“Dei Delitti
e Delle Pene”, di Cesare Beccaria, a cura di Alberto Burgio, edizioni Feltrinelli,
ISBN: 978-88-07-82000-7.
Scritto
dall’illuminista Cesare Beccaria e pubblicato nel 1764, “Dei Delitti e Delle
Pene” è forse uno dei saggi giuridici più conosciuti e citati fin dal suo
esordio. In esso si affronta in maniera razionale, forse per la prima volta, il
tema di ciò che dovrebbe essere in una società civile, vista come aggregazione libera e spontanea di soggetti individuali, la funzione delle pene in rapporto ai delitti commessi dai cittadini.
Vista
la notorietà dell’opera e l’alone di cui essa è circonfusa, ci si potrebbe
aspettare un tomo ponderoso, invece, la prima sorpresa che forse colpisce il lettore,
è il formato del trattato, poco più di un breve saggio di circa di cento pagine,
alle quali, l’edizione in oggetto ne aggiunge una settantina d’indispensabili note,
in tutto meno di duecento.
Il
linguaggio appare un po’ superato (stiamo parlando di un libro del diciottesimo
secolo!), eppure, il saggio conserva pienamente la sua modernità. Gli argomenti principali, fra i quali alcuni sistemi di pesi e contrappesi che sono alla base della separatezza fra sistema legislativo, esecutivo e giudiziario, ci sono tutti e, ormai, risultano così incorporati nei moderni ordinamenti
giuridici e nel nostro modo di pensare da apparirci completamente famigliari; a ben vedere, però, è opportuno che essi non siano mai dati per scontati. Ecco quindi che l'Autore parla dell'indipendenza dei giudici dal potere esecutivo, della proporzionalità della pena, della presunzione di non colpevolezza, dei limiti posti alle autorità nell'opera di prevenzione dei delitti, della rapidità
del processo penale, della prescrizione dei reati, del rifiuto dei metodi istruttori
violenti e della tortura. Infine, risulta conosciutissima e molto citata la
parte dell’opera che critica le pene eccessive e, in particolare, la pena di
morte; non solo perché da considerarsi inefficaci ai fini della prevenzione dei
delitti, ma anche, perché contrarie allo spirito del contratto sociale che lega
i cittadini.
Proprio sul concetto di patto o contratto sociale, Beccaria
dimostra di essere figlio del suo tempo, tributario della filosofia
utilitarista di Bentham, del pensiero filosofico di Rousseau, ma in realtà,
impregnato, ispirato e promotore di quella particolare corrente del pensiero
razionale che verrà definita “illuminismo” e che getterà le fondamenta del
moderno pensiero laico e scientifico occidentale.
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