martedì 21 ottobre 2014

Recensione: Mentre il Mondo Stava a Guardare


“Mentre il Mondo Stava a Guardare”, di Silvana Arbia, edizioni Mondadori, ISBN: 978-88-04-61296-4.
L’Autore di questo libro è una giurista italiana che, ricopre dal 2008 l'incarico di cancelliere della Corte Penale Internazionale (fonte wikipedia).
I fatti narrati in questo saggio riguardano però la sua esperienza presso il Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda, iniziata nel 1999 dove, (fonte Wikipedia) prima  in funzione di, Senior Trial Attorney, poi Acting Chief of Prosecutions e, infine Chief of Prosecutions, ha guidato l'accusa in numerosi casi trattati dal tribunale tra cui:
Muvunyi Case (fonte Wikipedia): preparazione del processo contro Tharcisse Muvunyi, comandante militare dichiarato colpevole d’istigazione diretta e pubblica al genocidio.
Butare Case (fonte Wikipedia): persecuzione di sei accusati di genocidio e crimini contro l'umanità, inclusa il Ministro della Famiglia e della Promozione Femminile Pauline Nyiramasuhuko, condannata successivamente all'ergastolo dopo essere stata ritenuta colpevole di cospirazione a commettere genocidio e genocidio, nonché di crimini contro l'umanità (nella fattispecie, sterminio, stupro commesso da altri sotto la sua autorità e persecuzione) e crimini di guerra.
Seromba Case (fonte Wikipedia): Athanase Seromba, sacerdote cattolico, responsabile della parrocchia di Nyange nella prefettura di Kibuye durante i giorni del genocidio, fu condannato all'ergastolo nel 2008; è stato accertato che tra il 12 ed il 16 aprile del 1994 aveva aiutato ed incoraggiato uccisioni di massa e gravi attentati all'integrità fisica e morale dei tutsi che si erano rifugiati nella sua chiesa, rendendosi colpevole di genocidio e sterminio quale crimine contro l'umanità.
L’Autore si trova quindi nel ruolo e nel posto giusto per raccontare in prima persona i fatti del genocidio ruandese avvenuto nel 1994, che contrappose l’etnia maggioritaria degli Hutu a quella minoritaria dei Tutsi e che, durante un periodo di circa cento giorni, costò la vita a un numero di esseri umani stimato fra i 500.000 e 1.000.000 (su una popolazione totale di circa 6.000.000 di abitanti!).
Il libro riporta la storia personale dell’Autore e descrive le molte difficoltà di ordine pratico, logistico, fisico e psicologico che si sono dovute superare per assicurare almeno parte dei responsabili alla giustizia. Se quindi, da un punto di vista umano quest’opera fornisce elementi e spunti di riflessione validi e importanti, su un piano più scientifico esso finisce per risultare deludente, infatti, l’Autore evita quasi del tutto di sviluppare e ricostruire la dinamica degli eventi e le cause storiche, sociali ed etniche del conflitto. Infine, anche la situazione politica risulta appena abbozzato, mentre neanche sono citati alcuni aspetti molto criticati del tardivo intervento esterno, in particolare il bilancio assai ambiguo in termini di risultati dell’operazione “Turquoise”, portata a termine da un contingente francese sotto mandato ONU. Anche le conseguenze a breve termine del conflitto ruandese non vengono prese in considerazione. Ricordo a questo proposito che la crisi del Ruanda sarà una delle cause destabilizzanti che porteranno allo scoppio della cosiddetta “Prima guerra del Congo” (1996-1997), la quale a sua volta condurrà alla “Seconda” (ufficialmente cessata nel 2003); il bilancio in termini di vittime di entrambi i conflitti è dell’ordine di milioni di vittime fra la popolazione civile e, ancora adesso l’intera area del bacino del Congo è caratterizzato da una forte instabilità politica.   

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