrafico? ... Oppure gli mettono un qualche simbolo in evidenza sulla manica della giacca?

GAZA E L’IPOCRISIA DEL MONDO

 

A Gaza continua un confronto apparentemente senza sbocchi.
Quello che colpisce non è tanto il fatto che da parte israeliana non ci sia fretta nel trovare una soluzione, né che non si sia individuata una controparte credibile lato palestinesi che si sostituisca ad Hamas; quello che colpisce è che non sia arrivata nessuna proposta di soluzione da parte di qualche organo rappresentativo neutrale (o presunto tale), sia esso uno Stato, come ad esempio gli USA, oppure un Ente di rappresentanza come la UE, oppure ancora qualche Organizzazione internazionale.
Nella realtà nessuno sembra interessarsi veramente a proporre e persino ad imporre (come forse si dovrebbe fare) una soluzione che possa mettere d’accordo due controparti che difficilmente riusciranno a dare origine, lasciati a se stessi, ad un accordo di pace equo, equilibrato e duraturo.
In sintesi, “tutti” si dolgono a parole, ma nei fatti se ne fregano! E quanti osservano fra la falsa indignazione e la sostanziale indifferenza non riescono a far altro che ripetere slogan inattuabili e superati come: "Palestina libera", "Dal fiume al mare",  “due popoli, due stati”. Due Stati dove, nel contesto? In quale luogo e con quali confini precisi? … per esempio!

lunedì 15 aprile 2024

Recensione: L’economia è politica

 

"L’economia è politica”; di Clara E. Mattei; edizioni Fuori Scena; Isbn 979-12-225-0000-3.

Si noti la “è” nel titolo del Saggio che, in fondo spiega tutto del messaggio dell’Autore!

In sintesi, il messaggio di quest’opera è semplice e netto e si rivolge ai cittadini-elettori delle nostre democrazie. L’invito è quello di aprire gli occhi e constatare che molte delle politiche economiche restrittive (e forse tutte, secondo un mio giudizio riguardo alle opinioni dell’Autore) che vengono propinate ai nostri sistemi sociali sono somministrate sulla base di teorie pseudo-scientifiche e modelli matematici artificiosi che non hanno nulla di veramente oggettivo ma che anzi, si basano su assunti dogmatici.

Per cercare di chiarire il concetto che, a parer mio, l’Autore cerca di esporre, faccio il seguente parallelo: le formulazioni matematiche delle scienze economiche si porrebbero in relazione alla scienza “vera” (come, ad esempio, la Fisica) nello stesso modo in cui i modelli astronomici tolemaici si contrapponevano all'astronomia galileiana e newtoniana. Non è quindi che l’astronomia antica non fosse in grado di formulare previsioni precise e sofisticate riguardo ai fenomeni celesti, ma il punto è che si basava su un sistema dogmatico che risultò superato da altri modelli che si dimostrarono più aderenti alla fenomenologia ai quali venivano applicati… questo potrebbe ben valere anche per le teorie economiche che, tra l'altro, non si occupano di spiegare realtà oggettive ma che, invece,  sono fortemente influenzate da dinamiche sociali, culturali, individuali e, appunto, politiche.

Tornando all'opera e all'Autore, egli ci sta dicendo: “attenti cari cittadini-elettori! Dietro tante formule matematiche e modelli economici che vi vengono propinati all'interno di sistemi, solo apparentemente deterministici, non c’è nulla di oggettivo, ma solo dei dogmi di fede (il modello capitalista) per nulla indiscutibili e precise scelte politiche che vengono spacciate come ricette inevitabili”.

L’Autore in realtà si spinge anche più in là, affermando, in sintesi che le politiche di austerità non sono altro che metodi escogitati dal sistema capitalistico per comprimere i diritti dei lavoratori con l’obiettivo di mantenere una certa differenza fra la remunerazione del fattore “lavoro” e la remunerazione del “capitale” riprendendo in questo un'analisi critica già svolta da Marx al sistema capitalista; in questo senso quindi: “L’economia è politica”! … e qui mi fermo nella mia esegesi del pensiero dell’Autore!

Dunque, qual è in sintesi il mio giudizio su questo libro?

Devo ammettere che condivido alcune delle sensazioni dell’Autore; anch'io ho spesso l’impressione che il nostro sistema economico sia falsamente democratico e caratterizzato da non poche regole truccate che hanno più che altro l’obiettivo di mantenere lo status quo e il predominio delle élite; il problema però è che non mi vengono in mente proposte alternative (e non mi sembra che ce ne siano neanche da parte dell’Autore!) né ho l’impressione che gli esperimenti alternativi del passato abbiano apportato risultati particolarmente promettenti. Vale forse quindi per il modello economico capitalista ciò che un tempo pare abbia detto Churchill in merito alla democrazia: “… la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.”. Quindi ok, siamo avvertiti, dovremmo cercare di applicare più senso critico nei confronti delle “ineluttabili” scelte economiche che ci vengono propinate! ... Ma non avete anche voi quell'orribile sensazione che la nostra opinione e la nostra capacità di azione sia semplicemente irrilevanti?

venerdì 29 marzo 2024

Recensione: E la quarta volta siamo annegati

"E la quarta volta siamo annegati”; di Sally Hayden; titolo originale: “My Fourth Time, We Drowned”; traduzione di Bianca Bertola; edizioni Bollati Boringhieri; Isbn 978-88-339-4136-3.

Il saggio descrive in modo crudo e diretto le vicissitudini e gli ostacoli che devono affrontare i migranti illegali per raggiungere l’Europa, attraverso le testimonianze dei protagonisti, spesso in contatto diretto con l’Autrice, che, in più di un’occasione si è anche impegnata in un duro lavoro sul campo.

 In particolare, la sua ricerca si concentra sulla rotta mediterranea dei migranti e si incentra sul ruolo di contenimento svolto dalla Libia e, di conseguenza, è anche una denuncia “senza peli sulla lingua” delle responsabilità dell’Unione Europea e, in particolare dell’Italia in quest’area facendo emergere quello che in fondo tutti sappiamo, ovvero l’approccio cinico e profondamente egoista che caratterizza le nostre politiche relativamente ai temi dell’immigrazione.

Ciò che viene descritta è una vera e propria odissea dove pericoli, fame, violenza, sfruttamento, sono il contorno quasi scontato di un periplo che può durare parecchi anni e che spesso si conclude con la rinuncia se non con la morte dei protagonisti.

La denuncia dell’Autrice nei confronti delle politiche migratorie messe in atto dai Paesi Occidentali e, in particolare l’Unione Europea, è netta e senza appello e non mancano anche critiche pesantissime all'operato delle principali agenzie che si occupano di rifugiati, a cominciare dalla UNHCR che, francamente, non ne esce per niente bene.

Il lavoro svolto dall'Autrice e quindi rigoroso, onesto ed illuminante e non si può che riconoscere che, come cittadini di Paesi privilegiati dovremmo sviluppare una coscienza più critica rispetto alle modalità attraverso le quali vengono gestite le politiche migratorie da parte dei nostri Governi. Ciò non implica necessariamente un approccio "buonista" al fenomeno, ma almeno una sana presa di coscienza delle conseguenze dell'applicazioni di metodi esclusivamente repressivi (che in parte, per giunta, ledono persino i nostri interessi a lungo termine!).

Il saggio, tra l'altro, nasconde un vistoso paradosso, del quale forse l’Autrice non si è accorta; in realtà la sua denuncia “dimostra” che il sistema repressivo che delega agli “Stati vassalli” dell’Unione Europea il ruolo preponderante di contrasto e confinamento dei migranti “funziona”, ovvero, funge in maniera efficace (ancorché disumana) da deterrente e da “rallentatore” del flusso di migranti.

Ne è una riprova la cronaca recente che riferisce come la rotta mediterranea abbia perso “attrazione” rispetto ad altre vie, proprio perché giudicata troppo pericolosa.

Qui di seguito allego un articolo fra i tanti disponibili:

https://www.repubblica.it/cronaca/2024/03/24/news/migranti_canarie_nuova_rotta-422365611/