giovedì 21 febbraio 2013

Recensione: Il Sistema Corruzione – Come rubano i nostri soldi e perché dobbiamo dire basta


“Il Sistema Corruzione – Come rubano i nostri soldi e perché dobbiamo dire basta”, di Piero Di Caterina e Laura Marinaro, edizioni Add Editore, ISBN: 978-8896873-97-7.
Il libro/intervista riporta le esperienze di Piero Di Caterina, imprenditore nel settore dei trasporti e grande accusatore di Filippo Penati, sindaco di Sesto San Giovanni fra il 1994 e il 2001 e presidente della Provincia di Milano fra il 2004 e il 2009, rinviato a giudizio dalla Procura della Repubblica di Monza per corruzione e concussione nell’ambito del cosiddetto “Sistema Sesto”.
L’imprenditore, attraverso una lunga intervista con la giornalista Laura Marinaro racconta la sua esperienza personale, ma s’incarica anche di descrivere le modalità attraverso le quali prospera l’illegalità, mettendo in risalto non solo la capillare diffusione del fenomeno presso la pubblica amministrazione, ma svelandone anche i meccanismi di attuazione, i fattori ambientali legali e amministrativi che ne favoriscono la diffusione e i notevoli costi sociali.
Una certa enfasi viene anche posta nell’evidenziare la posizione di debolezza di coloro che, per le proprie esigenze o per promuovere le proprie attività, necessitano di intrattenere rapporti con le istituzioni, sottolineando, tra l’altro, come sia insufficiente la loro tutela civile e legale nel momento in cui essi si prestino a collaborare con le autorità giudiziarie. L’ultima parte, invece, contiene un invito ai cittadini perché s’interessino maggiormente al fenomeno e lottino attivamente contro di esso.
Niente di nuovo sotto il sole! Il libro è interessante, ma non approfondisce più di tanto né gli aspetti concernenti il “Sistema Sesto”, e ciò è sicuramente dovuto al fatto che l’Autore non possa esporsi troppo con il processo ancora da svolgersi, né le modalità attraverso le quali prospera l’illegalità. A dire il vero, alcuni aspetti vengono chiariti anche scendendo nei particolari, ad esempio quando l’Autore stigmatizza il ruolo di strumenti quali: i “Piani generali per il territorio”, l’istituzione dello “Sportello unico per l’edilizia” e i “Piani integrati d’intervento”; altre volte, invece, i meccanismi e i casi trattati rimangono più sul vago, anche perché, effettivamente il potenziale reo può sbizzarrirsi a trovare soluzioni sempre nuove per arricchirsi illecitamente (consulenze, appalti pilotati, privatizzazioni ed espropri a prezzi fuori mercato, ecc.), mentre mancano strumenti obiettivi che favoriscano la trasparenza riguardo all’operato delle pubbliche amministrazioni.
La mia conclusione, porta a una riflessione pericolosa e amara: il problema della corruzione è culturale prima che normativo. Certo, un buon sistema di leggi aiuterebbe, ma non sembra quella la ragione per la quale ci distinguiamo dal resto d’Europa in senso negativo. Il problema, infatti, sembra legato soprattutto alle persone, a quell’intera generazione di amministratori e politici che prosperano da troppo tempo in un sistema che, da fuori, appare immodificabile. Detto ciò, se si pensa agli umori di molta parte della piazza, la soluzione sembra facile e scontata, soprattutto nel momento in cui ci si trova sotto elezioni e alla fine di un ciclo ... ma, sarà anche la soluzione giusta?

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