“Ciulla, Il Grande
Malfattore”, di Dario Fo e Piero Sciotto, edizioni Ugo Guanda Editore in Parma,
ISBN: 978-88-235-0952-8.
I due Autori
ricostruiscono la storia di Paolo Ciulla, anarchico omosessuale nato a
Caltagirone nel 1867. Egli, dopo una vita da inquieto giramondo spesa a cercare
di dimostrare le proprie abilità artistiche e a sfuggire ai pregiudizi del
tempo, finirà per acquisire fama e pubblico riconoscimento durante il processo intentatogli
nel 1922 e che lo vide imputato e condannato come falsario.
Paolo Ciulla, del quale
non si conserva oggigiorno che un solo disegno e che, secondo i contemporanei, sarebbe
dovuto essere riconosciuto come uno dei migliori artisti del tempo, riusciva a
produrre biglietti falsi che nemmeno i periti della Banca d’Italia riuscivano a
rilevare come tali!
Il libro è bello,
scorrevole e divertente senza essere però un capolavoro. Probabilmente gli
Autori hanno dovuto inventare e immaginare molto di un personaggio riguardo al
quale, in fondo, rimangono poche testimonianze e fonti documentali.
Quello che,
personalmente, ho apprezzato è la lezione di storia e di morale che gli Autori impartiscono
parallelamente alla ricostruzione della vita del protagonista. Mentre, infatti,
si svolge la storia di Paolo Ciulla e si narra del suo impegno artistico e
sociale, e, pure delle sue non poche stramberie, scorrono le malefatte dei
nostri “padri della patria”. Sono gli anni della bolla edilizia di Roma
Capitale (non vi fa venire in mente nulla riferito ai giorni nostri?) e dello
scandalo della Banca Romana, istituto abilitato a emettere carta moneta e che, per
ironia della sorte, vista la professione del protagonista di questo libro, emise
denaro falsificato per coprire le ingenti perdite derivanti dall’esplosione
della bolla immobiliare. Sono anche gli anni della guerra doganale con la
Francia, dell’infinita crisi economica e dell’immigrazione massiccia, della
sconfitta di Adua e della repressione del movimento anarchico e delle agitazioni
operaie e contadine, a cominciare da quella dei Fasci siciliani (1891-1894) che
vide anche Ciulla fra i coinvolti, per finire alla nota ed efferata repressione
dei moti di Milano, stroncati dal generale Bava Beccaris.
Per i nostalgici dei “Bei
tempi andati” arriva quindi dagli Autori un messaggio amaro che non potrebbe
essere più chiaro: In Italia, rispetto al modo di agire dei nostri politici e
governanti, nulla è cambiato dall’Unità ai giorni nostri e Ciulla, con le sue
perfette imitazioni dei biglietti da 500 lire (circa 750 euro di oggi!) è solo
una scusa per ricordarcelo.
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