venerdì 11 gennaio 2013

Recensione: L’Amico Immaginario


“L’Amico Immaginario”, titolo originale: “Memoirs Of An Imaginary friend”, di Matthew Dicks, traduzione di Marina Astrologo e Stefano Tummolini, edizioni Giunti, ISBN: 978-88-09-76847-5.
Tratto da Wikipedia:
L'amico immaginario è un fenomeno socio-psicologico che si verifica quando un'amicizia o una relazione interpersonale prende luogo nell'immaginazione piuttosto che nella realtà fisica.
 Spesso possiede un'elaborata personalità e comportamento. Gli amici immaginari sono spesso creati nell'infanzia, a volte nell'adolescenza e raramente nell'età adulta. Spesso, nel giocare con l'infante, assolvono funzione di tutor. Le loro caratteristiche variano a seconda delle ansie, delle paure o degli obiettivi del bambino…
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Budo è l’amico immaginario di un bambino, Max. Come tale è per definizione invisibile, o meglio, risulta visibile solo a lui (… e agli altri amici immaginari ovviamente!) nonché incorporeo (su questo punto c’è un po’ di confusione!)…. Max, invece, è un bambino autistico e, per un bimbo “affetto” da autismo la vita è complessa, persino in famiglia. Le sue chiusure, la sua apparente mancanza di affettività, il suo essere ossessivamente abitudinario, le sue indecisioni e le frequenti crisi di panico sconcertano tutti quelli che vivono intorno a lui, genitori compresi. Budo, invece, sa come prenderlo, in fondo è frutto dell’immaginazione di Max! I due formano una coppia affiatata e inseparabile. Budo si sente fortunato, grazie al rapporto con Max è incredibilmente longevo rispetto allo standard degli amici immaginari (ha già ben cinque anni!) e, l’immaginazione maniacale del suo creatore l’ha definito in ogni dettaglio e ogni sfumatura, dotandolo anche di qualche super potere, come quello di attraversare le porte. Si! Perché Budo può fare tutto ciò che Max ha immaginato sia alla sua portata, mentre, ovviamente, egli non è in grado di fare cose apparentemente banali, come ad esempio, muovere o spostare le cose o comunque interagire con le persone e gli oggetti del mondo reale, infatti, in fondo, lui è “solo” frutto della mente di Max. Ma lo è veramente? E’ solo questa l’essenza degli amici immaginari? Proprio questo è uno degli aspetti su cui gioca l’Autore!  Ma lo si capisce solo andando avanti nella storia …

 Comunque, a un certo punto, Max sparisce dalla scuola, in realtà viene rapito, ma solo Budo lo sa e solo lui conosce l’identità del rapitore, ma egli non può comunicarlo a nessuno e quindi deve trovare un modo per salvarlo da solo, salvando così anche se stesso. Perché Budo, lontano da Max è destinato a scomparire! … Gli amici immaginari muoiono quando vengono dimenticati dai loro ideatori? E dove vanno  quando scompaiono? Domande alle quali, in fondo, cerchiamo tutti di dare delle risposte.
Riguardo al giudizio, devo premettere che, normalmente, non sono uno che legge queste tipologie di romanzi. Il libro mi è stato raccomandato e poi imprestato, sennò difficilmente l’avrei avuto fra le mani. Il tema, comunque, è interessante, molti, infatti, hanno avuto o hanno potuto osservare in altri (figli o parenti) il fenomeno degli amici immaginari. L’Autore ha avuto una bella idea e, anche se il risultato non mi è parso eccezionale, non posso certo dire che questa lettura sia stata tempo perso, il libro si fa leggere e la parte”thriller” comunque appassiona quanto basta nonostante che il finale risulti ampiamente prevedibile e un po’ strappalacrime (il che, in fondo, non guasta mai!).

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