domenica 14 dicembre 2014

Recensione: Ciulla, Il Grande Malfattore


“Ciulla, Il Grande Malfattore”, di Dario Fo e Piero Sciotto, edizioni Ugo Guanda Editore in Parma, ISBN: 978-88-235-0952-8.
I due Autori ricostruiscono la storia di Paolo Ciulla, anarchico omosessuale nato a Caltagirone nel 1867. Egli, dopo una vita da inquieto giramondo spesa a cercare di dimostrare le proprie abilità artistiche e a sfuggire ai pregiudizi del tempo, finirà per acquisire fama e pubblico riconoscimento durante il processo intentatogli nel 1922 e che lo vide imputato e condannato come falsario.
Paolo Ciulla, del quale non si conserva oggigiorno che un solo disegno e che, secondo i contemporanei, sarebbe dovuto essere riconosciuto come uno dei migliori artisti del tempo, riusciva a produrre biglietti falsi che nemmeno i periti della Banca d’Italia riuscivano a rilevare come tali!
Il libro è bello, scorrevole e divertente senza essere però un capolavoro. Probabilmente gli Autori hanno dovuto inventare e immaginare molto di un personaggio riguardo al quale, in fondo, rimangono poche testimonianze e fonti documentali.
Quello che, personalmente, ho apprezzato è la lezione di storia e di morale che gli Autori impartiscono parallelamente alla ricostruzione della vita del protagonista. Mentre, infatti, si svolge la storia di Paolo Ciulla e si narra del suo impegno artistico e sociale, e, pure delle sue non poche stramberie, scorrono le malefatte dei nostri “padri della patria”. Sono gli anni della bolla edilizia di Roma Capitale (non vi fa venire in mente nulla riferito ai giorni nostri?) e dello scandalo della Banca Romana, istituto abilitato a emettere carta moneta e che, per ironia della sorte, vista la professione del protagonista di questo libro, emise denaro falsificato per coprire le ingenti perdite derivanti dall’esplosione della bolla immobiliare. Sono anche gli anni della guerra doganale con la Francia, dell’infinita crisi economica e dell’immigrazione massiccia, della sconfitta di Adua e della repressione del movimento anarchico e delle agitazioni operaie e contadine, a cominciare da quella dei Fasci siciliani (1891-1894) che vide anche Ciulla fra i coinvolti, per finire alla nota ed efferata repressione dei moti di Milano, stroncati dal generale Bava Beccaris.
Per i nostalgici dei “Bei tempi andati” arriva quindi dagli Autori un messaggio amaro che non potrebbe essere più chiaro: In Italia, rispetto al modo di agire dei nostri politici e governanti, nulla è cambiato dall’Unità ai giorni nostri e Ciulla, con le sue perfette imitazioni dei biglietti da 500 lire (circa 750 euro di oggi!) è solo una scusa per ricordarcelo.

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