“Il Sistema Corruzione – Come rubano i nostri soldi e
perché dobbiamo dire basta”, di Piero Di Caterina e Laura Marinaro, edizioni Add
Editore, ISBN: 978-8896873-97-7.
Il libro/intervista riporta le
esperienze di Piero Di Caterina, imprenditore nel settore dei trasporti e
grande accusatore di Filippo Penati, sindaco di Sesto San Giovanni fra il 1994
e il 2001 e presidente della Provincia di Milano fra il 2004 e il 2009,
rinviato a giudizio dalla Procura della Repubblica di Monza per corruzione e
concussione nell’ambito del cosiddetto “Sistema Sesto”.
L’imprenditore, attraverso una lunga
intervista con la giornalista Laura Marinaro racconta la sua esperienza
personale, ma s’incarica anche di descrivere le modalità attraverso le quali
prospera l’illegalità, mettendo in risalto non solo la capillare diffusione del
fenomeno presso la pubblica amministrazione, ma svelandone anche i meccanismi di
attuazione, i fattori ambientali legali e amministrativi che ne favoriscono la
diffusione e i notevoli costi sociali.
Una certa enfasi viene anche posta
nell’evidenziare la posizione di debolezza di coloro che, per le proprie
esigenze o per promuovere le proprie attività, necessitano di intrattenere
rapporti con le istituzioni, sottolineando, tra l’altro, come sia insufficiente
la loro tutela civile e legale nel momento in cui essi si prestino a
collaborare con le autorità giudiziarie. L’ultima parte, invece, contiene un invito
ai cittadini perché s’interessino maggiormente al fenomeno e lottino
attivamente contro di esso.
Niente di nuovo sotto il sole! Il
libro è interessante, ma non approfondisce più di tanto né gli aspetti concernenti
il “Sistema Sesto”, e ciò è sicuramente dovuto al fatto che l’Autore non possa
esporsi troppo con il processo ancora da svolgersi, né le modalità attraverso
le quali prospera l’illegalità. A dire il vero, alcuni aspetti vengono chiariti
anche scendendo nei particolari, ad esempio quando l’Autore stigmatizza il
ruolo di strumenti quali: i “Piani generali per il territorio”, l’istituzione
dello “Sportello unico per l’edilizia” e i “Piani integrati d’intervento”; altre
volte, invece, i meccanismi e i casi trattati rimangono più sul vago, anche
perché, effettivamente il potenziale reo può sbizzarrirsi a trovare soluzioni
sempre nuove per arricchirsi illecitamente (consulenze, appalti pilotati,
privatizzazioni ed espropri a prezzi fuori mercato, ecc.), mentre mancano
strumenti obiettivi che favoriscano la trasparenza riguardo all’operato delle
pubbliche amministrazioni.
La mia conclusione, porta a una
riflessione pericolosa e amara: il problema della corruzione è culturale prima
che normativo. Certo, un buon sistema di leggi aiuterebbe, ma non sembra quella
la ragione per la quale ci distinguiamo dal resto d’Europa in senso negativo.
Il problema, infatti, sembra legato soprattutto alle persone, a quell’intera
generazione di amministratori e politici che prosperano da troppo tempo in un
sistema che, da fuori, appare immodificabile. Detto ciò, se si pensa agli umori
di molta parte della piazza, la soluzione sembra facile e scontata, soprattutto
nel momento in cui ci si trova sotto elezioni e alla fine di un ciclo ... ma, sarà
anche la soluzione giusta?
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