martedì 29 gennaio 2013
Strage di Ustica: La verità si fa strada lentamente
E' di oggi la notizia che la Cassazione Civile ha dichiarato che la strage di Ustica fu opera di un atto di guerra. La Cassazione sposa la versione che ipotizza l'abbattimento del DC9 dell'Itavia, rimasto inavvertitamente coinvolto in uno scontro aereo fra veivoli non ancora ben identificati. Il segreto di Pulcinella tramanda che fossero coinvolti almeno un Mig 23 libico (precipitato poi sulla Sila) e dei (un?) caccia francesi. La Cassazione stabilisce a carico dello Stato il risarcimento delle vittime, ma ancora, a distanza di più trent'anni, non fa chiarezza sulle ragioni, sulle cause e sui soggetti coivolti. Eppure, i pezzi del puzzle dovrebbero esserci ormai tutti e, a distanza di così tanto tempo, e con il regime libico ormai collassato, probabilmente, sarebbe sufficiente che le parti coinvolte (Francia, Libia, Italia e Usa) decidessero, finalmente di fare chiarezza per spiegarci quale impronunciabile segreto ed interesse nazionale valeva il sacrificio di tanti innocenti cittadini.
domenica 20 gennaio 2013
Recensione: L’Infanzia di Gesù
“L’Infanzia
di Gesù”. Titolo originale: “Jesus Von Nazareth Die Kindhettsgeschichten”, di
Josef Ratzinger, traduzione di Ingrid Stampa, edizioni Rizzoli, ISBN: 978-88-17-
06422-4.
Un
bel libro, scritto in maniera chiara, semplice e concisa. L’Autore, la cui
competenza concernente questi temi non può essere messa in discussione, si
dimostra abile scrittore. Egli riesce a rendere partecipe il lettore di un
processo di esegesi, che, seppure senza introdurre alcun elemento di particolare
novità, risulta interessante e utile a precisare la visione della Chiesa
rispetto all’origine, alla figura, alla natura e al ruolo di Gesù.
Il
testo è incentrato su quanto riportato nei testi dei quattro Vangeli canonici e
sui riferimenti del Vecchio Testamento a essi collegati. Esso risulta chiaro e alla
portata di tutti e fornisce alcune precisazioni storiche che, personalmente, ho
trovato di grande interesse. Non ci si aspetti, però, nessuna novità
particolarmente eclatante; l’Autore non ammette nessuna deroga a un’analisi che
è svolta nel solco della più rigorosa ortodossia. Manca, pertanto, qualsiasi riferimento
o commento a testi integrativi, alternativi o anche solo a semplici curiosità o
tradizioni sviluppatisi intorno alla figura di Gesù bambino e fanciullo, o alle
vite e origini dei suoi famigliari (ad esempio, non c’è alcun riferimento a
quanto riportato nei Vangeli apocrifi, che, invece, parlano diffusamente dell’infanzia
di Gesù e delle origini di Giuseppe e Maria).
lunedì 14 gennaio 2013
Recensione: Razza Stracciona – Uomini e storie di un’Italia che ha perso la rotta
“Razza Stracciona – Uomini e storie di un’Italia che ha perso la rotta”, di Sergio Rizzo, editrice Rizzoli, ISBN 978-88-17-06268-8.
In Italia, per altro a ragione, si parla molto male della nostra classe politica, alla quale è spesso contrapposta la figura dell’imprenditore che, nell’immaginario di molti incarna l’idea di efficienza e rigore. Spesso, dunque, si sentono ripetere come un mantra le giaculatorie che dogmaticamente e aprioristicamente invocano l’efficienza del settore privato rispetto a quello pubblico. Purtroppo invece, la nostra storia più o meno recente dimostra come, spesso e volentieri, una parte consistente della classe imprenditoriale abbia fatto comunella con quella politica per spogliare la cosa pubblica e i cittadini e, lontano dai tanto declamati criteri di efficienza e libero mercato, abbia cercato costantemente riparo dalla concorrenza, si sia dimostrata incapace di innovare e sia giunta a corrompere, rubare, fomentare sprechi e abbia taciuto le infiltrazioni della malavita quando non attivamente cercato accordi con essa.
.... Accidenti ai regali di Natale! :-)
In Italia, per altro a ragione, si parla molto male della nostra classe politica, alla quale è spesso contrapposta la figura dell’imprenditore che, nell’immaginario di molti incarna l’idea di efficienza e rigore. Spesso, dunque, si sentono ripetere come un mantra le giaculatorie che dogmaticamente e aprioristicamente invocano l’efficienza del settore privato rispetto a quello pubblico. Purtroppo invece, la nostra storia più o meno recente dimostra come, spesso e volentieri, una parte consistente della classe imprenditoriale abbia fatto comunella con quella politica per spogliare la cosa pubblica e i cittadini e, lontano dai tanto declamati criteri di efficienza e libero mercato, abbia cercato costantemente riparo dalla concorrenza, si sia dimostrata incapace di innovare e sia giunta a corrompere, rubare, fomentare sprechi e abbia taciuto le infiltrazioni della malavita quando non attivamente cercato accordi con essa.
Non è certo colpa dell’Autore se l’opera, infine, risulta totalmente indigesta e irritante. Egli non fa altro che informare diligentemente ricostruendo e ricordando fatti, anche assai noti, corredando l’informativa con tanto di nomi e cognomi (c’è tutto il buon nome della nostra classe imprenditoriale!), presto, però se ne esce completamente disgustati! Un bel promemoria, un tormentone al quale vale assolutamente la pena sottomettersi in attesa delle elezioni, con la speranza che, questa volta, gli Italiani si sveglino davvero! (Come no! :-)).
.... Accidenti ai regali di Natale! :-)
Adozioni ai gay - analisi di un falso problema
La recente sentenza della Corte
Suprema in Italia che stabilisce l’affido in esclusiva del proprio figlio
naturale a una donna omosessuale, attualmente convivente con la propria partner
e le contemporanee manifestazioni in Francia contro le adozioni ai gay mi fa
venire in mente come la tematica sia, in effetti, un falso problema e, di
fatto, sia già logicamente superata. Nel caso Italiano, è, a mio avviso,
abbastanza conseguente come non ci si possa opporre alla domanda di affido in
base alle mere preferenze sessuali del potenziale affidatario. A questo punto,
semmai, sembra essere, quindi, il contesto famigliare a contare, sarebbe (ed è
stato) oggetto di giudizio, non tanto l’omosessualità del genitore affidatario,
quanto il fatto che ora egli conviva o no stabilmente con un partner dello
stesso sesso. Ciò sottende anche che, se invece l’affidatario risultasse
single, non sembra che ci sarebbero neanche i presupposti di un’opposizione o
di un ricorso legale che neghino l’affido. La morale della storia sembra dunque essere la
seguente: Un genitore gay può tranquillamente crescere il proprio figlio
naturale e, grazie alla recente sentenza, si è anche ribadito come non sia
dimostrato (e, probabilmente, dimostrabile!) come la presenza di un eventuale
partner convivente dello stesso sesso sia pregiudizievole allo sviluppo del
bambino. Seguendo questo ragionamento, il passo per la soluzione del problema
risulta breve: per definizione un genitore separato e single può avere un
figlio in affidamento esclusivo, non è pregiudizievole allo sviluppo del
bambino che egli sia gay, non reca danno se egli convive con altri dello stesso
sesso … e qual è la differenza sostanziale che esiste fra un genitore naturale
in affido esclusivo e un soggetto single che venga ritenuto idoneo all’adozione?
Pensandoci bene, a titolo personale ritengo che non ce ne sia nessuna di
particolarmente rilevante, pertanto, una possibile soluzione potrebbe essere di
consentire l’adozione ai single e poi demandare alle loro scelte personali le
preferenze riguardo a partner e coinquilini, nel pieno rispetto della privacy e
con buona pace di tutti!
domenica 13 gennaio 2013
Recensione: Di armonia risuona e di follia
“Di armonia
risuona e di follia”, di Eugenio Borgia, edizioni Feltrinelli, ISBN: 978-88-07-10485-5.
Una
disamina sul tema della follia, riguardo al come si presenta, sul come viene
vista dai “sani”, e sui suoi effetti sulla creatività. Molti artisti ne furono
affetti, o soffrirono in maniera, più o meno grave, di disturbi mentali e della
personalità. Fra essi noti pittori e insigni poeti, come anche filosofi e
mistici, che forse, proprio grazie ad essa hanno raggiunto i vertici della loro
espressività, dimostrando spesso una sensibilità fuori dal comune e un acume
straordinario, finendo così per tramandare ai posteri capolavori di grande bellezza
e di rara intensità.
L’Autore, medico e primario di psichiatria,
illustra attraverso una serie di esempi storici, ma anche richiamandosi alla
sua esperienza sul campo, gli effetti sublimi ma dolorosamente devastanti che la
follia produce sugli esseri umani, svelando il tormento di chi ne è affetto ma
anche le alte vette di percezione e di sensibilità alle quali essa da accesso.
Sicuramente
l’Autore riesce a spiegare efficacemente l’accostamento fra genio e follia,
soprattutto, egli lascia comprendere al lettore quale abisso di dolore si celi
dietro a tanta capacità creativa. Bisogna quindi riconoscere che la parte più emotiva
dell’opera raggiunge pienamente il suo scopo costringendo il lettore a una non
facile opera d’immedesimazione e, soprattutto, a riconoscere il tributo dovuto
a questi soggetti solo in parte noti e svelando, infine, il tragico fascino che
alcuni di essi emanano a causa del loro particolare, estremo e affilato punto
di vista. Detto ciò, premettendo di essere assolutamente ignorante in materia, a
mio avviso, il libro risulta, sotto alcuni aspetti, deludente. La follia non è
affrontata in termini scientifici e, in particolar modo, non è analizzata rispetto
al mondo delle neuroscienze. Mancano troppe risposte: da dove viene la follia? Cosa
la causa? Come si cura? Quali aree del cervello ne sono principalmente
interessate? Quale deve essere il rapporto fra approccio farmacologico e quello
psicologico? …
Sotto l’approccio stilistico, invece, l’Autore
mi è apparso un po’ troppo ripetitivo, troppi concetti sono spesso ribaditi,
troppi termini abusati e troppe situazioni vengono descritte in termini sempre
simili (forse perché effettivamente lo sono!).
venerdì 11 gennaio 2013
Recensione: L’Amico Immaginario
“L’Amico Immaginario”, titolo originale: “Memoirs Of An Imaginary
friend”, di Matthew Dicks, traduzione di Marina Astrologo e Stefano Tummolini, edizioni
Giunti, ISBN: 978-88-09-76847-5.
Tratto da Wikipedia:
L'amico
immaginario è un fenomeno socio-psicologico che si verifica quando un'amicizia
o una relazione interpersonale prende luogo
nell'immaginazione
piuttosto che nella realtà fisica.
Spesso possiede un'elaborata personalità e
comportamento. Gli amici immaginari sono spesso creati nell'infanzia,
a volte nell'adolescenza e raramente nell'età adulta.
Spesso, nel giocare con l'infante, assolvono funzione di tutor. Le loro caratteristiche
variano a seconda delle ansie, delle paure o degli obiettivi del bambino…
Budo è l’amico immaginario di un bambino, Max. Come tale è
per definizione invisibile, o meglio, risulta visibile solo a lui (… e agli
altri amici immaginari ovviamente!) nonché incorporeo (su questo punto c’è un
po’ di confusione!)…. Max, invece, è un bambino autistico e, per un bimbo “affetto”
da autismo la vita è complessa, persino in famiglia. Le sue chiusure, la sua
apparente mancanza di affettività, il suo essere ossessivamente abitudinario,
le sue indecisioni e le frequenti crisi di panico sconcertano tutti quelli che
vivono intorno a lui, genitori compresi. Budo, invece, sa come prenderlo, in
fondo è frutto dell’immaginazione di Max! I due formano una coppia affiatata e
inseparabile. Budo si sente fortunato, grazie al rapporto con Max è incredibilmente
longevo rispetto allo standard degli amici immaginari (ha già ben cinque anni!)
e, l’immaginazione maniacale del suo creatore l’ha definito in ogni dettaglio e
ogni sfumatura, dotandolo anche di qualche super potere, come quello di
attraversare le porte. Si! Perché Budo può fare tutto ciò che Max ha immaginato
sia alla sua portata, mentre, ovviamente, egli non è in grado di fare cose
apparentemente banali, come ad esempio, muovere o spostare le cose o comunque
interagire con le persone e gli oggetti del mondo reale, infatti, in fondo, lui
è “solo” frutto della mente di Max. Ma lo è veramente? E’ solo questa l’essenza
degli amici immaginari? Proprio questo è uno degli aspetti su cui gioca l’Autore!
Ma lo si capisce solo andando avanti
nella storia …
Comunque, a un certo
punto, Max sparisce dalla scuola, in realtà viene rapito, ma solo Budo lo sa e
solo lui conosce l’identità del rapitore, ma egli non può comunicarlo a nessuno
e quindi deve trovare un modo per salvarlo da solo, salvando così anche se
stesso. Perché Budo, lontano da Max è destinato a scomparire! … Gli amici
immaginari muoiono quando vengono dimenticati dai loro ideatori? E dove vanno quando scompaiono? Domande alle quali, in
fondo, cerchiamo tutti di dare delle risposte.
Riguardo al giudizio, devo premettere che, normalmente, non
sono uno che legge queste tipologie di romanzi. Il libro mi è stato
raccomandato e poi imprestato, sennò difficilmente l’avrei avuto fra le mani.
Il tema, comunque, è interessante, molti, infatti, hanno avuto o hanno potuto
osservare in altri (figli o parenti) il fenomeno degli amici immaginari. L’Autore
ha avuto una bella idea e, anche se il risultato non mi è parso eccezionale, non
posso certo dire che questa lettura sia stata tempo perso, il libro si fa
leggere e la parte”thriller” comunque appassiona quanto basta nonostante che il
finale risulti ampiamente prevedibile e un po’ strappalacrime (il che, in
fondo, non guasta mai!).
venerdì 4 gennaio 2013
Approvate le norme per scongiurare il "Fiscal Cliff" – Reaganomics addio! (… e senza rimpianti!)
L’approvazione degli atti per evitare
il fiscal cliff, il baratro fiscale, che impongono negli USA un aumento della
tassazione per i redditi superiori a 400 mila dollari, sembra un buon inizio per
cominciare, finalmente, a mandare in soffitta le clamorose stupidaggini (per
altro avvalorate da fior di economisti nel corso degli anni!) sulle quali si
basava molta della “Reaganomics”, ideologia economica, imperante fin dagli anni
ottanta del novecento, che partiva dall’assunto che la diminuzione della
tassazione dei redditi più alti giovasse all’economia. Oggi comincia a essere
chiaro (anche se avrebbe dovuto esserlo anche allora) quanto tali affermazioni
fossero prive di senso e si diffondono i segnali di un cambiamento di rotta
(prima il tentativo abortito della Francia, ora gli Usa) che, infine, comincia
a riconoscere quanto queste politiche siano state deleterie nei confronti della
classe media che, anche a seguito di esse, risulta drasticamente diminuita negli anni in termini
percentuali. Finalmente, comincia a essere anche evidente il danno arrecato
alle politiche equitative e di ripartizione dei redditi che, ormai dati alla
mano, nel corso di questi ultimi trent’anni mostrano una costante tendenza
verso un’intollerabile polarizzazione della ricchezza. Di tutto ciò è
ovviamente responsabile in grande parte lo stesso ceto medio che politicamente continua a presentarsi in ordine sparso, ma che come regola generale, sembra
costantemente incapace di vigilare e tutelare i propri interessi, così
arroccato su posizioni tendenzialmente conservatrici e così propenso a farsi ammaliare da
leader chiaramente demagogici. Solo la pesante crisi, infatti, ha finalmente
smosso un po’ le acque, ma è comunque un po’ paradossale come il cambio di
rotta sia stato più determinato dall’alto e, probabilmente, vissuto come un
male necessario, che effettivamente trainato dal basso, da un ceto sociale che,
almeno in Italia, appare storicamente e cronicamente manipolabile e passivo.
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