"C’è del marcio in occidente”; di Piergiorgio Odifreddi; edizioni Raffaello Cortina; Isbn 978-88-3285-665-1.
Lo stile dell’Autore è
graffiante fin dall’inizio (e come suo solito!), pertanto bisogna resistere
alla tentazione di gettare via il libro dopo le prime decine di pagine perché
sembra la solita tiritera del quanto siamo cattivi noi “occidentali” e di come
siamo responsabili di (quasi) tutto il male di questo pianeta. In sintesi,
basandosi sull'incipit, il Saggio sembrerebbe scritto da un non-occidentale che
rinvanga i mali dei nostri tris/bis nonni… E chissenefrega!
Ma le cose non stanno
così ….
Superata la prima parte,
per altro abbastanza sintetica quanto l’enunciazione di un teorema, nonché la
conseguente fase di irritazione, comincia da parte dell’Autore la dimostrazione
logico-matematica (qui il retroterra del mestiere di matematico si fa
inesorabilmente sentire!) delle sue argomentazioni.
Eh, che dire! Alla fine,
diventa un po’ difficile dargli torto perché le sue tesi sono ben argomentate e
altrettanto estensivamente documentate. In particolare, mentre viene abbastanza
facile scaricarci la coscienza dalle responsabilità degli avi che, ebbene sì,
in effetti erano un tantino aggressivi, avidi, razzisti e avvezzi ad una
cultura mercantilistica di predazione, ma scusabili in quanto un po’ “ignorantelli”
(… e poi diciamolo, in passato nessuna cultura si faceva mancare nulla in
merito alla violenza!), adesso, che ci sentiamo purgati dai nostri peggiori istinti
aggressivi e cresciuti sul piano culturale dopo la dura lezione di due guerre
mondiali, a detta dell’Autore, sotto sotto, non abbiamo mica tanto abbandonato
la nostra visione di superiorità verso le altre culture, ma semmai, abbiamo vestito
molti nostri atti aggressivi o omissivi di una ideologia buonista che sa un po’
di opportunismo, molto menefreghismo e altrettanto cinismo.
Alla fine, seppure un po’
a malincuore, consiglio caldamente la lettura di questo Saggio, sicuramente
provocatorio, ma che fa riflettere!
Forse, infatti, non
siamo così cattivi come ci descrive l’Autore, ma sicuramente possiamo fare
meglio ….
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