martedì 9 dicembre 2014

Cittadinanza e Valori: Qualche spunto di riflessione


I fatti riguardano una famiglia Anglo –Pakistana; il padre è nato a Newcastle da genitori pakistani e i figli sono nati tutti in Inghilterra. Tutti quanti hanno dunque una doppia cittadinanza: inglese e pakistana. La famiglia, da due anni in Pakistan, è in odore di terrorismo e uno dei componenti, una ragazza di circa vent’anni, ha appena raggiunto il marito in Siria per combattere la Jihad.
Il Governo inglese, nel timore di attentati terroristici ha revocato la cittadinanza a tutti i membri della famiglia ad eccezione della madre e di un figlio portatore di handicap. Io mi chiedo: “E’ giusto tutto ciò?”.
E’ bene premettere che, innanzi tutto, si tratta di un provvedimento previsto dalle leggi inglesi e, pertanto, legittimo. Lo stato britannico ha infatti la facoltà di revocare la cittadinanza nel caso di minacce alla sicurezza nazionale; mi domando però se una tale norma debba essere considerata etica, soprattutto, nel momento in cui si applichi a soggetti che hanno acquisito la cittadinanza in base allo “jus soli” e, ancora di più, che abbiano tale status da più generazioni. Quante generazioni ci vogliono per essere considerato veramente inglese (o italiano)? E, pertanto per essere trattato come un semplice delinquente (seppur altamente pericoloso) e non come uno straniero? La cittadinanza è un diritto acquisto, un dovere o una semplice “qualità” dell’individuo? E poi, altre domande … cosa sarebbe successo se i soggetti implicati non avessero avuto anche la cittadinanza pakistana? E se fossero proprio stati inglesi da generazioni? Magari biondi, anglicani da sempre e poi “fulminati” recentemente da una conversione all’Islam (ci sono anche neoconvertiti “europeissimi” nelle file dell’ISIS!)? Quali sono i precedenti storici (purtroppo ci sono!) in cui dei soggetti sono stati costretti ad assumere lo status di apolidi? Dove ha portato questa politica?
Sono interrogativi nei confronti dei quali, sinceramente, non penso di avere ancora né risposte definitive né tantomeno idee chiare. E’ difficile, infatti, bilanciare ragione, rabbia, paura, orgoglio nazionale, senso di appartenenza, spirito di accoglienza, rispetto della libertà individuale, ma anche senso del dovere, fedeltà allo Stato e lealtà verso i propri concittadini.
Questi fatti però devono fare riflettere perché, forse è giunto finalmente il momento di domandarci seriamente chi siamo e cosa vogliamo dalla nostra cultura che, penso si possa tranquillamente definire con orgoglio come “europea”. Se però vogliamo anche definire i nostri valori come “superiori” e non semplicemente come “diversi” rispetto ad altri, abbiamo la responsabilità di dare risposte ponderate a domande difficili in modo che esse siano adeguate a questi obiettivi ambiziosi in termini di esempio e di civiltà.

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